giovedì 31 maggio 2007

I pretesti di Dee - IV

Mentre da Ema e nei commenti del post precedente si infervora una discussione sull'effetto Doppler, io ho deciso di concludere quella storia sulle interazioni elettrodeboli, così non se ne parla più. Dunque, eravamo rimasti con le definizioni di processi deboli da correnti cariche e neutre. Avevo detto che quelli da correnti cariche violano massimamente la parità. Vediamo un attimo cosa intendiamo con questa affermazione. La mattina, quando andate in bagno, per controllare se siete ben pettinati vi guardate allo specchio. L'immagine riflessa dallo specchio è (quasi) uguale a voi, quindi questo significa che voi, miei cari amici non-fisici, siete invarianti rispetto a riflessione speculare. Anche in fisica le cose funzionano così: le leggi della meccanica classica non cambiano di sostanza se viene effettuata questa riflessione speculare. Per farla è sufficiente sostituire nelle equazioni una variabile che sia l'opposta di quella originaria, ovvero si "cambia il segno" della variabile. Questa operazione di simmetria va sotto il nome di parità e si indica con (che fantasia, direte voi). Naturalmente esistono anche altri tipi di simmetrie come quella per inversione temporale T e la coniugazione di carica C. La simmetria T è in sostanza come la P: si sostituisce, al posto della variabile temporale t, il suo opposto, -t. In pratica, se una legge descrive il moto con velocità uniforme in una data direzione, essa descrive il moto nella stessa direzione ma all'indietro (nel tempo). So che è un concetto abbastanza delicato, e per questo non insisterò. Quello però di cui voglio occuparmi è dell'altra simmetria, la C. L'operazione di C-simmetria consiste nel trasformare una particella nella sua corrispondente antiparticella, ovvero di invertire i suoi numeri quantici. Ci sarebbero da dire molte cose sui numeri quantici delle particelle e l'effetto che C ha su di loro, ma per il momento basta sapere che l'effetto netto è quello di trasformazione: particella --> antiparticella.
Per quanto ho detto, appare a mio avviso abbastanza chiaro il significato della frase di cui sopra: i processi deboli da corrente carica non sono invarianti per riflessione speculare. Questo significa che se un’interazione debole avviene in una determinata direzione, nella direzione opposta avverrà una interazione diversa, non uguale alla prima. Questo è anche visibile abbastanza chiaramente da questa considerazione. In fisica teorica è usuale servirsi di complicate formule matematiche che siano il più compatte possibile ma che allo stesso tempo descrivano quante più cose possibile. A questo proposito un matematico italiano di qualche secolo fa ha inventato un metodo con il quale, da una apparentemente semplice relazione, si possono ricavare importanti informazioni quali ad esempio le leggi del moto e, per quanto riguarda i nostri scopi, le leggi che governano un’interazione. Tale mirabile formula è l’equazione di Lagrange: i più pignoli mi diranno che in realtà dovevo scrivere equazioni di Lagrange. E’ vero, hanno ragione loro: la formula matematica è una sola ma sta a rappresentare tante equazioni quanti sono i parametri in gioco, essendo tali parametri le coordinate lagrangiane. Ma non addentriamoci in questo. La cosa importante è che esiste una funzione, detta con molta fantasia Lagrangiana del sistema, che incorpora tutte le forme di energia che competono a quel sistema. In poche parole, nella Lagrangiana è contenuto tutto quello che a uno può interessare di quel particolare processo. Anche nel caso delle interazioni tra le particelle c’è la Lagrangiana di interazione, e quella che riguarda i processi deboli è particolarmente interessante. Lasciando stare il come venga fuori la roba che sto per dirvi, perché penso che lo sappiano soltanto un paio di persone al mondo e una di queste è sicuramente Weinberg, vi dico che questa Lagrangiana contiene la somma di due contributi che vanno applicati alla funzione d’onda opportuna (vi ricordate la storia della funzione d’onda?). Il primo pezzo rappresenta uno stato con parità positiva, o meglio, con chiralità positiva (in sostanza la chiralità è la proiezione dello spin sulla direzione del moto. A dire il vero questa è l’elicità, ma siccome le due solo legate da complesse relazioni e l’effetto è lo stesso, parlerò soltanto di chiralità. Chiralità positiva significa che la particella è destrogira, come ad esempio lo è una vite; chiralità negativa significa che la particella è levogira, in pratica una vite che gira al contrario) e viene applicato alla funzione d’onda delle antiparticelle (o, se volete, all’antifunzione d’onda delle particelle). Il secondo pezzo ha chiralità negativa e viene applicato alla funzione d’onda delle particelle. Quando dunque si vanno a fare i calcoli con questa Lagrangiana si trova una cosa assai strana (che, casualmente, fa rima): i bosoni W si accoppiano solamente a leptoni levogiri e ad antileptoni destrogiri. Questo effetto è particolarmente importante per i neutrini: non si trovano in natura neutrini destrogiri, e questo è indice del fatto che l’interazione debole ha delle preferenze. Bene, dopo avervi illuminati con queste considerazioni che, mi rendo conto, sono un po’ ostili da digerire, passiamo finalmente all’unificazione delle due interazioni, e qui viene il bello. Ma lo vedremo la prossima volta, ovvero domani.

