lunedì 18 gennaio 2010

Come ottenere.../3: ultimo post

Esposizione
L’esposizione è una delle cose più rognose della fotografia digitale. Gli esposimetri delle macchine sono costruiti in modo tale che il punto più chiaro (bianco) della foto venga ricondotto ad un grigio al 18%. Il risultato? Ad esempio nelle foto scattate con la neve, vedrete la neve grigia e non bianca. Ora, si potrebbe parlare per ore dell’esposizione, ma per adesso mi limiterò a qualche consiglio base. La vostra fotocamera dovrebbe disporre, oltre alle varie modalità di misurazione dell’esposizione, anche della funzione del blocco dell’esposizione (funzione talvolta chiamata AEL, auto exposure lock). Questa è una funzione molto utile. Ad esempio: se la vostra fotocamera lo permette, impostate la lettura dell’esposizione su “spot”. Questo significa che la macchina misura la quantità di luce solo nella zona centrale del fotogramma. A questo punto, supponete di dover riprendere un soggetto troppo chiaro, come ad esempio un paesaggio con la neve. Quello che si fa in questi casi è di puntare la fotocamera verso la neve e premere a metà il pulsante di scatto: qui la macchina calcola i valori di diaframma e tempo per avere una esposizione corretta. In effetti non è corretta: abbiamo visto che in questo modo la macchina tende a riportare il bianco della neve al grigio neutro. Allora, quello che dovete fare è: tenendo sempre premuto a metà il pulsante di scatto, bloccate l’esposizione e compensate l’esposizione di +1 E/V o anche di più. Ora ricomponente l’inquadratura e premete tutto il pulsante di scatto. Dovreste avere una foto con la neve bianca ed esposta correttamente. Un modo per vedere se la foto è esposta correttamente è di controllare l’istogramma. Praticamente tutte le fotocamere permettono questo tipo di visualizzazione e la foto è ben esposta se l’istogramma occupa tutta la gamma tonale. Se è spostato verso sinistra, significa che ci sono troppi toni scuri, ovvero che la foto è sottoesposta. Il contrario se è spostato verso destra. Nella fotografia digitale, a differenza della analogica, è cosa buona e giusta scattare “esponendo a destra”, ovvero sovraesporre leggermente, in modo tale da recuperare le informazioni dalle parti scure. (Questo è dovuto al fatto che con la pellicola valeva il detto “esponi per le luci e sviluppa per le ombre” (praticamente si sottoesponeva in fase di scatto e si sovra-sviluppava in camera oscura), ma nel digitale non c’è lo sviluppo - almeno non quello delle pellicole!)

Bilanciamento del bianco (WB)
La funzione auto-WB (AWB) nella maggior parte dei casi fornisce risultati abbastanza fedeli, eccezion fatta per le foto notturne e alcune foto scattate in condizioni di luce particolari. In ogni caso, servitevi pure delle modalità pre-impostate per il WB: se c’è il sole impostate il WB su Luce diurna, se è nuvoloso su Nuvoloso eccetera. Se volete avere un controllo maggiore, alcune fotocamere permettono una regolazione fine del WB, ovvero vi permettono di agire sui singoli canali RGB e modificare la quantità di R, di G e di B singolarmente. Ma se volete davvero avere un WB perfetto, dovete munirvi di un foglio bianco neutro (gli A4 in genere vanno bene, ma non sono neutri al 100%) e impostare manualmente il WB. Per farlo il metodo dovrebbe essere questo: scattate una foto al foglio, facendo attenzione ad inquadrare solo il foglio e impostate il WB su “Personalizzato”. La macchina vi chiederà di dire quale foto usare per il WB e voi le direte di usare quella del foglio! Inutile dire che questa procedura deve essere fatta ogni qualvolta la luce cambia. Un trucco che funziona il più delle volte e che mi ha salvato in diverse situazioni è quello di usare come riferimento per il WB... l’asfalto! Infatti alla macchina basta avere un colore neutro di riferimento, che sia bianco poco importa. Molto spesso l’asfalto ha un colore che si avvicina molto al grigio neutro e quindi potete usarlo come WB di riferimento, soprattutto per le foto in notturna!

Scatta sempre in M!
Infine, scattate sempre - o il più spesso possibile - in manuale. Avrete così il controllo completo delle funzioni e delle personalizzazioni. Ripeto, la completa padronanza della macchina avviene dopo una lettura approfondita del manuale, di varie prove e di tante foto sul campo. Ogni volta che iniziate a scattare, ricordatevi di controllare le impostazioni della macchina, come ad esempio la sensibilità ISO, la compensazione dell’esposizione e il WB. Altrimenti va a finire che vi trovate con foto rumorose (ISO alti), sovraesposte (compensazione su +1, 2 E/V) e blu (WB su tungsteno)! Sembra anche questo banale, ma recentemente mi è capitato di dover cestinare un’intera sessione perché mi ero dimenticato gli ISO a 400!

