La mattina mi sveglio alle sette e mezza tutto anchilosato. Stanno tutti dormendo, Jack, Gio, la Chiara. Non c'è la Anna. Poco male, penso. Io sono ancora con i blu jeans di quando siamo partiti ed esco in corridoio. Trovo una quantità di gente che va e viene dal bagno. "Cosa succede?", chiedo alla prima ragazza che mi passa davanti. Ho ancora gli occhi mezzi chiusi. "Siamo quasi arrivati Marco. Vuoi un'arancia?", mi chiede. "Diavolo no!", rispondo. Dopo alcuni minuti realizzo che sono di nuovo in Francia: le auto che sfrecciano accanto alla ferrovia hanno le targhe gialle e i cartelli sono in una lingua che non è l'italiano. E' francese infatti. Dopo una serie di sfortunati tentativi, riesco a guadagnare il bagno, così mi do' una lavata al viso e ai denti. Incredibile: solitamente i bagni dei treni hanno un odore insopportabile, ma questo no. E' per via delle ragazze che l'hanno occupato fino a quell'ora; con i loro profumi, le creme e quelle altre stronzate, l'hanno profumato. Ed è anche straordinariamente pulito. Siano benedette le ragazze, penso. Tornando in cabina noto che in corridoio c'è qualche pozzanghera di acqua: è la neve che si è sciolta. La professoressa di francese, che ci accompagna assieme a quello di italiano, mi chiede il motivo di quell'acqua. Io confesso di non saperne niente e vado a svegliare quei pelandroni di Gio, Jack e Chiara. "Sveglia, siamo a Parigi". Loro mi mandano a cagare, come al solito. Sono il rompiballe di turno e per questo hanno cominciato a chiamarmi "Nonno": quello che ha sempre sonno e di tutto nello zaino. Diavolo, non si sa mai. Comunque, sulle nove della mattina ci fermiamo alla Gare de Lyon: una volta a terra alzo la testa al cielo e penso "ciao Parigi, sono ritornato". E questo perché quando ero andato durante l'estate (che era la prima volta) mi avevano detto di andare di fronte a Notre Dame che c'è il "punto zero", in pratica da dove cominciano a contare i km delle strade che partono da Parigi. C'è una leggenda che dice che se cammini su quel punto allora ci ritornerai; io ovviamente l'ho fatto e rieccomi qui. Penso che dovrò calpestare di nuovo quel punto durante la nostra breve permanenza nella Capitale. Dopo alcune discussioni sul mezzo di trasporto da scegliere per recarci all'albergo io propongo alla prof di francese di andare in metro: le faccio notare che ci sono solo due cambi da fare. Ci vorrà al massimo mezzora. Lei si trova d'accordo e via tutti in metro. Giunti all'hotel, ci facciamo dare le chiavi della camera. Noi tre siamo i primi ad ottenere la stanza, così corriamo di sopra e ci precipitiamo in bagno per darci una bella lavata. Mentre sono nel bel mezzo della toeletta, qualcuno bussa alla porta: ci sono alcune delle nostre care compagne che ci chiedono se possono usare il nostro bagno perché la loro stanza ancora non è pronta. Diavolo, va bene. Io sono in canottiera e faccio largo alle femmine che occupano la nostra piccola camera con una quantità impressionante di borse e valigie, sicuramente troppe vista la nostra breve permanenza.
Dobbiamo trovarci dopo pranzo all'entrata dell'hotel, ma abbiamo qualche ora a disposizione. Jack, Gio ed io, al solito, decidiamo di andarcene da qualche parte. Così prendiamo la metro e scendiamo all'Opera; percorriamo Rue de la Paix verso Place Vendome e sbuchiamo a fianco del Louvre. Camminiamo fino a Place de la Concorde e cerchiamo un negozio di macchine fotografiche usa e getta perché io ho dimenticato la mia a casa. Trovato quella che fa al caso nostro, ci facciamo una girata per i giardini dei Tuileries, e ci assale una fame piuttosto fastidiosa. Troviamo quello che fa per noi in un paninaro di fronte all'Opera, mentre ripercorriamo la strada precedente in direzione opposta: prendiamo una baguette a testa e ci dirigiamo verso l'hotel, dove ritroviamo la truppa che ci sta aspettando.
Dobbiamo trovarci dopo pranzo all'entrata dell'hotel, ma abbiamo qualche ora a disposizione. Jack, Gio ed io, al solito, decidiamo di andarcene da qualche parte. Così prendiamo la metro e scendiamo all'Opera; percorriamo Rue de la Paix verso Place Vendome e sbuchiamo a fianco del Louvre. Camminiamo fino a Place de la Concorde e cerchiamo un negozio di macchine fotografiche usa e getta perché io ho dimenticato la mia a casa. Trovato quella che fa al caso nostro, ci facciamo una girata per i giardini dei Tuileries, e ci assale una fame piuttosto fastidiosa. Troviamo quello che fa per noi in un paninaro di fronte all'Opera, mentre ripercorriamo la strada precedente in direzione opposta: prendiamo una baguette a testa e ci dirigiamo verso l'hotel, dove ritroviamo la truppa che ci sta aspettando.
4 commenti:
Oh! l'Operà! Où vous obtenez des baguettes et le rigoletto règne. Oh,
Paris je vous désire, mon amour...
Ricordo che durante il viaggio in treno il professore di italiano confessava di esser stato oggetto di attenzioni omosessuali durante gli studi universitari.
Divertente invece che la prof di tedesco, che ci ha accompagnato a Berlino, ci abbia confermato che per lei era la prima volta in Germania!! Argh!
Mais oui, monsieur Sushi! J'aime Paris et la France et les baguettes avec le jambon. C'est bon le jambon.
Ma Gio, sei sicuro? A me sembra strano. Forse era la prima volta che andava a Berlino, ma non credo che non fosse mai andata in Germania!
Vive la boirnarde, qui plaît à le garçons,
qui plaît à les lesbiches,
qui plaît à tout le monde.
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