Oggi ne ho viste e sentite di tutti i colori. Sapete già a cosa mi riferisco: essendo il 10 settembre non posso che parlare del
Large Hadron Collider. Penso che oggi siano state le parole più pronunciate al mondo dagli scienziati ed effettivamente con molta ragione. Primo, perché ci sono voluti 16 anni per costruirlo. Secondo, perché è la macchina più grande costruita dall'umanità. Terzo, perché fornirà – si spera – risposte importanti sulla nostra natura. Insomma, oggi è stato un grande giorno per l'uomo, una grande conquista.
Dall'altra parte della barricata c'è chi, come Stephen Hawking, si augura il fallimento degli esperimenti al LHC per quanto riguarda la ricerca del bosone di Higgs. L'astrofisico inglese auspica, invece, la scoperta delle particelle supersimmetriche. In ogni caso, qualcosa verrà fuori.
Ma c'è anche un altro motivo per cui la notizia dell'accensione del LHC era in tutti i telegiornali e siti internet: la tanto presunta e blasonata creazione di buchi neri distruttivi. Già lo dicevamo con Filippo qualche giorno fa: assolutamente impossibile - e se non ci credete
guardate qui. Non riesco a capire come sia venuta fuori questa notizia. Forse è stato quell'episodio in cui il CERN era stato messo sotto “inchiesta” perché secondo due personaggi ignoti l'enorme energia prodotta avrebbe creato ed ampliato un buco nero che avrebbe inghiottito Ginevra, il lago, la Svizzera, l'Europa e il mondo intero. Baggianate, ovviamente.
Ma è chiaro che queste cose interessano molto l'opinione pubblica, come infatti ho notato oggi quando, chiacchierando con delle persone non-fisiche, mi è stata rivolta la domanda: “Ma cos'è sta storia dei buchi neri e del Big Bang?” Oppure: “Ma cosa sarebbe questo LHC? Ma davvero distruggerà la Terra?” Insomma, cose così. Questo, ovviamente, è stato anche confermato poi, in serata, dai servizi dei telegiornali, che hanno parlato di questo ed altro, fornendo anche informazioni sbagliate e del tutto insensate. Ad esempio, ho visto il TG2 della sera e il suo servizio sul CERN: verso la fine, la giornalista ha detto che LHC permetterà di individuare la materia oscura, un tipo di materia sconosciuta composta da particelle con carica negativa. Allora, se le cose non le sai, o le sai male, non dirle. Perché se uno è abbastanza intelligente capisce che se la materia oscura non è conosciuta, non puoi dire che sono “particelle con carica negativa”. Ovviamente ella voleva riferirsi all'antimateria, ma tutti sanno che non è la materia oscura. E poi l'antimateria non sono solo particelle con carica negativa.
Insomma, se fino a poco tempo fa l'impressione era che si stava andando verso un'informazione cosiddetta di
science fiction, adesso con LHC quell'impressione è divenuta realtà. Certo, per attirare il grande pubblico è più che ottima come divulgazione, ma non è forse il modo giusto. Infatti, se da un lato molta gente si avvicina, anche solo temporaneamente, a queste cose, dall'altro la disinformazione resta ed anzi viene peggiorata la cultura generale di una persona – anche se in un modo molto debole – come dimostrato dal servizio del TG2.
D'altra parte, lo capisco anche io che parlare di rottura spontanea di simmetria, teoria quantistica dei campi e chi più ne ha più ne metta, sia fonte di noia e, molto probabilmente, gli spettatori cambiano canale.
In rete le cose cambiano un po', ma non molto. Sui siti dei maggiori quotidiani, si fa sempre riferimento al “pericolo scampato” del buco nero ed al Big Bang ricreato. Quando mi sono ritrovato a spiegare cosa significa ricreare il Big Bang, ho dovuto in un qual modo smontare quello che i miei interlocutori avevano sentito alla TV, e convincerli che il Big Bang non si può ricreare – per ovvie ragioni, evidentemente – ma che venivano generate energie confrontabili con quelle che c'erano alcuni attimi dopo il Big Bang. Inutile dirvi lo stupore negli occhi dei miei interlocutori. Ho dovuto anche cimentarmi nell'impresa di spiegare l'utilità dell'esperimento. Quando ho detto che le sue applicazioni nel mondo “reale” probabilmente non ci saranno – la domanda era “ma con questo esperimento posso dimenticarmi della benzina?, per dire “siccome è una cosa talmente grossa, sicuramente si scoprirà qualcosa di grosso” –, lo stupore iniziale era divenuto delusione. Sì, applicazioni di collisioni di protoni ad alta energia ne vedo poche. Forse la tecnologia utilizzata può avere applicazioni, certamente, ma non le scoperte che si faranno.
“E allora a cosa serve tutto questo?”
La risposta è molto semplice. Vedete, amici non-fisici, ci sono domande la cui risposta è più importante di molte altre cose. Una di queste domande è “perché?” Perché il mondo è così? Perché l'Universo è così? Insomma, perché? In tutti questi millenni, l'umanità non ha fatto altro che porsi queste domande e ognuno, a modo suo, ha dato il suo contributo: da Archimede a Leonardo, da Galileo a Newton, da Einstein a Dirac, solo per citarne alcuni. Il frutto di tutti questi contributi, vecchi di centinaia di anni, è stata la teoria attuale del Modello Standard (sia delle particelle elementari che del Big Bang). E grazie a teorie quali la Relatività o la Meccanica Quantistica o l'Elettromagnetismo siamo stati in grado di avvicinarsi sempre di più al cuore del problema. Ma sono nate delle difficoltà: il bosone di Higgs, dimensioni extra, gravità quantistica, supersimmetria. Risolvere questi ed altri problemi ci porterà ad un livello di conoscenza superiore. E questo, a mio avviso, è inappagabile.
Insomma, posso finire così:
Un litro di benzina costa 1,4 euro. Sapere da dove veniamo, non ha prezzo. Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto questo c'è LHC.