E la post produzione?
Beh, anche sulla post produzione (PP) si potrebbe discutere a lungo. C’è chi la fa, chi non vuole saperne, chi la fa ma solo per correggere i difetti della foto o chi la fa e sconvolge l’intera foto (ad esempio con HDR spinti o chissà quali altre diavolerie). Per quanto mi riguarda, ritengo che un minimo di PP ci voglia. Nell’analogico c’era lo sviluppo in camera oscura; con il digitale c’è la “camera chiara”, indispensabile per chi scatta usando il formato grezzo RAW - le compatte in teoria non dovrebbero avere questa possibilità. In ogni caso, il mio concetto di PP è quello di correggere quegli errori che inevitabilmente la macchina (o il fotografo) commette. Ecco alcuni esempi di regolazioni che potete fare una volta a casa con i vostri JPEGs e programmi di foto-elaborazione gratuiti come GIMP:
  • aumentare il contrasto (che si può fare agendo sui livelli o sulle curve, creando una curva ad “S”);
  • regolare la tonalità, ovvero eliminare fastidiose dominanti (quelle più comuni sono l’azzurro nelle foto con il sole d’estate e il rosso nelle foto in notturna);
  • regolare la saturazione, ovvero saturare un po’ i colori senza esagerare, ovviamente;
  • aumentare la nitidezza con gli strumenti forniti dal software, in particolare, se presente, applicare una maschera di contrasto;
  • raddrizzare l’orizzonte o, in mancanza di esso, guardare le linee verticali e verificare che siano effettivamente verticali. Per fare ciò in fase di scatto, molti treppiedi dispongono di una livella a bolla, oppure vendono delle livelle a bolla da mettere sulla slitta del flash - ovviamente la vostra compatta deve disporre della slitta del flash!
  • aggiustare l’esposizione, ovvero portare l’istogramma in modo tale che occupi tutta la gamma tonale, quindi agire sui livelli e tagliare quelle tonalità che non sono toccate dall’istogramma.

Ecco questi sono solo alcuni consigli che mi sono venuti in mente e spero vi siano stati utili. Non sono post con la pretesa di “insegnare”, ci mancherebbe. Sono solo alcune osservazioni scaturite dalla mia piccolissima esperienza e che volevo condividere con voi! Se quindi ho tralasciato qualcosa - molto probabile - fatelo pure presente. In ogni caso, buon divertimento ma soprattutto... buona luce!

°°°

Come da titolo, questo sarà l’ultimo post. Questo blog chiude i battenti. Non so se mi mancherà, ma è una scelta che sento di dover prendere. Probabilmente tornerò, non so quando, non so come, ma di sicuro non qui. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato in questi (quasi) tre anni con commenti, spunti, riflessioni e quant’altro e hanno contribuito a renderlo un bel blog. Spero di non avervi annoiati troppo e spero anche che alcune cose che ho scritte vi possano essere utili.
Arriverderci amici miei,
Marco

lunedì 11 gennaio 2010

Come ottenere ottime foto con una compatta digitale/2

In questa seconda parte vedremo alcuni trucchi per tirare fuori il meglio dalle fotocamere compatte. Prima di iniziare a scattare, però, è necessario fare due cose. La prima: documentarsi un minimo sulla tecnica fotografica, ovvero leggersi qualche articolino che riguarda esposizione, ISO, lunghezza focale, diaframma, tempo di scatto, WB e tutte quelle informazioni utili allo scatto. Non dico di studiarsi i manuali di fotografia, ma almeno farsi le basi della tecnica. Così, poi, potrete approcciarvi più agilmente alla seconda fase: conoscere la fotocamera. Sebbene questo molte volte possa sembrare scontato, conoscere a fondo la propria compattina è estremamente importante. Oltre a sapere le varie voci del menu, per poter utilizzare al meglio tutte le funzioni in fase di scatto è necessario anche saper come funziona la macchina nelle diverse condizioni di luce. Provate, ad esempio, a scattare una stessa foto ma variando:
  • ISO;
  • WB;
  • punti AF;
  • compensazione esposizione;
  • parametri vari che dipendono dalla macchina.
In questo modo, dopo qualche noiosa ma indispensabile prova, saprete esattamente come si comporta la macchina e non avrete brutte sorprese quando andrete a scattare sul serio.
Ed ora passiamo a qualche consiglio pratico. Come detto nel post precedente, queste considerazioni valgono soprattutto nel caso di foto di paesaggi, o comunque foto effettuate con la luce del sole.