martedì 29 maggio 2007

Cinque modi per passare inosservati in macelleria

Orbene, ieri l'altro avevo una tremenda voglia di mangiare un panino al prosciutto crudo. Apro la credenza e becco un tozzo di pane quasi fresco e mi precipito davanti al frigorifero per il crudo. Con mia sorpresa noto che non ce n'è: c'è solo qualche fetta di cotto, un paio di etti di formaggio di vario genere, vasetti mezzi vuoti di maionese, ketchup e senape, e tante altre cose che si trovano normalmente nei frighi di quasi tutti. Il prosciutto crudo tuttavia non c'è. Siccome non resisto, decido di andare in macelleria per comprarne un paio di chili. La macellerie dista sì e no trecento metri da casa mia, così vado a piedi. Dopo aver attraversato il parco incontro un vecchio, abbastanza decrepito poverino, che con una fatica inaudita alza la mano quasi come voglia fermarmi.
- Ascolta bel giovine - comincia. - Devi fare una cosa per me.
- Va bene - rispondo. - Ma dipende: di cosa si tratta? - chiedo incuriosito.
- Devi trovare almeno cinque modi per passare inosservato in macelleria. Tanto stai andando là, vero?
- Sì - dico. - E lei come faceva a saperlo? - domando.
- Lascia stare, vecchio. Io so tutto.
- Ma perché dovrei fare questa cosa?
- Tu falla e basta. Non fare domande.
E detto questo se ne va zoppicando. Le parole di quel vecchio ora mi frullano in testa e non ho neanche più fame. Potrei anche ritornarmene a casa, penso. Però il vecchio ha detto di fare questa cosa. Ma non mi ha detto "manco uomo", quindi non sono obbligato. Sorrido, ritenendomi terribilmente scaltro. Tuttavia nel mentre faccio queste considerazioni, raggiungo inconsapevolmente la macelleria. Beh, dato che ci sono...
I modo per passare inosservato in macelleria: devo stare attento a non farmi vedere, o meglio, a non farmi notare. Tutto dipende da come entro in macelleria. Una volta dentro sarà un gioco da ragazzi. Sto un po' fuori e guardo, da dietro una colonna, come la gente entra ed esce dal negozio. C'è chi ha delle borse enormi contenenti la spesa, c'è chi spende cifre enormi, chi entrando dice "salve!", chi invece urla "chi è l'ultimo?", chi non dice niente e prende il biglietto per la fila, e chi non dice niente ma sbatte la porta e tutti si girano a guardare chi è quel pirla che ha sbattuto la porta. Penso che quest'ultimo metodo sia da escludere. Decido di aspettare la vecchia con la più grande borsa della spesa che ci sia. Dopo alcuni minuti di attesa arriva colei che fa per me: una signora di circa 97 anni, tutta china con il naso che a momenti tocca terra, che regge molto precariamente nella mano destra una borsa di plastica dell'Auchan, mentre con l'altra traina un carrello (non quelli del supermercato: il carrello che dico io è una borsa con le ruote) e alle sue spalle c'è un curioso giovane che si sporge fin sulla nuca della vecchia e gesticola e borbotta freneticamente cose incomprensibili. Con una mossa da giaguaro faccio un salto e mi infilo svelto proprio nella borsa-con-le-ruote: sento che la signora 97enne fatica un pochettino con il traino e per questo la esorto simbolicamante. Sento una porta aprirsi, il carrello sobbalza, e la porta si richiude: sono dentro.
II metodo per passare inosservati in macelleria: il problema a questo punto si pone nell'usicre dal carrello della vecchia. Potrei starmene qui fino a che la vecchia non esce e così nessuno mi avrà notato. Tuttavia devo anche comprare il crudo, e non sono sicuro che la vacchia voglia comprare il crudo. Devo trovare assolutamente un modo per uscire. Resto un attimo in ascolto: a quanto pare, nella macelleria siamo rimasti io, la vecchia e il macellaio. Sento la vecchia parlare al macellaio.
- Lello - dice. - Dammi un etto e mezzo di cotto. Quello che costa meno.
- Viene un etto e sette. Lascio o tolgo? - chiede.
- Cazzo - dice la vecchia. - Ormai lascia!
Ma certo! Ho capito chi è il macellaio! Ma è Lello! Tutto risolto allora: mi metto le mani giute sulla bocca a mo' di amplificatore e urlo:
- Lelloh, sei belloh!
A causa delle svariate pareti, le onde sonore provenienti dalla mia bocca vengono riflesse una quantità di volte e fortunatamente sembrano provenire dal retro della bottega. Così, sia la vecchia sia Lello corrono sul retro e io ho tutto il tempo per uscire dal carrello.
III metodo per passare inosservati in macelleria: dopo qualche minuto Lello e la vecchia tornano. Io decido di nascondermi nella cella frigorifera, naturalmente indossando la giacca a vento di Lello che ha lasciato sull'attaccapanni dietro alla cassa. Cerco di origliare dalla porta: la vecchia sta concludendo il suo acquisto e sono entrate altre due signore. Dalla voce non sembrano vecchie. Lello le saluta e prende l'ordinazione. Questa qui sento che gli chiede un mezzo chilo di filetto. Lello risponde che deve andare in cella a vedere se glien'è rimasto qualcuno. Merda, penso. Sta venendo qui. Devo trover un modo per non farmi beccare. Nella cella ci sono alcune carcasse di vacca appese al soffitto. Proprio quando Lello apre la porta, io faccio una gimkana tra i cadaveri e riesco a sgattaiolare fuori della cella. Cerco di non farmi vedere dalle due donne e striscio sotto il bancone. Lello esce sconsolato e aprendo le braccia dice:
- Mi dispiace, l'ho finito.
IV metodo per passare inosservati in macelleria: la signora del filetto se ne va sconsolata, mentre quella che rimane chiede a Lello due etti di crudo. Non ci posso credere: due etti di crudo. Sfortunatamente la mia pancia comincia a brontolare dalla fame e penso che sia meglio sbrigarmi altrimenti qui mi sgamano. Con un'abile mossa, striscio fin dall'altra parte del bancone e aspetto. Finalmente la signora finisce di comprare affettati ed esce dal negozio. Lello si rifugia nel retro bottega dove sta guardando una partita della Juve in differita. Io esco dal bancone.
V metodo per passare inosservati in macelleria: Lello è ancora nel retro. Sento che bestemmia piuttosto vigorosamente. Probabilmente la Juve avrà preso qualche goal da qualche scarsa squadra di serie B. Mi precipito dietro al bancone, prendo la forma di crudo, ne taglio alcune fette, le peso, il prezzo indicato è di 3 euro, apro il portafogli, estraggo una banconota da 5 e la metto sulla cassa di Lello. Incarto alla buona il pacco e mi precipito all'uscita. In quel momento apre la porta Chicco: lo saluto con un cenno del capo e lui mi riponde essenzialmente con lo stesso gesto. Chiudo la porta dietro di me e rido felice. Ho con me due etti scarsi di crudo e nessuno mi ha visto, tranne Chicco. Ma ovviamente non si ricorderà di me.



Dedicato a Sushi John.

Cose da dire

Oggi ho varie cose da dire. Ma vado per ordine, altrimenti faccio confusione.
- Come potrete aver notato, oggi è il 29 maggio. Non che sia successo un granché oggi, ma è il giorno in se che è una sorta di "passaggio". Beh, chi mi segue da quando ho iniziato la mia avventura sui blog, e cioè più di due anni fa, sa che io agli anniversari ci tengo molto. In poche parole l'anno scorso, il 29 maggio, ho scritto questo. In quel post è contenuto il link al post dell'anno prima. Insomma, una cosa che si ripete ogni 29 maggio da due anni a questa parte. Come l'anno scorso, dunque, mi chiedo cosa scriverò il 29 maggio dell'anno prossimo. Purtroppo noto con dispiacere che il vecchio blog non è rimasto in piedi fino a questa data, ma quando ho aperto questo qui non mi sono minimamente pensato al suddetto post. Pazienza.
- Seconda cosa: ci tenevo a farvi sapere che la ventola non me l'hanno aggiustata perché secondo loro il mio processore è talmente vecchio che non producono più ventole. Mi sembra strano. Comunque ho comprato una pasta termoconduttiva da applicare sulla superficie del dissipatore: sono riuscito a smontare il tutto senza rompere niente ma ho avuto una brutta sorpresa. In pratica il chip si è incollato sul dissipatore e non riesco a toglierlo. Siccome avevo paura di rompere tutto (e rompere un microprocessore non è poco) ho deciso di lasciare stare e porterò il PC da qualcuno che lo sappia fare.
- Noto con piacere che vi state sforzando a proporre i titoli del nuovo post e fra poco ne scriverò uno proprio con il titolo scelto da voi. Vi chiedo però di non prendervela se il vostro titolo non è stato scelto: sarà comunque oggetto di qualche altro mio post.

