sabato 12 maggio 2007

Un giro

«And nowadays things change
Everyone's ashamed of the youth cause the truth look, strange
And for me it's reversed
We left 'em a world that's cursed, and it - hurts»
Tupac


Interrompo la narrazione delle interazioni fondamentali per raccontarvi di ieri.
Ancora a inizio settimana, ci siamo messi d'accordo con Gio e Jack di trovarci il venerdì nel tardo pomeriggio per il famoso spritz in quel famoso bar. Così ieri, dopo aver fatto la mia solita lezione di minibasket, sono corso in piazza a Mestre per l'appuntamento. Fortunatamente la scorsa settimana hanno aperto i sottopassi di via Castellana, quindi ci ho messo davvero poco ad arrivare: in meno di dieci minuti ho parcheggiato la macchina al parcheggio dell'ospedale in via Einaudi. A piedi ho raggiunto Piazza Ferretto, passando per Piazzale Candiani e, attraversata la Piazza, ho proseguito per la stretta Calle del Sale. Gli altri due personaggi, come al solito, mi hanno fatto aspettare circa cinque minuti ma poi sono arrivati. Il Bar Giacomuzzi è un locale carino: dispone di una piccola sala all'interno, di alcuni tavolini di fronte all'entrata e di una mini-piazzetta all'aperto adibita a reparto fumatori. Poiché le migliori ragazze sedevano lì, noi, anche se non fumatori, qui ci siamo accomodati. Dopo alcuni minuti arriva la cameriera e ordiniamo: due spritz all'Aperol, per me e Jack, e un succo alla pera per Gio (ma, dico, si può prendere un succo alla pera come aperitivo??). Al banco servivano una simpatica varietà di stuzzichini così io ne ho messi una quantità in un piattino di plastica e gli ho serviti agli amici. Jack ci ha raccontato della montagna, di Cortina, di un pic-nic con le formiche e altre cose, io e Gio abbiamo discusso circa i tempi di attesa per i libri da Amazon, la differenza tra comprarli nuovi e usati, la dubbia nazionalità di una delle cameriere e abbiamo ordinato un altro giro di spritz. E intanto il cielo si scuriva e nessuno aveva idea di cosa fare quella sera. Io ho proposto un club sandwich allo Stinger, Gio proponeva un polletto al Befed e Jack restava indifferente. Così, tra una chiacchera e l'altra, si sono fatte le nove e noi stavamo ancora lì a bere spritz. Dopo qualche discussione sul locale da scegliere per la cena, abbiamo optato per lo Stinger, visto che era da tanto che non ci andavamo. Jack era in motorino, così lui è andato a casa e noi, una volta recuperata la macchina all'ospedale, siamo andati da lui. Come al solito Jack ci ha fatti aspettare e io ho insegnato a Gio come mettere il contatore delle visite sul suo blog e gli ho dato alcuni suggerimenti circa gli argomenti su cui scrivere. Verso le nove e mezza finalmente Jack scende e siamo pronti per andare allo Stinger. Ancora una volta sfrutto abilmente i sottopassi nuovi e in men che non si dica siamo seduti, praticamente sulla strada, a discutere sul menu da scegliere. Gio dice che secondo lui il Club Sandwich non è molto più grande rispetto alle altre parti, mentre io e Jack insistiamo col dire che per mangiarne uno intero bisogna digiunare la sera prima. Lui non ci crede, così ne ordina uno intero allo speck, io ne prendo uno mini alla porchetta e Jack un bel panino con porchetta e funghi. E così, come al solito ogni volta che ci troviamo noi tre, vengono fuori le solite storie a proposito del liceo: ma quante tipe c'erano?, ma ti ricordi quella volta a Berlino...?, e quella volta a Parigi...?, e quella volta ad Ascoli Piceno...?, e quella volta a Feltre...?, e quella volta l'ultimo giorno di scuola con la telecamera...?, insomma, le solite cose. Così io me ne vengo fuori con una nuova regola da applicare senza minimi termini; essa è più o meno questa:

Quando conosci una tipa per più di dieci anni, lei deve dartela "in amicizia".