Profondità di campo
La profondità di campo (DoF, Depth of Field) è un fattore molto importante nella fotografia di paesaggio. A differenza del ritratto, dove la DoF è piuttosto bassa, nei paesaggi essa deve essere adeguata alla composizione. Ad esempio, se inquadrate un paesaggio montano con una roccia in primissimo piano, il prato e le montagne sullo sfondo, avrete bisogno di una DoF tale che sia la roccia sia le montagne siano a fuoco. Per fare questo bisogna chiudere il diaframma dell’obiettivo. La maggior parte delle compatte non permette questo tipo di regolazione, ma c’è lo stesso un modo per ovviare al problema. Infatti, pur non disponendo della modalità cosiddetta Av (Aperture value), quasi tutte le macchine compatte dovrebbero avere una modalità “Paesaggio”. Badate bene: non dovete ricercare questa modalità tra gli stili foto - questo porterebbe probabilmente ad un diverso WB unito ad un contrasto più elevato e colori un po’ più saturi. No, dovrebbe esserci una vera e propria modalità di scatto denominata “Paesaggio” o “Panorama” o “Landscape” o che so io. In questa modalità la macchina massimizza automaticamente la DoF e il risultato dovrebbe essere una foto con a fuoco sia il primo piano che lo sfondo. Se però disponete della possibilità di chiudere manualmente il diaframma... usatela! Valori adeguati sono rapporti focali maggiori di f/8, anche se questo dipende dalla lunghezza focale utlizzata (con un grandangolo la DoF massima si raggiunge già a f/10, mentre con un tele bisogna chiudere anche più di f/20).

Nitidezza
La nitidezza di una foto è la conseguenza di alcune precauzioni da prendere in fase di scatto.
  1. Primo: usate il più spesso possibile un treppiede. Sembra banale, ma anche la più piccola vibrazione può causare una perdita di nitidezza. Nelle foto in notturna, inoltre, esso è indispensabile. Di treppiedi ce ne sono per tutti gusti e tutte le tasche. Ovviamente più robusto è e più stabile sarà. Ma questo comporta anche un peso ed un ingombro maggiori e le compatte non pesano così tanto da richiedere cavalletti in carbonio. Allora, se mi posso permettere di consigliarvi, lasciate perdere i treppiedi da 15-20€ made in China e cercate della roba buona. Marche consigliate sono Benro e Manfrotto. Di quest’ultima ci sono alcuni modelli economici e adatti alle compatte che costano sui 50€. In alternativa mi sento di consigliarvi l’ottimo e validissimo GorillaPod: un mini treppiede in plastica e gomma con gambe snodabili. Lo potete mettere praticamente ovunque e alle donne sta anche nella borsetta. Un difetto? E’ piccolo, quindi dovete aggrovigliarlo a qualche palo della luce, ad esempio, per portarlo ad un’altezza ragguardevole.
  2. Secondo: unitamente all’uso del treppiede, attivate l’autoscatto. In questo modo eviterete ulteriormente il rischio di vibrazioni e di micro-mosso.
  3. Terzo: messa a fuoco. Mettete a fuoco correttamente il soggetto e usate la modalità “Paesaggio” per massimizzare la DoF (o se la vostra macchina lo permette chiudete il diaframma il più possibile). Consiglio di mettere a fuoco premendo e rilasciando più volte per metà il pulsante di scatto: in questo modo diminuisce il rischio che l’AF faccia cilecca.
  4. Quarto: usate valori ISO il più bassi possibile. Questo vi garantirà un rumore trascurabile. I sensori delle compatte, infatti, essendo più densi rispetto a quelli di una reflex, sono praticamente inutilizzabili oltre ISO 400. Cercate di usare sempre il valore più basso disponibile per la vostra fotocamera (valori probabili sono ISO 64, 80, 100).

Nel prossimo post parleremo di: esposizione, bilanciamento del bianco e post produzione.
Stay tuned...