sabato 26 maggio 2007

Cambio ventola

Dato il caldo degli ultimi giorni, ho deciso che oggi pomeriggio (ovvero fra un paio d'ore) porterò il mio super-PC a fargli cambiare la ventola del processore. Infatti ultimamente sta sclerando, nel senso che sta andando al massimo e ancora non riesce a raffreddare al meglio il chip. E anche senza le pareti del case non ottengo risultati mirabili. Avevo pensato di cambiarla da me ma, vista la mia alquanto scarsa propensione ai lavori manuali, ho cambiato idea e lo porterò da chi lo sa fare, o almeno dice di saperlo fare. E già che ci sono gli faccio mettere un po' di quella pasta isolante attorno al processore, in modo da evitare un suo possibile surriscaldamento improvviso. Quindi non so quanto questi si terranno il PC, spero poco, anzi, li inviterò a non soffermarsi sui dettagli e a fare il proprio lavoro nel minor tempo possibile. La morale della favola è che da oggi pomeriggio sarò senza computer e, per postare nuovamente, dovrò utilizzare quello che l'Università mi offre. Dal momento in cui domani non vado all'università, non mi resta che rimandare l'appuntamento a lunedì. Da tenere presente che continuerà comunque la storia de "Caro lettore, l'argomento del prossimo post lo decidi tu!". Quindi non smettete di farvi venire delle idee e ditemi su cosa volete che sia il prossimo post (scritto con i PC dell'Università).

venerdì 25 maggio 2007

Prossimo post e Chicco

Cosa dite? Vi parlo per l'ultima volta della teoria elettrodebole o vi racconto qualche altro simpatico aneddoto? L'argomento del prossimo post lo decidete voi, miei cari affezionati lettori. E per i primi dieci commenti avrete in regalo un link al vostro blog. Quindi affrettatevi amici!

Intanto, giusto per ingannare il tempo, vi metto il the best delle frasi ad effetto di Chicco.
- Ti dice anche visivamente essenzialmente.
- Ho messo in disordine tutto... non ci sarà speranza di rimettere in ordine... dovrò passare tutto il pomeriggio a riordinare.
- Ostrega!
- Abbiamo fatto delle battute sulla CMB (Cosmic Microwave Background radiation)
- Allora chiaramente, come qui chiaramente, abbastanza chiaramente...
- Il solito problema del gesso.
- Elevato ad una potenza elevatissima (tipo la potenza elevatissima era 12.75)
- Stavo per dire un'altra cosa ma non la dico
- Dobbiamo essere estremamente fortunati come il Milan ieri sera...
- Cavo di mezzo tutto... ditemi se faccio bene...
- Rapidissimamente
- [Sta spiegando bevendo il caffè delle macchinette] Ci sono due cose da fare: 1 che devo finire il caffè e 2 devo andare a prendere del gesso... curiosamente non c'è gesso.
- Questo è il punto a cui siamo arrivati ieri sera.

We love Chicco

mercoledì 23 maggio 2007

Well known formulas



Insomma, ci avrei scommesso che non avrei fatto in tempo a parlarvi della teoria elettrodebole prima di ieri. Beh, come potete vedere dalla fotografia, ieri mattina Steven Weinberg ha tenuto questa conferenza nell'aula magna "G. Galilei" al Palazzo del Bo, a Padova. L'argomento era Perspectives on inflation, ovvero sviluppi recenti sulla teoria inflazionaria dell'Universo. Chiaramente è stata una conferenza interessante ed altrettanto incomprensibile: vuoi per l'ora (cominciata alle 9.30, praticamente all'alba), vuoi per la lingua inglese (anzi, americana) o vuoi per alcune decine di well known formulas, fatto sta che seguire il discorso di Stewe è stato particolarmente difficile ed impegnativo. E' stato comunque affascinante, almeno secondo me, sentire parlare un teorico del suo calibro. E anche se non ha giustificato quei complicatissimi integrali contenenti un mix di metrica, campi scalari, tensori di vario genere, trasformate di Fourier eccetera, c'è da credergli quando dice this simply leads to Gaussian fluctuations...
PS: come potete notare la data del post è di ieri ma il testo è di oggi. Inoltre l'ho pubblicato poco fa. Colpa di quelle dannate fluttuazioni.

