lunedì 9 luglio 2007

Ricordi di Berlino - Episode 3

L'altro ricordo alquanto vivo riguarda, al solito, noi tre e la Elena. Siamo a cena nella mensa dell'ostello. Noi tre sediamo su un tavolo in fondo a destra, mentre le altre compagne sono disposte su altri tavoli. La disposizione non la ricordo, ma deve essere stata associata con i gruppetti che si stavano formando (e che si erano già formati). Il menu per la cena era abbastanza sopportabile: quella sera c'era una minestra, forse del gulash, ma comunque una roba liquida, tipo zuppa, o minestrone, ma senza pasta, beh avete capito. Gio chiede il pepe e ne mette una quantità spropositata nel piatto. Io dico che secondo me gli fa male ma lui non mi sta a sentire e continua ad aggiungere pepe. Fatto sta che mentre stiamo mangiando questa zuppa, Gio (o forse Jack, non ricordo), dice "oh, non girarti". Io, ovviamente, mi giro: ad una distanza di circa 5 centimetri dal mio naso c'è il sederino adorabile della Elena. Sì, perchè dovete sapere che questa Elena aveva il più bel fondoschiena che si possa immaginare. Veramente una bella ragazza: bionda, bel viso, occhi azzurri, non molto alta. E questo particolare che faceva impazzire noi maschi della IV LA. Ricordo che un giorno, camminando per strada, la prof di inglese le chiese come mai aveva i jeans consumati proprio sulle natiche, voleva sapere se erano fatti così oppure erano davvero consumati. La Elena rispose che, poveretta, lei aveva il "culo sporgente" e le si consumavano sempre i pantaloni. Che disdetta, pensammo noi. Comunque quella sera si era messa a parlare con una sua amica, appoggiandosi con i gomiti sul loro tavolo, proprio di fianco al nostro. Immaginate la posizione per favore. Ecco, quindi potete capire la nostra reazione: ci va per traverso la zuppa bollente e quasi soffochiamo, ma ridiamo, e qualcuno dice alla Elena di alzarsi da quella posizione perché lei, poveretta, non si era accorta. Noi ci diamo una grossa pacca sulla fronte perché, diavolo, è un gran peccato, proprio un gran peccato. In tutti i sensi.

Ora, invece, siamo a Potsdam: stiamo camminando per la strada principale del paese e mangiamo un kebab. A Jack non piace l'insalata così se lo prende solo con la carne. Lo stesso faccio io. Diavolo, è terribilmente piccante. Ricordo che è stato proprio a Berlino ch sono venuto a conoscenza dell'esistenza di questa pietanza e da allora non ho più potuto farne a meno. Comunque l'episodio è un altro. Insomma, stiamo camminando per questa via quando vediamo un'insegna: non so di che negozio di tratti ma l'insegna è piuttosto ingannevole. C'è una gigantesca mano dorata che è rivolta verso l'alto. Sembra quasi che stia dando una grossa palpata al fondoschiena della nostra amica. Così ridiamo e battezziamo quell'insegna come "La Mano Sacra". Lì vicino c'è anche un'altra insegna, a forma di pesce dorato e anche lui è il "Pesce Sacro", per motivi che non ho ben capito.