sabato 9 gennaio 2010

Come ottenere ottime foto con una compatta digitale/1

Seguendo il principio per cui “la foto non la fa la macchina ma il fotografo”, ecco un paio post con qualche consiglio per scattare foto di qualità pur non disponendo di un’attrezzatura da professionisti. In particolare mi riferisco a tutti quelli che, possedendo una digitale compatta, quando vedono le foto al computer esclamano “ecco, che schifo di foto! Se solo avessi una reflex...”. Beh, posso garantirvi che l’avere una reflex non vi salverà dal fare fotografie pessime o di bassa lega. Semmai, il vantaggio di una reflex digitale sta nel fatto che si possono avere a disposizione praticamente tutte le lunghezze focali (disponendo ovviamente degli obiettivi) e che il sensore, avendo una minore densità di pixel, è meno rumoroso (e ovviamente altri vantaggi che non elenco per brevità).
Le compatte di oggi, infatti, permettono una serie di regolazioni fini che forse neanche immaginate. Roba di alto livello, che a volte nemmeno le reflex hanno. Alcuni esempi? Possibilità di cambiare i punti e le modalità dell’auto-focus (AF), bracketing dell’esposizione, compensazione dell’esposizione per il flash, regolazione fine con bracketing del bilanciamento del bianco (WB), selezione della velocità dell’otturatore per esposizioni lunghe, almeno 3 o 4 modalità di calcolo dell’esposizione, e tantissime altre. Per conoscerle a fondo vi consiglio di riesumare il manuale delle istruzioni oppure cercarvelo in internet. In alternativa, spulciate a fondo il menu della vostra fotocamera e sono sicuro che vi stupirete da quante regolazioni sono possibili.
C’è però da dire che, anche disponendo di una macchina super-accessoriata, le foto non necessariamente saranno d’impatto - non voglio imbattermi nella diatriba delle foto belle o foto che piacciono eccetera. Le cose fondamentali, a mio avviso, sono la luce e la composizione. Diciamo che, per quanto riguarda la fotografia paesaggistica (che è il mio genere), possiamo dividere le responsabilità di riuscita in questo modo: 60% luce, 39% composizione e il restante 1% attrezzatura. Troppo estremo? Non credo.
Parliamo di fotografia paesaggistica o più semplicemente di fotografia di viaggio (e cioè tutte quelle situazioni in cui andate in un posto nuovo e portate con voi la fotocamera per immortalare scorci e paesaggi da mostrare poi a parenti e amici). In questo genere fotografico, la luce è l’elemento più importante, a mio avviso ben più importante che in altri generi fotografici. Parliamo della luce del sole, ovviamente. Quindi, la ricerca della luce giusta è un primo passo verso la riuscita di una buona foto. Neanche a dirlo: le ore migliori sono all’alba e nelle prime ore del mattino (diciamo fino alle 10 d’inverno e fino alle 9, anche prima, l’estate) e al tramonto (dalle 18 in poi d’estate e dalle 15 circa in poi d’inverno - diciamo che in inverno anche durante le ore centrali non ci dovrebbero essere grossi problemi). Durante le altre ore diurne non sperate di portare a casa scatti da mostra, soprattutto se la giornata è senza una nuvola: avrete ombre troppo dure e scure, illeggibili, colori saturi e spesso sballati, difficoltà con il WB che porterà a dominanti il più delle volte azzurre, solo per elencare alcuni problemi.
Come seconda cosa entra in ballo la composizione. Supponiamo che vi troviate in un luogo da favola, la luce giusta del tramonto, le nuvole colorate di rosa e un cielo che sfuma dal blu intenso al rosso e poi al giallo nelle vicinanze dell’orizzonte. Qui entra in gioco la composizione, elemento fondamentale e guidato dalla personalità di ognuno (parlerò di questo più avanti, quando avrò raccolto tutte le idee). Qui entra in gioco il fotografo; qui il fotografo ci mette del suo e il risultato sarà diverso a seconda della persona che scatta la foto. Qui entra in gioco, dunque, la personalità e lo stile della persona. E’ un po’ come dire “fammi vedere le foto che fai e ti dirò chi sei”.
Per ultimo, l’attrezzatura. Fidatevi pure che ho visto foto scattate con delle compatte da 100 euro che davano del filo da torcere a foto scattate con attrezzatura da migliaia di euro. Certo, non è che adesso mi metto a fare foto con un cartone e un buco, capite. Le macchine fotografiche e gli obiettivi da migliaia di euro hanno decisamente qualcosa in più rispetto alle compatte eh. Anzi, certe cose si possono fare solo con una certa attrezzatura, molto costosa (mi vengono in mente ad esempio nell’architettura, in cui si usano banchi ottici con fotocamere a medio o grande formato oppure obiettivi decetrabili - i cosiddetti tilt & shift). C’è un motivo, insomma, se alcuni oggettini costano quello che costano. Ma per esigenze amatoriali, e soprattutto per chi vuole fare buone foto pur non spendendo una follia, anche una compatta da 100-150€ può essere uno spunto per avvicinarsi a questa arte.
Nel prossimo post vi parlerò dunque di quest’ultimo punto, ovvero di come ottenere ottime foto con la vostra compatta digitale.
Stay tuned...