domenica 20 maggio 2007

I pretesti di Deezzle III

Riprendiamo il discorso che avevamo iniziato alcuni migliaia di post fa sulle interazioni fondamentali. Eravamo arrivati alla descrizione di quella elettromagnetica e mi pare di avervi detto che essa viene mediata dal fotone. Ebbene, dal momento in cui questo concetto si rivelerà molto importante per la descrizione della teoria elettrodebole, è bene che vi spiego cosa si intende con questo termine. Prendete, ad esempio, due elettroni e fateli scontrare frontalmente. Se l’energia dei due elettroni non è eccessivamente elevata, dopo l’urto (che sarà di tipo elastico, ovvero i due elettroni “rimbalzano” e poi si separano) avremo ancora due elettroni le cui direzioni saranno diverse a seconda delle direzioni che avevano prima dell’urto. E fin qui niente di scandaloso, spero. Bene. Ora vi dico che possiamo vedere questo urto in due modi: il primo, e forse il più intuitivo, è quello appena menzionato: consideriamo un’interazione puntiforme, ovvero assumiamo che lo scontro tra le due particelle avvenga in un punto. Questo è il modo di vedere le cose di Enrico Fermi: quando i due elettroni si urtano la costante di accoppiamento che determina la “forza” dell’interazione vale \alpha. L’altro metodo è un poco meno intuitivo ma è molto più comodo quando si vanno a fare i calcoli. Essenzialmente questo metodo consiste nel considerare l’urto non come puntiforme ma come uno scambio di energia. Mi spiego meglio. Ciascun elettrone porta con sé una determinata quantità di energia (ad esempio la somma di quella cinetica e a riposo). L’urto, in pratica, è un trasferimento di energia tra i due elettroni, uno scambio insomma. Questo scambio adesso non avviene più direttamente tra i due elettroni (come nella visione di Fermi) ma si assume che l’energia scambiata venga trasportata da un fotone virtuale: in pratica, quando l’elettrone 1 interagisce con il 2, emette un fotone, che ha l’energia dell’elettrone 1, che viene assorbito dall’elettrone 2. La parola “virtuale” sta a significare proprio questo: il fotone non esiste davvero, ma è come se ci fosse. Questa visione delle cose implica che avvengano non una ma due interazioni: l’emissione del fotone virtuale e il suo assorbimento. In questo caso ad ogni interazione è associata la radice quadrata della costante \alpha. Questa assegnazione prende il nome di ampiezza di probabilità e, come tutte le probabilità, va moltiplicata per le ampiezze relative a tutte le altre interazioni. Con due interazioni otteniamo di nuovo la costante \alpha. Tal modo di vedere le interazioni come scambio di fotoni (o in genere di altre particelle) venne ideata dal grande Richard P. Feynman. Si capisce quindi che questa nuova ottica semplifica di molto i calcoli: basta tracciare un diagramma dell’urto (detti diagrammi di Feynman) e moltiplicare tra di loro i vari termini corrispondenti a ciascun vertice. La ampiezza di probabilità totale è il prodotto delle ampiezze di ciascuna interazione. Tutto ciò non è altro che la teoria quantistica dei campi: ad ogni particella è associato un campo e le interazioni del campo di questa particella con gli altri campi delle altre particelle avvengono mediante lo scambio dei quanti del campo. Ogni forza fondamentale ha un suo (o dei suoi) quanti: essi trasmettono l’informazione portata dalla particella corrispondente e la trasferiscono alle altre. E’ chiaro che le cose sono tremendamente più complesse di così, ma per ora ci basta (vi basta) sapere queste nozioni base per il proseguo della nostra trattazione.
Riassumendo, dunque, i fotoni sono i quanti di scambio dell’interazione elettromagnetica. Essi sono bosoni e non hanno carica elettrica.
Prendiamo adesso un neutrone: è noto fin dai tempi più antichi che questa particella ha una vita media di circa un quarto d’ora. Dopo questo mirabile intervallo di tempo essa decade in un protone, un elettrone e un antineutrino dell’elettrone. Forse vi avevo detto che i protoni e i neutroni sono composti da quark. Se non ve l’avevo detto, adesso lo sapete. Più precisamente il neutrone è formato da un quark di tipo u e due di tipo d. Il protone invece è costituito da due quark u e da un d. Risulta evidente, quindi, che nel decadimento sopraccitato (detto convenzionalmente decadimento beta) avviene la trasformazione di un quark d in uno u, con l’emissione aggiuntiva di due leptoni (così si chiamano gli elettroni e i suoi neutrini). Tale decadimento avviene in seguito ad una interazione di tipo debole: il quark d emette un bosone W- (il quanto, che assieme al compagno W+ e al Z0 media le interazioni deboli) e si trasforma in un quark u. Il bosone W- a sua volta decade in un elettrone e in antineutrino. Adesso sappiamo un’altra cosa: le interazione deboli vengono mediate da tre bosoni (massivi) che sono i due carichi W- e W+ e quello neutro, il Z0 . Processi che coinvolgono i bosoni W(+-) si chiamano processi deboli da corrente carica, e quelli che coinvolgono lo Z0 sono i processi deboli da corrente neutra. Vi dico, e poi mi fermo, che i processi deboli da correnti carica violano massimamente la parità, ossia non sono invarianti per riflessione speculare. Beh, mi pare di avervi dato molte nozioni in questo post, per cui concludo qui. Rimando al prossimo la spiegazione del concetto di violazione della parità e dell’unificazione elettrodebole.
Adesso mi metto a studiare seriamente, nonostante sia una domenica di sole.

sabato 19 maggio 2007

Sabato sprecato

Sta mattina, come promesso, sono andato a vedere di questa lavagna. Ebbene, come c'era da aspettarsi, non ce l'avevano. O meglio: ne avevano una stra-sintetica da 15 euro che io credo che nemmeno i gessetti ci avrebbero scritto. Quindi niente e aspettiamo martedì. Che poi chissà quante ne butteranno via le scuole. Vabbè.
Ho finito la mia "Ipotesi di Lezione" per il corso istruttori di minibasket: prendendo un po' da internet e un po' dal libretto che mi hanno dato al corso, ho scritto questa paginetta con sei esercizi per il contropiede. Chissà che gli vada bene a quelli del corso e che mi diano questa benedetta tessera e non se ne parla più.
Ho spedito la tesina al professore e adesso mi metterò a studiare qualcosa dell'instabilità di Jeans o del Viriale in forma tensoriale. Certo è che devo fare un bel po' di conti, anche se Sushi mi ha detto che all'esame non li chiede io li faccio lo stesso perché la vita mi ha insegnato che "non si sa mai", e non mi pare giusto sprecare varie risme di carta. Ecco, anche in questo è meglio una lavagna: se tutti ne avessero una ci sarebbero molti più alberi (e meno cave di ardesia).
A Jack non piace che facciano le sagre del paese. Ma io dico che le sagre le hanno sempre fatte e devono continuare a farle. Anche se io ormai non ci vado più, penso che quel poco di folklore che ci rimane lo dobbiamo mostrare. Il problema delle giostre sarebbe risolto se non ci fossero le giostre. Ma una sagra senza giostre non può esistere. E siccome poco fa ho detto che le sagre devono continuare ad esistere, questo risolve in modo elegante il problema delle giostre.
Detto questo, noto che è sabato 19 maggio, il sole splende ancora, la temperatura fuori è ottima e io sono in camera con i balconi semi-chiusi. Penso che dovrò fare qualcosa.
Last but not least, la mia Peugeot ha deciso che di frenare non ne ha più voglia. Così le pastiglie dei freni posteriori si sono consumate e ogni volta che tocco il pedale del freno esce un fischio piuttosto fastidioso. Del resto non la faccio aggiustare in quanto fra poco la cara zia dovrebbe donarmi la grande Y10. Però mi dispiace per la mia Peugeot, mi ci ero affezionato. E pensare che doveva rompersi quasi un paio di anni fa (come descritto qui).

venerdì 18 maggio 2007

Notizie

Alcune news:
- Jack ha deciso, inspiegamilmente, di chiudere il neo blog. Accidenti a lui. Jack, voglio spiegazioni.
- Devo scrivere una lezione di minibasket per domenica con obiettivo "la transizione attacco-difesa nei bambini di 11 anni". Non so minimamente cosa fare.
- Ho formattato di nuovo il PC e ho installato un XP Pro in italiano. Durante l'installazione mi ha dato alcuni errori, ma sembra funzionare tutto.
- Ieri Chicco ha detto 221 essentially stabilendo un nuovo primato.
- Ho corretto la tesina per l'esame di Fisica della Gravitazione e sta sera la mando al prof. Speriamo gli piaccia.
- Ho realizzato che devo fare il suddetto esame il prima possibile.
- Lunedì devo andare a fare ripetizioni da un ragazzo di terza media. Cioè, io do' ripetizioni a lui, sia chiaro.
- Martedì ho una riunione con quelli del Comune e gli chiedo se hanno una lavagna in più.
- Domani vado a vedere in un negozio se vendono lavagne.
- Devo finire di scrivere della teoria elettrodebole prima di mercoledì, quando arriverà Stewe.
- Varie ed eventuali.