Penso sia una buona regola. E poi Gio tira fuori ancora la storia di sto tipo che stava in 5 PA, un amico di un certo Squalo, o forse Squaletto, che probabilmente si chiama Alessandro, anche se Jack sostiene che si chiama Alessio, e dicono che era simpatico e un gran amicone di Squalo, ma allora chi diavolo è?, chiedo, e così giù risate che a momenti ci va per traverso la porchetta e lo speck. Insomma, ridendo e scherzando si fanno le undici e mezza e così ci alziamo, paghiamo e ci mettiamo in macchina, per un destinazione al solito sconosciuta. Così, alla prima rotonda, si pone nuovamente la domanda: da che parte? Decido di svoltare in destra, per Mestre, tanto ormai che abbiamo fatto trenta facciamo anche trentuno. Noto però che prima del nuovo sottopasso, in destra, c'è una strada che non avevo mai visto: per forza, l'hanno fatta assieme al sottopasso e serve per chi doveva andare a Zelarino ma ha sbagliato strada e ha seguito per Mestre, così sta strada in pratica fa il giro del sottopasso. In tal maniera siamo ripassati davanti allo Stinger, abbiamo fatto la rotonda, e abbiamo proseguito sempre per Mestre. Ma, un momento: anche al di là del sottopasso c'è una strada: faccio la rotonda e cerco la strada che invece è chiusa. Così ci tocca rifare il sottopasso, passare davanti allo Stinger, e fare ancora la rotonda. Jack sul sedile dietro non ce la fa più dalle risate e mi invita a suonare il clacson in prossimità del bar. Io, ovviamente, non mi tiro indietro e lo suono: la gente ci sta guardando, è la terza volta che passiamo per di là. Jack, come al suo solito, mi fa "manco uomo se giri a destra per la strada di prima!". Manco uomo: da queste parti è una cosa che se ti dicono devi assolutamente fare, altrimenti è meglio che ti scavi una buca per terra. Così giro nuovamente in destra, e stiamo ridendo come matti, io a momenti non vedo neanche la strada dalle lacrime agli occhi e Jack tra le risate balbetta qualcosa come "suona...suona..". Colgo l'occasione e suono nuovamente, un paio di volte, il clacson della mia Peugeot. Jack, dietro, si è nascosto sotto il sedile, Gio fa l'indifferente ma sento che sta ridendo e io do' delle forti pacche sul volante oscillando pericolosamente la testa. Dopo qualche altra peripezia giungiamo in via Mestrina dove parcheggio, proprio di fronte alla Galleria del Teatro Vecchio. Ci facciamo due passi e io esprimo la brillante idea di trovare un posto per andare in bagno, all'aperto ovviamente. E' incredibile: va bene che è da tanto che io non andavo in Piazza, ma nei dintorni non c'è un posto dove uno possa andare a far pipì. Tutto illuminato, gente dappertutto e io non ce la faccio più. Proviamo dietro a Piazzale Candiani, niente. Nelle calli dietro la Piazza, niente. Dietro la Torre, niente. Così Jack propone di andare dalle parti del Sirio, che è un hotel proprio di fronte al parcheggio dell'ospedale dove avevo parcheggiato quel pomeriggio. Inevitabilmente in quel parcheggio non c'è anima viva, così libero le acque. Che ben. Dopo la tappa ristoratrice, proseguiamo per via Circonvallazione e sul ponte Jack dice di aver visto una pantegana; io sostengo che probabilmente è una nutria, come quelle che ci sono vicino al mio dipartimento, ma Gio non ne ha mai vista una così gli spiego sommariamente come è fatta una nutria. A questo punto proseguiamo e svoltiamo, subito dopo l'entrata dell'ospedale, in via Antonio da Mestre. Raggiungiamo così la Piazza, passando nuovamente per Piazzale Candiani. E' mezzanotte e mezza: io sto crepando di sonno e di mal di gambe così decidiamo di guadagnare la macchina e tornarcene a casa. Una volta in macchina Giò propone di fare un salto alla nostra vecchia scuola, il Liceo Stefanini in via del Miglio. Arriviamo lì e nel parcheggietto prima dell'entrata c'è una macchina con due piccioncini che volevano stare da soli ma si sono ritrovati con i fari puntati contro. Jack dice che se la sono fatta addosso perché pensavano che fossimo la polizia. Bene. Percorro via Bissuola per un centinaio di metri, svolto in via Casona e Gio dice che sono passati già sei anni dalla quinta e più di dieci dalla prima superiore. E' tanto tempo ma sembra ieri che giravamo per queste strade, dice Jack. Io non posso che essere d'accordo. Così, in un clima di tristezza generale, riaccompagno a casa Jack e poi Gio che, fermi al passaggio a livello di via Trento mi dice: ma non ti sembra che il tempo passi troppo in fretta? Sì, rispondo.
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In foto: il giro che abbiamo fatto ieri dove sono indicati i posti salienti. Per gentile concessione di Google Earth
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5 commenti:

Filippo il mulo ha detto...

Riflessioni:
1. Tra lo Stinger e il BeFed non c'è paragone: molto meglio lo Stinger, non c'è dubbio.
2. Per mangiare un club sandwich allo Stinger devi digiunare la sera prima o essere un pozzo senza fondo (tipo me).
3. Per quanto riguarda le dubbie nazionalità delle cameriere, vedi questo.
4. Quella cosa del "manco uomo" (ma da me si dice "manco omo") è verissima: per quanto sia umiliante e spiacevole quella cosa, se te la dicono così devi per forza farlo. E' una causa di forza maggiore.
5. Perché una ragazza te la dia in amicizia, bastano anche cinque anni, secondo me.
6. E' tipico di quelli che hanno fatto lo Stefanini rimembrare con particolare passione le varie gite.
7. Le rievocazioni del passato sono e rimangono una delle cose più belle che ci sono rimaste da fare alla nostra età.
8. I tuoi amici sono stati cafoni a non pisciare con te: si piscia sempre in compagnia, tra maschi. Fa parte del rituale del branco.
9. E' da folli prendere un succo di pera come aperitivo.
10. Il tempo passa DECISAMENTE troppo in fretta, per i miei gusti.

sushi john ha detto...

bel tracciato sembra una cronometro del giro.

Anonimo ha detto...

Anche se in realtà quella sera avrei dovuto essere a Genova ci siamo divertiti alla grande. Proporrei tappa fissa al Giacomuzzi per l’aperitivo (soprattutto per cercare di capire la nazionalità della cameriera ispanica). Il succo alla pera diventerà presto un “must”, farà tendenza quest’estate, credetemi.
GS

Deezzle ha detto...

@Gio: sono d'accordo per quanto riguarda la tappa fissa. Non credo alla storia del succo alla pera. Certo, se almeno lo correggessi col rum...
@Filippo: concordo. Ovvio. Certo. Evviva. Saluta Seba. Anche se ormai tu sarai già a Trieste.
@Sushi: il Ganpy è fenomenale.

Anonimo ha detto...

@filippo
da me invece si dice gnanca omo!
e sto in zona piraghetto