mercoledì 16 dicembre 2009

Sul concetto di "bellezza" in fotografia

A parte il fatto che io voglio assolutamente una scimmia (e mi sa che non sono l’unico), volevo riprendere quel discorso sul “fotografabile”. So che non vi interessa, ma chissene: il blog è mio e ci scrivo quello che mi pare.
Dopo un lungo discorso, prevalentemente privo di senso alcuno, sono arrivato a concludere che è possibile associare il concetto di “fotografabile” alla personalità del fotografo. Questo, pensandoci, è fin troppo naturale, se si intende, come ho fatto, che il “fotografabile” sia soggettivo.
Poi, nei commenti al post, è uscito che in ogni fotografia c’è la rappresentazione della realtà così come uno la vede.
Adesso vorrei parlare di quando diciamo “ah, che bella questa foto!”, ovvero della bellezza che noi attribuiamo ad uno scatto. In questi giorni ho avuto l’opportunità di riflettere un po’ su tali argomenti e tutto è scaturito dal fatto che nel forum che frequento sono state postate delle foto che sinceramente non mi dicevano assolutamente niente(*). Naturalmente, per non creare scompiglio nel forum, non ho detto che le foto non mi piacevano - a dire la verità era soltanto una quella che non mi piaceva per niente - e ho tenuto per me le riflessioni che sto per fare. L’episodio è poi proseguito con dei commenti da parte di altri utenti i quali elogiavano (e tanto) questi scatti. Così, dopo aver letto questi commenti, ed aver assistito ad altri episodi del genere, ho riflettuto.
Mi sono detto: allora tu non capisci proprio niente! Beh, per alcuni questo può sembrare senz’altro vero e in effetti costoro non hanno tutti i torti. Ma io sono arrivato ad una conclusione diversa: pensare (e dire) “che bella foto!” è un insieme di cose. La foto può piacere per i colori, per come è stata composta l’inquadratura, per come è stata gestita la luce, per il punto di ripresa o per altri fattori. Quindi, anche a causa della distorsione professionale, io dico che bisogna scomporre quel “che bella” nelle sue componenti.
E’ un po’ come quando si mandano delle foto ad un concorso e la giuria le vota. E’ chiaro che una foto può piacere ad un giurato mentre ad un altro la stessa foto fa schifo. Chi ha ragione? Se il sistema di giudizio di una foto venisse fatto unicamente in base al facebookiano “mi piace”, non se ne verrebbe fuori. Quindi devono esistere per forza dei criteri di giudizio, criteri certamente sia artistici che tecnici; quelli tecnici magari sono più oggettivi (metti che la foto è palesemente sovraesposta, ad esempio) mentre quelli artistici vanno in base alle sensazioni del giurato. Tuttavia, anche facendo intervenire quel meccanismo di scomposizione che ho sopra menzionato, non penso possa esistere un giudizio completamente oggettivo.
Faccio un esempio calzante. Voglio fare il dottorato ad Astronomia a Padova ma ho scritto una tesi di cosmologia teorica. Per come stanno le cose, coloro che hanno una tesi osservativa sono in molti casi facilitati nel partecipare al dottorato, mentre io sarei penalizzato dal fatto che la commissione è prettamente composta da osservativi(**). Così, io posso mandare delle foto di paesaggio ad un concorso, ma se i membri della giuria sono degli specializzati in ritratto, è ovvio che chi invia foto di ritratti è più avvantaggiato rispetto al paesaggista.
Inoltre, anche se la giuria fosse interamente composta da paesaggisti, non è detto che la mia foto venga selezionata o premiata. Perché? E qui ritorniamo al discorso iniziale sul rapporto tra “fotografabile” e fotografo. Ognuno ha una concezione diversa del “fotografabile” e ognuno ha un modo suo di interpretare una foto, anche le più banali. Quindi, lasciando fuori dal discorso il giudizio tecnico, è naturale arrivare alla conclusione che dire “ma che bella questa foto!” non ha senso.


(*) Non chiedetemi di farvi vedere queste foto perché non potrei: per il semplice motivo che per poter vedere le foto del forum bisogna essere registrati!
(**) Non voglio creare o alimentare polemiche. Rispetto il lavoro di tutti.

martedì 8 dicembre 2009

Dedica a Venezia

Sì certo, noi da queste parti non abbiamo le scogliere dell’Irlanda o del Portogallo; non abbiamo le verdi colline e i laghi della Scozia; non abbiamo le Montagne Rocciose del Canada occidentale né gli infiniti spazi aperti dei parchi statunitensi; non abbiamo i deserti dell’Africa e le foreste pluviali del Brasile; non abbiamo i geyser dell’Islanda e i ghiacci della Groenlandia.

Noi qui abbiamo Venezia, affollata di turisti, trasformata ahimè in un parco di divertimenti. Ma lontano dalle luci, lontano dai turisti, da solo, mi sono ritrovato a contemplare un tramonto meraviglioso. La luce rosata della sera, appena dopo che il sole è sceso sotto l'orizzonte, ha tinto di rosa la nostra Venezia. Questo è uno scatto dedicato a chi Venezia la ama. A chi sa che, sebbene fotografata migliaia di volte al giorno, questa città sa ancora emozionare. Questo è uno scatto dedicato a Venezia. Che non mi stancherò mai di fotografare.



Venezia in rosa

venerdì 4 dicembre 2009

Usa E Getta - NEW SHIT!!!

Eccoci qui. Finalmente un nuovo pezzo. Questa volta è proprio tutto nuovo. Lasciate che vi spieghi.
Prima cosa la base. Sono piuttosto contento di come è venuta, è una delle basi più complicate che abbia mai fatto. In totale sono 15 tracce, una per ogni strumento. Solo per la batteria ce ne sono 5. Poi c’è anche da dire che la batteria l’ho cambiata in corsa, in quanto mi sono arrivati giusto l’altro giorno diversi gigabytes di suoni, soprattutto nuove drum machines molto grasse. Ma la novità principale sta nel fatto che ho scoperto diverse funzionalità di questo splendido Garageband. La prima è che si possono allineare le note quando si suona, così non c’è pericolo di andare fuori tempo. Questo è molto comodo per la batteria, come si può facilmente immaginare. Poi ho modificato praticamente tutti gli strumenti di base usando tutte le regolazioni possibili: ci sono moltissimi sintetizzatori personalizzabili con dei suoni grassissimi (non sono il Mini Moog, ma gli assomigliano), filtri illimitati e un sacco di cose che non saprei neanche descrivere.
Lo stile del beat è una base tipica del westcoast-gangsta-rap, per intenderci quelle che fa Dr. Dre. Ci sono state delle difficoltà piuttosto antipatiche scaturite dal fatto che non ho una tastiera MIDI e quindi ho dovuto creare tracce diverse per ottave diverse. Ma alla fine penso sia venuta carina. Comunque questo è solo un primo passo: con le nuove so-so fat drums e i nuovi synth, i beat grassi suoneranno veramente... grassi.