News dell'ultim'ora: Jack non ha chiuso il blog. Gli ha solo cambiato il nome. Bravo Jack.

mercoledì 16 maggio 2007

Essenzialmente Chicco

Facendo riferimento a ciò che hanno scritto Ema e Fili, volevo parlarvi un po' di Chicco. Per farlo userò essenzialmente le frasi celebri che è solito dire a lezione. Beh, a chi non lo conosce queste frasi sembreranno senza senso, o comunque con un significato limitato, ma per chi ha presente il tipo di persona, beh, vi farete delle grosse risate.
Partiamo quindi dalle frasi che ha detto durante il corso del terzo anno, Cosmology:
- Siamo nelle peste!
- Praticamiente nente
- Una serie di strasformazioni
- E' partito e ha messo il turbo (parlando dell'Universo)
- La settimana proffima
- Questa lavagna opera come un buco nero che si mangia i fotoni del laser
- Come si scoprono queste scoperte?
- I nostri amici stellari...
- Siamo di nuovo nelle peste!
- Perché la zente... (intendendo "gente")
- Ho dei problemi con l'ultima fila... non so se riuscirò a continuare

E arriviamo ai corsi che tiene alla specialistica, High Energy Astrophysics e ancora Cosmology:
- Si stanno assotigliano le mie riserve di gesso (a proposito della scarsità di gessi)
- Il sistema CGS a cui sono affezionato fin da piccolo
- Noi da queste parti siamo rozzi
- Non mi tornava in modo ovvio
- Sto andando male... a male
- Non trovo un ingrediente
- Le stelle si incazzano (con i loro genitori)
- Banalissimamente
- C'è sempre questo 4/3 che ci perseguita, ma dobbiamo rassegnarci
- Per sapere il Compton inverso basta saperlo a parole (sarà...)
- Tanto per convincervi... non sono sicuro che la figura lo faccia (a proposito di una figura proiettata con i lucidi in cui non si capiva un bel niente)
- Adesso, se Gesù mi aiuta, riesco... ne dubito... (mettendo un lucido sulla lavagna luminosa che, sappiamo, non è poi così difficile)
- Basta chiacchere e passiamo ad altro. (dopo un'ora di formule e ragionamenti incomprensibili sullo scattering Compton-inverso multiplo)
- Con una comune ginnastica mentale...
- ISM... dall'inglese Initial Mass Function... (sì, come no!)
- I tempi sono stretti
- UAU ragazzi appaludiamo: sta piovendo!
- Purtroppo non ho vigneti che necessitano di acqua
- E' un gioco da ragazzi... anzi, da studenti della specialistica!
- Oggi dobbiamo fare alcuni pacchi (intendendo molti argomenti)
- Gesso? Ah, col contagocce!
- Scrivo in fretta cose che avete già registrato
- Mi spiace aver concluso questo discorso in modo negativo
- Abbastanza decisamente
- Il raggio di Schwarzschild... che non so bene come si scrive... (questo lo posso capire)
- Definiamo intanto il dominio della lavagna
- Facciamo qualche minuto di pausa altrimenti saltano i tappi... rumorosamente! (meglio)
- In un momento in cui portate fuori il momento... (ovviamente sono due momenti diversi)
- Vediamo se siamo convinti...
- Il tempo sfugge, essenzialmente.
- Astrofisicamente essenzialmente (una tra le migliori)
- Considerate la situazione fisica che stiamo considerando...
- Ditemi se non seguite... essenzialmente
- Non capisco come mai questo set di trasparenze si comporta in un modo così malevolo
- Sto iniziando a scrivere un po' male
- Vediamo se trovo un pezzo di gesso più umano di questo...
Le ultime tre erano di oggi. Nel proseguo di questo blog vedrò, di tanto in tanto, di metterne altre. E questo, cari amici lettori, è essenzialmente tutto.

lunedì 14 maggio 2007

Un altro post (molto corto rispetto agli altri)

Adesso scriverò un post molto corto. Talmente corto che quasi è più lungo il titolo. Bella Ugo. Oppure Ugo Bella, dipende dai gusti e dal cognome.
Vi segnalo, carissimi amici nonché affezionati lettori, che finalmente il buon Jack ha deciso di aprire un blog. Era ora Jack! Ne avrai di cose da dire! Hip-hip hurrà per Jack!
Bene, adesso, se proprio lo volevate sapere, sono in aula informatica del Deep, con Uzzio, sua morosa e la Elena che stanno parlando di cose poco interessanti. Escluso Uzzio, ovviamente. D'altronde è fin troppo noto che le donne pensano e parlano di cose poco interessanti. In postazione laureandi c'è quella sagoma di Sushi John che alle tre mi ha detto "Ehi Dee, tu stai qui? Vado un attimo a parlare con un tizio". Sì, come no: alle cinque e dieci è arrivato un tizio che ci ha fatto sgombrare l'aula e il buon Tomix ancora non c'era. Chissà dov'è, si chiedeva qualcuno. "Io lo so!" rispondo. E secondo voi dove poteva essere? Ovvio: di fronte ad un computer. E poi ste quattro tizie che si credono fighe occupano le aule per mettersi a studiare e invece di studiare cazzeggiano e non usano la lavagna e io che devo assolutamente usare la lavagna non posso farlo perché ci sono queste qui e allora mi incazzo e penso che devo comprarmi una lavagna. Ve l'avevo mai detto?

sabato 12 maggio 2007

Un giro

«And nowadays things change
Everyone's ashamed of the youth cause the truth look, strange
And for me it's reversed
We left 'em a world that's cursed, and it - hurts»
Tupac


