Un anno fa ho detto che avrei voluto salire sulla cima del Civetta. Ebbene, tale desiderio arde ancora dentro di me. Ho avuto una ghiotta occasione la terza settimana di luglio ma tra una cosa e l’altra non sono riuscito ad andare. Si trattava di un’uscita organizzata del CAI e mi è dispiaciuto un sacco non esserci andato. E’ per questo motivo che ho deciso di iscrivermi al CAI a gennaio (le iscrizioni seguono l’anno solare) e nel frattempo seguire un corso di palestra di roccia.
Infatti la settimana scorsa ho inaugurato la nuova imbragatura salendo sulla cima del Monte Averau, nei pressi di Cortina (per intenderci, questo qui, proprio dove ci sono le nuvole). C’è da dire che non è un’altezza vertiginosa (2647 metri), ma vale sempre la pena salire sulla vetta di una montagna e toccarne la croce. Soprattutto se c’è una bella ferratina da fare: primo tratto di una ventina di metri in verticale, passaggio esposto su cengia con strapiombo di qualche centinaio di metri e altra paretina di una decina di metri. Poca roba insomma. Anche perché dopo la ferrata, per arrivare in vetta, c’è un comodo sentiero e neppure tanto ripido. E il panorama da lassù non era per niente male, considerata l’altezza: tutt’intorno, 360 gradi di vette dolomitiche, tra le più belle e famose al mondo. Si comincia con la grande parete ovest della Tofana di Rozes, per passare al Lagazuoi (Piccolo e Grande), le Tofane di Mezzo e di Dentro, il Cristallo, il gruppo del Sorapis, l’Antelao, per poi passare al Pelmo, anticipato dal Becco di Mezzodì, Croda da Lago e Lastroni di Formin. Poi si arriva al Civetta, maestoso come non mai, e proseguendo in destra la regina delle dolomiti, la Marmolada. Accanto, il possente Gruppo del Sella, il Sassolungo e si ritorna nei pressi del Passo Falzarego con il Sasso di Stria. Impossibile descrivere a parole, bisogna vederlo di persona. Per quanto riguarda le foto qui di sotto, c’è da dire che come al solito blogger limita la qualità, quindi dovrete aspettare che le metta su Flickr; sfortunatamente, poi, non ho potuto portarmi dietro tutta l’attrezzatura, ma soltanto il grandangolo e il tele: spero siano bastati per poter fare qualche scatto decente e di aver dato l’idea. Sarebbe stato meglio avere un cavalletto: un 360° sulla vetta era senz’altro la cosa migliore.
In ogni caso, questa escursione mi ha fatto ritrovare l’amore per la montagna: non la montagna in senso generale - quello è un amore innato - quanto invece alla montagna intesa come formazione rocciosa. Voglio vedere le cime delle montagne, toccare le croci e se c’è lasciare una firma sul “Libro di Vetta”. Voglio sputare sangue e alzarmi più alto delle nuvole e vedere il mondo dall’alto.
Foto 1: al centro la Tofana di Rozes; in basso le Cinque Torri; in destra sullo sfondo il Cristallo e subito sotto Cortina (notare la cappa di umidità).
Foto 2: in sinistra si intravede il Civetta, in basso i tornanti che salgono al passo Giau e in alto a destra la Marmolada.
Foto 3: in primo piano il Rifugio Nuvolau, poi dietro la punta Ra Gusela, Lastroni di Formin e sullo sfondo il Caregon de Dio, come viene chiamato il Pelmo.