Anche per quanto riguarda la parte di voce ci sono novità. Nel ritornello (il punto debole del pezzo, una vera schifezza) ho messo un paio di effetti di modulazione di voce, uniti ad un’altra traccia con una frequenza diversa ma a basso volume. Probabilmente vi farà schifo. Ma a me no.
Il testo... beh... ascoltate!

L’ultima novità riguarda l’upload: l’ho messa sul mio sito a questo indirizzo. Sì, il file è uno zip perché contiene il pezzo completo e la versione strumentale. Qui però ho un commento da fare: purtroppo non capisco il perché ma la qualità è leggermente inferiore a quella originale. Soprattutto del basso che sembra che distorce. Vi posso assicurare che non è così. E sì che l’ho mixata usando la massima qualità. Anzi, anche qui c’è una novità. Le altre volte esportavo tutto direttamente in mp3 e i file erano di circa 3/4 Mb. Sta volta ho esportato senza compressione e poi ho convertito in mp3, ottenendo file di 7 Mb. Eppure qualcosa tende a tagliare le frequenze più basse.

Boh. In ogni caso Deezzle è di nuovo nella casa.

martedì 1 dicembre 2009

Fotografica 2009

Dunque, credo che l’altro blog non lo aggiornerò più. Già faccio fatica con questo, figurarsi averne due.

Sabato mattina mi sono alzato alle 6 (saranno stati otto anni che non mi svegliavo così presto il sabato), ho preso un Eurostar e sono andato a Milano. C’era Fotografica 2009: una serie di iniziative sponsorizzate da Canon che riguardavano in primis la fotografia ma anche qualcosa di video. Quindi c’erano diverse cose interessanti da vedere: oltre a qualche mostra, c’erano seminari, workshop, lezioni didattiche, letture di portfolio e altre cose. Tra le quali, uno spazio - l’Info Point - dedicato alla prova di attrezzatura Canon (praticamente disponibile tutto il catalogo delle macchine reflex e obiettivi, perfino l’800mm) e una sala dove ogni due ore si svolgeva una lezione tecnica da parte di un fotografo e prove sul campo di foto shooting. Lasciando un documento si poteva provare tutta l’attrezzatura che si voleva: bastava inserire la propria scheda di memoria sul corpo macchina scelto e via a scattare.
Nell’Info Point, come ho detto, si potevano provare tutto il parco ottiche e macchine. Non potevo non approfittarne, quindi ho provato sulla mia vecchia 350D le seguenti ottiche:
Dei tre, quello che mi ha impressionato maggiormente è stato il primo: uno stabilizzatore straordinario mi ha permesso di scattare a mano libera a 1/50 di secondo senza problemi. Straordinario. E poi la qualità dell’ottica è veramente impareggiabile. Il prezzo però potrebbe essere un problema: viene sui 1000€ (1200€ di listino).
Poi ho potuto provare la nuova EOS 1D Mark IV, che è stata presentata qualche settimana fa ma non è ancora in vendita. Il prezzo dovrebbe aggirarsi attorno ai 4500/5000€ e purtroppo non mi hanno permesso di inserire la mia scheda. L’obiettivo davanti era un EF 24-105mm f/4 L IS USM. Questa macchina è sensazionale perché è la top di gamma per quanto riguarda la raffica: riesci infatti a scattare 10 foto al secondo alla massima qualità. Una vera mitraglia. Incredibile la sensazione di averla in mano e sentire questo mostro sparare all’impazzata. In ogni caso ha anche un nuovo sistema AF, mi sembra con 45 punti di messa a fuoco.