Interrompo la narrazione delle interazioni fondamentali per raccontarvi di ieri.
Ancora a inizio settimana, ci siamo messi d'accordo con Gio e Jack di trovarci il venerdì nel tardo pomeriggio per il famoso spritz in quel famoso bar. Così ieri, dopo aver fatto la mia solita lezione di minibasket, sono corso in piazza a Mestre per l'appuntamento. Fortunatamente la scorsa settimana hanno aperto i sottopassi di via Castellana, quindi ci ho messo davvero poco ad arrivare: in meno di dieci minuti ho parcheggiato la macchina al parcheggio dell'ospedale in via Einaudi. A piedi ho raggiunto Piazza Ferretto, passando per Piazzale Candiani e, attraversata la Piazza, ho proseguito per la stretta Calle del Sale. Gli altri due personaggi, come al solito, mi hanno fatto aspettare circa cinque minuti ma poi sono arrivati. Il Bar Giacomuzzi è un locale carino: dispone di una piccola sala all'interno, di alcuni tavolini di fronte all'entrata e di una mini-piazzetta all'aperto adibita a reparto fumatori. Poiché le migliori ragazze sedevano lì, noi, anche se non fumatori, qui ci siamo accomodati. Dopo alcuni minuti arriva la cameriera e ordiniamo: due spritz all'Aperol, per me e Jack, e un succo alla pera per Gio (ma, dico, si può prendere un succo alla pera come aperitivo??). Al banco servivano una simpatica varietà di stuzzichini così io ne ho messi una quantità in un piattino di plastica e gli ho serviti agli amici. Jack ci ha raccontato della montagna, di Cortina, di un pic-nic con le formiche e altre cose, io e Gio abbiamo discusso circa i tempi di attesa per i libri da Amazon, la differenza tra comprarli nuovi e usati, la dubbia nazionalità di una delle cameriere e abbiamo ordinato un altro giro di spritz. E intanto il cielo si scuriva e nessuno aveva idea di cosa fare quella sera. Io ho proposto un club sandwich allo Stinger, Gio proponeva un polletto al Befed e Jack restava indifferente. Così, tra una chiacchera e l'altra, si sono fatte le nove e noi stavamo ancora lì a bere spritz. Dopo qualche discussione sul locale da scegliere per la cena, abbiamo optato per lo Stinger, visto che era da tanto che non ci andavamo. Jack era in motorino, così lui è andato a casa e noi, una volta recuperata la macchina all'ospedale, siamo andati da lui. Come al solito Jack ci ha fatti aspettare e io ho insegnato a Gio come mettere il contatore delle visite sul suo blog e gli ho dato alcuni suggerimenti circa gli argomenti su cui scrivere. Verso le nove e mezza finalmente Jack scende e siamo pronti per andare allo Stinger. Ancora una volta sfrutto abilmente i sottopassi nuovi e in men che non si dica siamo seduti, praticamente sulla strada, a discutere sul menu da scegliere. Gio dice che secondo lui il Club Sandwich non è molto più grande rispetto alle altre parti, mentre io e Jack insistiamo col dire che per mangiarne uno intero bisogna digiunare la sera prima. Lui non ci crede, così ne ordina uno intero allo speck, io ne prendo uno mini alla porchetta e Jack un bel panino con porchetta e funghi. E così, come al solito ogni volta che ci troviamo noi tre, vengono fuori le solite storie a proposito del liceo: ma quante tipe c'erano?, ma ti ricordi quella volta a Berlino...?, e quella volta a Parigi...?, e quella volta ad Ascoli Piceno...?, e quella volta a Feltre...?, e quella volta l'ultimo giorno di scuola con la telecamera...?, insomma, le solite cose. Così io me ne vengo fuori con una nuova regola da applicare senza minimi termini; essa è più o meno questa:

Quando conosci una tipa per più di dieci anni, lei deve dartela "in amicizia".

Penso sia una buona regola. E poi Gio tira fuori ancora la storia di sto tipo che stava in 5 PA, un amico di un certo Squalo, o forse Squaletto, che probabilmente si chiama Alessandro, anche se Jack sostiene che si chiama Alessio, e dicono che era simpatico e un gran amicone di Squalo, ma allora chi diavolo è?, chiedo, e così giù risate che a momenti ci va per traverso la porchetta e lo speck. Insomma, ridendo e scherzando si fanno le undici e mezza e così ci alziamo, paghiamo e ci mettiamo in macchina, per un destinazione al solito sconosciuta. Così, alla prima rotonda, si pone nuovamente la domanda: da che parte? Decido di svoltare in destra, per Mestre, tanto ormai che abbiamo fatto trenta facciamo anche trentuno. Noto però che prima del nuovo sottopasso, in destra, c'è una strada che non avevo mai visto: per forza, l'hanno fatta assieme al sottopasso e serve per chi doveva andare a Zelarino ma ha sbagliato strada e ha seguito per Mestre, così sta strada in pratica fa il giro del sottopasso. In tal maniera siamo ripassati davanti allo Stinger, abbiamo fatto la rotonda, e abbiamo proseguito sempre per Mestre. Ma, un momento: anche al di là del sottopasso c'è una strada: faccio la rotonda e cerco la strada che invece è chiusa. Così ci tocca rifare il sottopasso, passare davanti allo Stinger, e fare ancora la rotonda. Jack sul sedile dietro non ce la fa più dalle risate e mi invita a suonare il clacson in prossimità del bar. Io, ovviamente, non mi tiro indietro e lo suono: la gente ci sta guardando, è la terza volta che passiamo per di là. Jack, come al suo solito, mi fa "manco uomo se giri a destra per la strada di prima!". Manco uomo: da queste parti è una cosa che se ti dicono devi assolutamente fare, altrimenti è meglio che ti scavi una buca per terra. Così giro nuovamente in destra, e stiamo ridendo come matti, io a momenti non vedo neanche la strada dalle lacrime agli occhi e Jack tra le risate balbetta qualcosa come "suona...suona..". Colgo l'occasione e suono nuovamente, un paio di volte, il clacson della mia Peugeot. Jack, dietro, si è nascosto sotto il sedile, Gio fa l'indifferente ma sento che sta ridendo e io do' delle forti pacche sul volante oscillando pericolosamente la testa. Dopo qualche altra peripezia giungiamo in via Mestrina dove parcheggio, proprio di fronte alla Galleria del Teatro Vecchio. Ci facciamo due passi e io esprimo la brillante idea di trovare un posto per andare in bagno, all'aperto ovviamente. E' incredibile: va bene che è da tanto che io non andavo in Piazza, ma nei dintorni non c'è un posto dove uno possa andare a far pipì. Tutto illuminato, gente dappertutto e io non ce la faccio più. Proviamo dietro a Piazzale Candiani, niente. Nelle calli dietro la Piazza, niente. Dietro la Torre, niente. Così Jack propone di andare dalle parti del Sirio, che è un hotel proprio di fronte al parcheggio dell'ospedale dove avevo parcheggiato quel pomeriggio. Inevitabilmente in quel parcheggio non c'è anima viva, così libero le acque. Che ben. Dopo la tappa ristoratrice, proseguiamo per via Circonvallazione e sul ponte Jack dice di aver visto una pantegana; io sostengo che probabilmente è una nutria, come quelle che ci sono vicino al mio dipartimento, ma Gio non ne ha mai vista una così gli spiego sommariamente come è fatta una nutria. A questo punto proseguiamo e svoltiamo, subito dopo l'entrata dell'ospedale, in via Antonio da Mestre. Raggiungiamo così la Piazza, passando nuovamente per Piazzale Candiani. E' mezzanotte e mezza: io sto crepando di sonno e di mal di gambe così decidiamo di guadagnare la macchina e tornarcene a casa. Una volta in macchina Giò propone di fare un salto alla nostra vecchia scuola, il Liceo Stefanini in via del Miglio. Arriviamo lì e nel parcheggietto prima dell'entrata c'è una macchina con due piccioncini che volevano stare da soli ma si sono ritrovati con i fari puntati contro. Jack dice che se la sono fatta addosso perché pensavano che fossimo la polizia. Bene. Percorro via Bissuola per un centinaio di metri, svolto in via Casona e Gio dice che sono passati già sei anni dalla quinta e più di dieci dalla prima superiore. E' tanto tempo ma sembra ieri che giravamo per queste strade, dice Jack. Io non posso che essere d'accordo. Così, in un clima di tristezza generale, riaccompagno a casa Jack e poi Gio che, fermi al passaggio a livello di via Trento mi dice: ma non ti sembra che il tempo passi troppo in fretta? Sì, rispondo.
_________
In foto: il giro che abbiamo fatto ieri dove sono indicati i posti salienti. Per gentile concessione di Google Earth
.