Un pomeriggio la Mirna chiede alle professoresse se io e Jack possiamo andare con lei. In pratica dovevamo farle da facchini: andare a casa sua, prendere le valigie e portarle da un'altra parte. In particolare da un suo amico che quella sera aveva invitato a cena tutta la classe. Quindi ci separiamo dal resto della banda lasciando il povero Gio in balia delle nostre compagne, se così si può dire. Così andiamo a casa della Nappa, preleviamo le valigie e ci dirigiamo verso la meta della sera. Sto suo amico abita davvero fuori dal centro e ci mettiamo un sacco di tempo per arrivare da lui, tra metro e autobus. Prima di passare a casa della Nappa però siamo andati, io e Jack, a vedere l'enorme Alexander Platz e siamo entrati in un negozio di dischi dove io ho comperato un cd dei Five (sì, lo so, una merda. Ma a quell'epoca andavano forte e io l'ho comperato in vista del festino che avevamo in programma in camera nostra l'ultima sera. Perché le ragazze gradivano i Five. Ma, ahimè, questo farà parte di un altro triste ricordo) mentre Jack un cd degli Slayer. Ricordo che nel booklet c'era un testo composto da qualche frase e alla fine una scritta recitava [noise]. Quindi siamo andati a questa festa da questo tipo. Le nostre care compagne avevano fatto in tempo a passare in ostello e farsi fighe per l'occasione, invece io e Jack siamo sudici ma non ci importa e prendiamo posto ad una tavolata. Mangiamo affamati le pietanze che ci vengono somministrate e beviamo una considerevole quantità di birra e vino. Alla fine della cena Jack, forse un po' alticcio non so, vede la nostra professoressa di tedesco parlare con un altro tizio mai visto prima ed esclama "ciò, trescon che nasse!" [toh, guarda! Una tresca che nasce!] e tutti ridiamo. Poi mi affaccio dentro la casa e trovo il padrone di casa che intrattiene le nostre compagne con qualche strumento, forse una chitarra, e tutti mangiano pasticcini, compresa la prof di inglese che ne ha uno in bocca e due in mano. Gio non so cosa stia facendo e lo cerco. Trovo però Jack, la Elena, la Chiara e la Veronica. Non so come abbia fatto, ma Jack ha in mano una bottiglia da qualche litro di vino e ci sediamo sui gradini che danno sul giardino. Non so come mai ma abbiamo entrambi un umore pessimo e frugando nelle tasche trovo un centesimo di marco che avevo trovato in terra quel pomeriggio. La Nappa mi aveva detto che mi avrebbe portato fortuna. Putroppo non ho notato miglioramenti così, con la bottiglia in una mano e il nichelino nell'altra, getto la moneta gridando qualcosa come "fanculo la fortuna". Jack si trova d'accordo e quindi gli passo la bozza. Gio ancora non si vede. Finisce la festa e torniamo tutti in ostello. Prendiamo un autobus, uno di quelli che fanno il giro notturno, mi accomodo stravaccato sui sedili dietro. Lì vicino si siede anche la Elena e penso che, diavolo, è proprio bella e mi addormento. Mi sveglio che ancora siamo in bus ma siamo quasi arrivati, per fortuna.

4 commenti:

Giovanni ha detto...

Con la Elena mi sembra di essere stato io ad avvisarvi, cmq io mi sono trattenuto più di voi due, che eravate presi veramente male! Avete rischiato l’infarto da soffocamento da minestra quella volta.
A parte il mitico kebab, che ordinavo con tutto, tranne la salsa piccante, ho un ricordo nitido della “pizza americana”. Un pacco tremendo! Si trattava di una specie di pizza del diametro di 5 cm e alta 15 cm! Ricordo poi della Ramona in ostello e del tipo messicano, mio compagno di scorribande notturne nella camere delle ragazze. Della festa a casa dell’amico di Mirna non ricordo molto, solo che ero sempre in giro per tutta la casa. Mitica gita cmq, la cui colonna sonora, per me, fu “If you believe” di Sasha.

Deezzle ha detto...

Ah, ecco dov'eri quella sera.
PS: sono appena tornato in possesso del mio vecchio PC. Sembra funzionare, ma la ventola del processore (quella vecchia) continua ad andare a manetta. Boh. Il problema, mi hanno detto, era la scheda video. Me l'hanno sostituita con una equivalente (tal ATI 9250). Staremo a vedere.

JaCk ha detto...

io mi ricordo che in casa dell' amico della Mirna c'era un via vai in cesso... vi ricordate? x il reso vuoto assoluto!!! :-| solo culo dell'Elena e la Francesca che chiese, a me o a Giò, di sentire con l'atro auricolare Sasha e mi fece scoprire "The unforgiven II"

Giovanni ha detto...

Non mi ricordo questa cosa. Ma tutti andavano in bagno per fare cosa?