Poi mi sono spostato nell’area shooting. Avevo in mente di farmi dare una 1Ds Mark III (per la cronaca, 8000€ solo il corpo macchina) o in alternativa una 5D Mark II. Purtroppo non ne avevano disponibili, così ho optato per la nuova 7D (che sono comunque 1800€) con un 24-105mm (quello di prima). Tuttavia, dopo qualche scatto, questa lente non mia particolarmente colpito (e si che siamo sui 1000€) e l’ho cambiata con il mio preferito: il 100mm f/2.8L Macro (quello di prima). Anche perché sapevo che poi sarebbe entrata una modella, quindi un bel fisso con una apertura decente era quello che faceva al caso mio. Ricapitolando, al momento dello scatto avevo per le mani circa 3000€ di roba. Fortunatamente non mi è caduto niente.
L’impressione che ho avuto della 7D (sensore APS-C da 18 megapixel) è di una macchina estremamente valida. Raffica veloce (siamo sulle 8 foto al secondo), AF estremamente preciso (è un nuovo sistema AF che monteranno tutte le altre EOS in futuro), costruzione robusta e, la cosa che mi ha impressionato di più, una facilità d’uso impressionante. Certo, a uno come me, abituato ai comandi sempliciotti della 350D, ci è voluto un po’ per capire come regolare le impostazioni di base. Ma una volta capito questo, tutti i pulsanti più importanti sono a portata di mano e non serve neanche togliere l’occhio dal mirino per poter cambiare le impostazioni di scatto.
Di contro, il sensore così denso di pixel (le dimensioni totali del sensore sono uguali a quelle del mio CMOS da 8 megapixel), richiede una qualità superiore delle lenti. I difetti, come ad esempio aberrazioni cromatiche, vengono amplificati in quanto prendono molti più pixel e quindi sono più visibili nelle foto. Ecco perché si raccomanda l’uso di lenti di serie L per questo genere di macchine.
Un altro difetto può essere quello della dimensione dei file: su una scheda da 2 GB ci stanno poco meno di 80 foto. I file RAW a dimensione massima (14 bit) occupano circa 22/23 MB ciascuno. Quindi serve molto spazio e molte schede (oppure schede molto capienti).
Ma le dimensioni elevate dei file sfornati dalla 7D trovano giustificazione nella qualità: la risoluzione elevata permette di ritagliare la foto praticamente senza perdita di dettaglio. Inoltre, il doppio processore Digic 4 fa sì che il rumore sia assolutamente contenuto fino a ISO 1600, il che non è da poco. Io ho usato la sensibilità tra ISO 400 e ISO 640 e devo dire che la pulizia dei file è straordinaria, come non mi sarei aspettato da un sensore così denso.

In finale, penso che la 7D - criticatissima, non so perché - sia veramente una grande macchina. Un deciso passo in avanti per quanto riguarda la tecnologia utilizzata (se andate a vedervi le specifiche tecniche qui, c’è un elenco che non finisce più) ad un prezzo competitivo, visto che con una buona offerta la si può portare a casa anche per 1600€.

Tuttavia, se dovessi scegliere una DSLR oggi, e avessi il budget sufficiente, sceglierei senza ombra di dubbio la 5D Mark II: è una full-frame (cioè il sensore corrisponde al 35mm della pellicola) da 21 megapixel, ma le dimensioni maggiori del sensore garantiscono una densità sufficientemente bassa da poter essere utilizzato tranquillamente fino a ISO 3200. Il corredo che mi farei? Datemi almeno 10 mila euro e vengo a casa con:

5D Mark II
EF 100mm f/2.8 L IS USM Macro
e magari anche un bel cecentrabile come il TS-E 17mm f/4 L che non sbaglia mai.
Ma ahimè, tutto questo è e rimarrà un sogno.

Ecco le foto.






lunedì 23 novembre 2009

Burano e riflessioni sui concetti di ‘stile’ e ‘fotografabile’