giovedì 10 maggio 2007

I pretesti di Deenee - II

«Anyone who is not shocked by quantum theory
has not understood a single word.»
Niels Bohr

Continuiamo il discorso che abbiamo intavolato ieri sera sulle interazioni fondamentali. In questo post, cari amici non-fisici, cercherò di illustrarvi le caratteristiche delle interazioni elettromagnetiche, deboli e forti. Sicuramente non ci riuscirò, ma ovviamente ci provo.
Partiamo da quelle elettromagnetiche. Abbiamo visto che la luce è trasportata da particelle dette fotoni: questi fotoni hanno delle proprietà abbastanza strane. Diciamo che sono strane rispetto alla vita quotidiana: in quanto segue voi penserete che io sia diventato matto, ma non è così. Quindi dovete fidarvi e assumere per buono quello che vi racconterò. Ebbene, la prima di queste proprietà è che il fotone ha massa nulla. Ma come?, direte voi. Certo, vi rispondo, il fotone ha massa nulla. Piuttosto lo si può vedere, ed è in effetti il modo usuale con cui viene rappresentato in certi diagrammi, come un'onda, caratterizzata da una certa frequenza (o lunghezza d'onda, se preferite). Moltiplicare la frequenza per una opportuna costante è formidabile in quanto si ottiene proprio l'energia del fotone. Inoltre, avrete sicuramente sentito da qualche parte la famosa formula relativistica E = mc2: essa permette di convertire l'energia in massa e viceversa. Questo è perfetto ai nostri scopi: tale formula si applica nel caso di particelle relativistiche e siccome il fotone è per definizione relativistico (la sua velocità è proprio c) posso applicare la relazione di Einstein e trovo una massa, espressa in [energia]/c2. Ecco spiegato il mistero, per cui riassumendo possiamo dire che fotoni di alta frequenza (e quindi alta energia) possiedono una grande massa, mentre fotoni di piccola frequenza hanno masse piccole. Ovviamente ci sono altre proprietà del fotone, molte altre, e tutte le sue interazioni con la materia e con gli altri fotoni sono descritte magistralmente dalla teoria dell'elettrodinamica quantistica (QED). Per il momento lasciamo da parte questa teoria, e passiamo alla descrizione delle altre due forze, escludendo nautralmente la gravitazione.
Nei libri di scuola ci hanno insegnato che le particelle elementari sono tre: l'elettrone, il protone e il neutrone. Ma, mentre l'elettrone è davvero elementare, il protone e il neutrone non lo sono affatto. Si è scoperto infatti che questi due individui sono in realtà composti da altre particelle, i cosiddetti quark. Queste sono le vere particelle elementari. Ebbene, lasciando da parte l'analogia con il nome del programma di Piero Angela, questi affari possiedono delle proprietà ancora più strane del fotone. E quando dico strane, non lo dico tanto per dire. Alcuni di questi quark infatti si chiamano davvero strani, mentre altri sono pieni di charm. Sono questi i nomi che quei burloni dei fisici hanno voluto dare a queste particelle. Assieme a quelli testè menzionati ci sono anche i quark up, down, bottom e top. Li ho messi volutamente in quest'ordine, in quanto l'energia del quark up è più piccola (di molto) di quella del top. L'altra stranezza è che questi affari, pur essendo privi di colore, sono colorati. Certo, vi ho presi in giro: il colore dei quark non è quello che intendiamo noi, ma è piuttosto un nuovo numero quantico che deve essere introdotto per conservare l'asimmetria della funzione d'onda. Probabilmente, voi amici non-fisici, non avrete capito l'ultima frase. Poiché è un concetto importante mi soffermo un attimo e ve la spiego. In meccanica quantistica, la meccanica dei quanti, ogni particella è descritta mediante la sua funzione d'onda. Ricordate cosa vi ho detto per il fotone? Ho detto che esso è una particella caratterizzata da una certa frequenza. Quindi è possibile interpretare il fotone come un'onda - e certe volte risulta molto comodo assumere che la luce sia proprio un'onda. Il comportamento di quest'onda viene descritto matematicamente da una funzione, detta per l'appunto funzione d'onda. Ad esempio, se prendiamo questa funzione, ne isoliamo il segno e la moltiplichiamo per la sua complessa coniugata (solitamente queste funzioni d'onda contegono una parte che dipende dai numeri complessi. Essenzialmente fare il complesso coniugato significa cambiare di segno la parte immaginaria del numero complesso) otteniamo la probabilità che la particella considerata si trovi in un determinato punto dello spazio in un detereminato istante di tempo. Spero che fin qui non ci siano problemi. Ebbene, adesso vi dico che questa funzione d'onda deve descrivere particelle che non vìolino un principio, detto di esclusione, in base al quale non ci possono stare più di due particelle aventi la stessa energia. Non è proprio così, ma per adesso basta questo. Tradotto in parole povere, se ho uno stato con una determinata energia, posso farci stare al massimo due elettroni: uno che ruota in un senso e uno nell'altro. Anche per i quark vale questa cosa: solo due con un'energia. Voi direte: ok, caro Deezzle, allora anche il fotone deve rispettare questa regola, no? Ebbene no: il fotone è furbo e se ne sbatte altamente delle regole. Lui è la luce, e nessuno può metterla in gabbia (tranne i buchi neri, ma per una descrizione più dettagliata vi invito a a leggere
qui). Detto questo, scopriamo un'altra importante proprietà delle particelle: ci sono quelle che devono rispettare il principio di esclusione (talvolta chiamato principio di Pauli) e quelle che se ne fregano se rimangono escluse. Le prime le possiamo trovare nelle mani di Enrico Fermi e per questo si chiamano fermioni, mentre le seconde le troviamo in compagnia di Bose e di Einstein e si chiamano pertanto bosoni. Gli elettroni e i quark - e quindi i protoni e neutroni -, così come i neutrini, sono fermioni, mentre i fotoni, e altre particelle che vedremo in seguito, sono bosoni.
Per ora mi fermo qui. Spero di non avervi annoiato con queste chiacchere, ma credetemi: il mondo quantistico è terribilmente strano e a volte divertente pure. La prossima volta vedremo come stanno legati i quark nei nuclei atomici e scopriremo altre cose che ci faranno venire la pelle d'oca.

mercoledì 9 maggio 2007

Un pretesto

«I think I can safely say that
no one understands quantum mechanics.»
Richard P. Feynman

Informo tutti quanti che i giorni 23 e 24 maggio 2007 a Padova ci sarà il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg. Qui potete trovare alcune informazioni utili. Tuttavia molti lettori che non sono del mestiere si staranno chiedendo chi diavolo sia questo qui. Quindi, magari, andranno a leggersi una sua biografia da qualche parte e scopriranno che questo personaggio, assieme ad altri due suoi colleghi, una trentina di anni fa ha vinto il premio Nobel per la fisica. In questa biografia ci sarà anche scritto il motivo della premiazione, ovvero la monumentale opera di unificazione delle interazioni elettromagnetiche con quelle deboli in un'unica teoria, la teoria delle interazioni elettrodeboli. Ebbene, cari amici non-fisici, probabilmente vi state chiedendo cosa sia tale teoria e quale significato abbia. Se avete queste domande, allora questo post è fatto apposta per voi. Se invece sapete già tutto o non ve ne importa niente, allora potete anche leggere direttamente il post successivo, che devo ancora scrivere. Quindi ecco quello che farò: siccome è da circa due settimane che sto scrivendo una tesina proprio su questi argomenti, è un tema che sento particolarmente vicino e voi, cari amici non-fisici, dovete assolutamente sapere di cosa si tratta, così capirete, almeno in parte, come funzionano le cose. Dal momento che sono argomenti abbbastanza complessi da trattare senza una corretta impostazione matematica, cercherò di essere il più chiaro possibile e tenterò, dove possibile, di rendere l'argomento più divertente e facile. State con me, cari amici non-fisici, cercate di seguirmi: non vi chiedo tanto, solo un ragionamento dopo l'altro. Un'altra cosa: per illustrarvi sommariamente la teoria elettrodebole è essenzialmente necessaria, oltre ad una buona preparazione matematica, una buona conoscenza della fisica classica e di quella quantistica, in special modo della teoria quantistica dei campi (d'ora in poi QFT). Queste branchie della fisica, soprattutto l'ultima, sono tra le più difficili ed intricate e purtroppo nemmeno noi astronomi/astrofisici (da qui in poi AeA) le sappiamo bene. L'idea che sta alla base della QFT è però abbastanza semplice, come vedremo. Quindi nella descrizione che segue vi darò, quando servono, le nozioni necessarie per la comprensione dei fenomeni. Detto questo, passo subito al succo del discorso.
Quando il cielo è limpido, nelle sere d'estate, come del resto in quelle delle altre tre stagioni, lo spettacolo del tramonto è la cosa più romantica che esiste: mentre il sole sparisce all'orizzonte, il cielo si dipinge di arancio, di rosso, di magenta, di viola, di blu e infine di nero e spuntano le prime stelle. Questa situazione è particolarmente adatta all'accoppiamento del maschio e della femmina e fornisce spunto di molte poesie. Tuttavia noi AeA, come pure i fisici credo, siamo abituati a cercare una spigazione dei fenomeni che ci si parano davanti facendo cospicuo uso delle leggi delle fisica in nostro possesso. Ebbene, tra tutti i fenomeni, anche il tramonto. Dovete sapere che qualcuno (o meglio, lui e lui) una volta mi ha detto che "al tramonto sono presenti tutte e quattro le forze fondamentali". Questo naturalmente è vero anche di giorno, ma detto così è un formidabile contrasto tra il romanticismo del tramonto e la fisica che ci sta dietro. Beh, vediamo quali sono queste forze che "agiscono" al tramonto.
Iniziamo con quella più evidente, ovvero quella che regola il movimento del Sole al di sotto dell'orizzonte terrestre. Tutti sappiamo, ma è sempre bene ricordarlo che non si sa mai, che si tratta della gravità.
L'altra forza fondamentale, anche questa alquanto evidente, è la responsabile dei magnifici colori del cielo, ovvero la luce. Certo, la luce non è una forza, ma i "portatori di luce" sono coloro che la mediano e tale forza è quella elettromagnetica.
Ce ne sono poi altre due, meno evidenti perché non si manifestano macroscopicamente e sono l'interazione forte e quella debole. Questi due tipi di interazioni si manifestano a livello subatomico: la prima è la responsabile della nostra esistenza, ovvero è la forza che tiene assieme i protoni e neutroni nel nucleo degli atomi, mentre la seconda, quella debole, è la responsabile della scarsissima interazione dei neutrini con la materia, oltre che del decadimento del neutrone e altri fenomeni fisici di particolare interesse (per i fisici).
A prima vista, dunque, sembra che queste quattro interazioni siano sconnesse tra di loro: mentre la gravità e l'elettromagnetismo si manifestano macroscopicamente e sappiamo, almeno in parte, le conseguenze che esse provocano, dall'altra parte abbiamo altre due interazioni che, senza l'aiuto degli acceleratori di particelle e ad altri astrusi macchinari, non sapevamo nemmeno esistessero. Ebbene, vi anticipo che, a parte la gravitazione, le altre tre interazioni fondamentali si possono descrivere usando un formalismo comune, la QFT, e che in particolare la forza elettromagnetica e quella debole sono in realtà due aspetti diversi della stessa entità, l'interazione elettrodebole.
Siccome sono stanco e domani devo alzarmi presto, concludo qui il post odierno e rimando il tutto al prossimo. Spero comunque di avervi invogliati, cari amici non-fisici, a volerne sapere di più e quindi a voler leggere (con molta attenzione) il prossimo post che non ho ancora scritto.

domenica 6 maggio 2007

Sul Principio di Equivalenza 3

Comunico a tutto il genere umano che finalmente Ema ha pubblicato il post tanto atteso sul seguito del Principio di Equivalenza. Vi invito caldamente a darci una letta e a rifletterci seriamente.
Io intanto mi sto occupando delle transizioni di fase in regime di falso vuoto, nelle quali la simmetria SU(5) delle GUT si rompe nella SU(4) x U(1).

giovedì 3 maggio 2007

Help

Tra un articolo di Guth e uno di Sakharov, stavo guardando la tastiera del PC in controluce. E' interessante notare che i tasti più consumati sono: backspace, "a", "e", "r", "o", del, Ctrl (quello di sinistra), "i", "t", shift (sempre di sinistra), "." e ",". Questo vuol dire, quindi, che tali tasti sono quelli che uso di più. Forte.
Tuttavia ho notato anche un'altra cosa, questa volta meno forte: è da un po' di tempo che la mia scheda video ATI 9200 fa le bizze. Prima mi appare la classica BSOD dicendo che il file ati2dvag.dll ha causato un problema e Windows per questo verrà chiuso eccetera. Poi, ancora più meno forte (!), lo schermo si riempie di righe e puntini e resta così senza far niente, nemmeno la BSOD. Ho reinstallato i drivers originali da CD e sembra che non faccia più le bizze. Poco fa' ho installato quelli aggiornati dal sito della ATI, e vediamo cosa succede.
In più il Mulo non va' più un cazzo e questa cosa mi riempie di rabbia. Ho provato a fare come mi ha suggerito Sushi, ma non ha funzionato. Chiedo pertanto aiuto a Sushi e a chi ne sa qualcosa di più di me: tutto questo è frustrante.