Ho trovato cosa scrivere. Ormai sapete che vi devo sempre aggiornare sui meeting che facciamocon il forum, quindi anche questa volta mi sento in dovere di farlo.
L’appuntamento era per ieri, domenica 22 novembre, alla stazione dei treni di Venezia. Destinazione: Burano. Come ben sappiamo, a Burano c’ero già stato in occasione di un mini-meeting a gennaio (non ho voglia di ripescare il link). Questa volta eravamo più di 10 persone (se “persone” si possono chiamare 11 fotoamatori...) e, a dispetto del brutto tempo, è stata una bella giornata, nel senso che ci siamo divertiti (almeno io). Di foto alla fine non ne ho fatte tantissime, diciamo poco meno di 290 (effettive 220, tante sono doppie), più che altro sono andato per stare in compagnia e scambiare 4 chiacchiere con altri “pazzi”.
Delle foto che ho fatto, ho cercato di concentrarmi sui particolari sta volta, e sui contrasti di colore che ci sono quella splendida isoletta. Sto giro sono riuscito a beccare pure un paio di gatti che la volta precedente mi erano sfuggiti. In ogni caso, di 220 foto penso che se ne salvino al massimo 10. Il resto è roba già vista mille volte.
E qui colgo l’occasione per fare alcune riflessioni sulla fotografia, maturate in questi mesi. Primo, ritengo molto importante, al giorno d’oggi - in cui la fotografia è diventata un fenomeno di massa -, l’aver sviluppato un proprio stile. Soprattutto quando si va in luoghi visti e fotografati da una moltitudine di persone come Burano o Venezia, l’avere un proprio stile, un proprio modo di vedere la realtà, magari azzardando inquadrature decisamente non comuni, beh, tutto questo può aiutare a portare a casa delle fotografie decisamente divertenti e non le solite “cartoline”.
Ovviamente è un pensiero mio, completamente discutibile. Per quanto riguarda lo stile, beh, si potrebbe parlare per ore di questo argomento; sono stati scritti fior fior di libri e spese un sacco di parole. Per quanto mi riguarda, penso di aver trovato in qualche modo il mio stile personale. O meglio, ho notato che non tutto lo trovo fotografabile come molti; tante volte, così come ieri, ci sono delle inquadrature che al momento attirano la mia attenzione, ma subito dopo mi rendo conto che non era quello che avevo in mente. Così inzio a girare come un deficiente attorno al soggetto, cambiando punto di vista di continuo: dall’alto, dal basso, da destra, da sinistra, di lato. Finché non trovo l’inquadratura giusta e scatto. Moltissime volte capita che, nonostante tutti i giri, non c’è il modo, per me, di fotografare quel soggetto. E non perché sia un problema di lenti, di focali o altro. Ma proprio perché, per quello che è il mio modo di vedere, non è “fotografabile”.
Ora, anche qui, sul concetto di cosa sia “fotografabile” e cosa non lo sia, bisognerebbe aprire una parentesi lunghissima. Uno potrebbe pensare che fotografabile sia tutto ciò che attira la nostra attenzione; altri invece potrebbero dire che sia la pura e semplice realtà (quindi diventerebbe tutto fotografabile). Altri ancora potrebbero affermare che fotografabile sia tutto quanto comunichi un messaggio, racconti una storia. E così via.
Io ritengo, ma ripeto che è solo il mio pensiero, che fotografabile è tutto ciò che rispecchia il mio stile e, in accordo con questo, racconti qualcosa di me. Il mio intento, quando premo il pulsante di scatto, non è l’immortalare l’istante perfetto così com’è. Tantomeno raccontare una storia con un singolo fotogramma. Questo penso sia difficilissimo e solo i più grandi fotografi possono e riescono a farlo. No, io quando scatto cerco di metterci la realtà vista attraverso i miei occhi. E questo penso sia in linea con quanto dicevo prima sulle inquadrature. Faccio un esempio pratico. A Burano, così come a Venezia, ci sono tantissimi scorci che oggettivamente sono belli (spero concordiate con me). E anche io, quando li vedo, dico “che belli questi scorci!”. Ma non metto neanche l’occhio nel mirino, perché è, appunto, una visione oggettivamente bella. Poi ci può essere il caso di uno scorcio che oggettivamente non abbia niente di interessante: un campiello chiuso, scuro, con delle case mezze rovinate ed altri elementi oggettivamente poco fotogenici. E in questo contesto potete benissimo vedermi girare a gattoni o camminare con la testa sollevata al cielo oppure, ancora, appoggiato ad un muro in una posizione improponibile e molto scomoda, nel tentativo di catturare in una fotografia una rappresentazione della mia realtà.
Insomma, sono concetti un po’ strani, lo ammetto, ma non so come dirli meglio, ma spero si sia capito il senso. Tutto questo per dire cosa? Che a mio avviso la fotografia è un’arte molto soggettiva. Secondo il mio stile, il mio gusto e la mia personalità, posso dire benissimo che una foto è “oggettivamente bella”, ma che a me non dice assolutamente niente di più di quanto non dice se la guardasse un robot. Invece posso anche dire che questa tal foto mi è piaciuta moltissimo perché effettivamente mi ha comunicato qualcosa. Magari l’autore non ha neanche immaginato che questa foto avrebbe potuto suscitare certe sensazioni. Capite? E così si potrebbe dire che in modo soggettivo la fotografia è tutto ciò che comunica emozioni in base al proprio stile, ovvero in base alla propria personalità.
Si potrebbe quindi associare il concetto di “fotografabile” alla personalità del fotografo. Si potrebbe, appunto. Non lo faccio soltanto perché è tardi, ho sonno e ho già scritto un post lunghissimo, di sicuro il più lungo dell’anno. E siccome non siete più abituati, ho anche messo in grassetto le cose più importanti!
Ovviamente le foto di Burano saranno sull’apposita pagina Flickr. Qui di sotto ecco l’allegra combriccola. Buona notte.



giovedì 19 novembre 2009

Un nuovo eccitantissimo post!

Ve l’avevo promesso ed eccomi qua, sono tornato.
Dunque, di cose da dire non ce ne sono tante, dopo l’ultimo post. Di novità neppure, quindi non so proprio cosa dire. Ah, beh, sì: sono stufo. Ma questo l’ho già detto altre 2 volte e questa, se la matematica non mi inganna, è la terza. Quindi, per non ripetermi una quarta volta, cambierò discorso.
Il punto, tuttavia, è che non so cosa scrivere. Questo è quanto. Di sicuro, quando avrò qualcosa da scrivere, cari miei affezionati lettori, sarete i primi a saperlo.
Vi saluto e vi bacio, ma solo se contraccambiate.

lunedì 16 novembre 2009

Uff. Che stufo che sono. L'avevo già detto mi pare, no?


Due mesi per scrivere una cosa che avevo già scritto. Mi sembra ottimo.

Devo comprarmi una maledetta scimmia.

Tornerò.