La strada proseguiva dritta, in leggera discesa; inesorabile portava alle montagne. Il sole era alto in cielo ed il calore generava il tipico effetto di fumo sull'asfalto, dovuto alla differenza di temperatura tra l'aria e l'asfalto, più caldo. Tutt'intorno nient'altro che cespugli di piante rinsecchite e impolverate dalla sabbia alzata dalle auto. Un paesaggio che si ripeteva, infinito, a perdita d'occhio.
La macchina filava veloce e l'aria calda del primo pomeriggio scompigliava i capelli a Julie. Si guardò allo specchietto della tendina parasole e sistemò il ciuffo sulla fronte, controllando anche la coda di cavallo. Non aveva l'aria felice, eppure avrebbe dovuto esserlo.
“Senti, ti puoi fermare per favore?”, chiese.
“E dove vuoi che mi fermi?”, rispose lui seccato.
“Qui.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Qui non ci si può fermare. E poi ci siamo appena fermati. Aspettiamo la prossima stazione di servizio.”
Lo odiava quando si comportava così.
“E fra quanto sarebbe?”
Queste domande lo infastidivano. “Trenta miglia.”
“Tanto lo sai, Jim, come andrà a finire questa storia.”
“E come finirà?”, chiese. “Cos'altro mi puoi fare? Eh? Cos'altro?”
“Oh smettila con questi discorsi”, rispose Julie. Stava fissando i cespugli muoversi veloci e cercava di immaginarsi un finale diverso. “Lo sai benissimo come finirà. È finita, Jim.”
“Lo so.”
Jim rispose in tutta franchezza. È vero, lo sapeva benissimo. E più volte, quella mattina, si era chiesto come avesse fatto a complicarsi la vita in quel modo. Aveva cercato di risalire la corrente degli eventi, di riprendere quel filo che da tempo, inavvertitamente, aveva perso.
"Non te l'ho chiesto io di accompagnarmi. Come al solito, hai voluto fare di testa tua."
“È che non mi ci abituo, Julie”, disse. “È difficile. Per te non lo è?”
Certo che lo era. “No”, mentì. “Non è né facile né difficile. E' semplicemente giusto.”
“Giusto? È questo quello che pensi?”, chiese lui.
“Sì. È giusto. Doveva andare così.”
E invece no. Proprio non doveva. Julie stava soffrendo, forse più di Jim. Si era aspettata troppo da uno come lui; si era immaginata una vita diversa, una storia con un finale diverso. Ma i finali non sono mai scritti prima della fine della storia.
“Dovresti proprio fermarti, Jim. Non puoi evitare l'inevitabile.”
“No, è vero. Ma lo posso posticipare.”
“Non servirà a niente. È solo una perdita di tempo. Dai, fermati”, insistette lei.
Li superò una fuoriserie nera che, a tutta velocità, inghiottì in un colpo solo altre due vetture e scomparve davanti ad un lungo camion.
Ci fu un lungo silenzio, rotto solamente dal monotono rumore del motore dell'auto. La strada ora proseguiva leggermente in salita. Sempre dritta. A Jim non piacevano le strade dritte, le trovava monotone e terribilmente noiose. Tuttavia in quella parte del paese era assai raro trovare strade che non fossero lunghi rettilinei, il cui asfalto era abbondantemente coperto da un sottile strato di sabbia. Ce la portava il vento caldo soffiante da ovest. Era così in tutte le stagioni, anche in inverno. L'unica differenza era la temperatura, che d'inverno era notevolmente più bassa che durante il resto dell'anno.
Erano partiti la mattina presto da Phoenix, dove Jim gestiva un piccolo negozio di elettrodomestici assieme al padre. Stava accompagnando Julie dai suoi genitori: non pensava che l'avrebbe rivista ancora, dopo quel giorno. La famiglia di Julie abitava a Henderson, un sobborgo poco a sud di Las Vegas. Erano circa trecento miglia e ci avrebbero impiegato quasi tutta la giornata. Dovevano percorrere la Highway US-93 per un centinaio di miglia, poi imboccare l'Interstate 40 nei pressi di Kingman e riprendere la US-93 che li avrebbe condotti fino a Las Vegas.
Da poco avevano lasciato Kingman dove si erano fermati per un veloce pranzo ad una stazione di servizio dell'I-40. Per tutto il viaggio Jim e Julie non si erano parlati, fino a quel momento.
“Perché ti comporti così?”, chiese Julie.
“Non mi lasci alternativa.”
“Se non fosse stato per te, non saremo dovuti arrivare a questo.”
“Oh, ma davvero?!”, esclamò Jim alzando le mani in aria. “Quindi adesso sarebbe colpa mia?!”
Sì e lo sai benissimo, disse Jim tra sé.
“Ascolta, Jim, ti parlerò con tutta franchezza. Sai cosa penso? Penso che in fin dei conti abbiamo passato dei bei momenti, i più belli di tutta la mia vita. E non lo dico per farti un piacere, lo dico davvero.”
Jim ascoltava senza dire una parola.
“Ci ho riflettuto a lungo in questi giorni”, riprese lei. “E sono arrivata ad una conclusione: noi non ci amavamo. Stavamo bene insieme, certo, ma non era amore quello tra noi. E se...”
“Parla per te”, la interruppe Jim. “Io ti amavo. Io...”
“Smettila”, irruppe Julie. “Non è vero. E' una cosa che ti dici da sempre ma alla fine non è vera. L'amore è un'altra cosa. Ora lo so.”
Jim controllò lo specchietto retrovisore per assicurarsi che non ci fosse nessuno dietro di loro. Mise entrambe le mani sul volante e premette a fondo il pedale del freno. La macchina si arrestò in un attimo nello stridere assordante dei pneumatici sull'asfalto.
Silenzio.
Li superò un camion. Poi un altro, e un altro ancora.
“Scendi. Ora”, disse Jim in tono risoluto guardando la strada. “Prendi la tua roba e scendi.”
“Cosa?”
“Hai capito. Scendi.”
Senza dire una parola, Julie prese le sue due valigie e la borsetta e, con le lacrime agli occhi, aprì lo sportello cigolante.
"E così è finita, eh?", chiese Julie. Ma non era una domanda per Jim. "E così sia. Addio Jim."
Jim non rispose e continuò a fissare la strada. Aspettò che Julie chiudesse lo sportello, poi ingranò la prima e partì facendo stridere le ruote. Fece una pericolosa inversione a “U” e sparì in una nuvola di polvere rossa.
Julie guardò il cartello stradale davanti a sé: Las Vegas 95 miglia.
La macchina filava veloce e l'aria calda del primo pomeriggio scompigliava i capelli a Julie. Si guardò allo specchietto della tendina parasole e sistemò il ciuffo sulla fronte, controllando anche la coda di cavallo. Non aveva l'aria felice, eppure avrebbe dovuto esserlo.
“Senti, ti puoi fermare per favore?”, chiese.
“E dove vuoi che mi fermi?”, rispose lui seccato.
“Qui.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Qui non ci si può fermare. E poi ci siamo appena fermati. Aspettiamo la prossima stazione di servizio.”
Lo odiava quando si comportava così.
“E fra quanto sarebbe?”
Queste domande lo infastidivano. “Trenta miglia.”
“Tanto lo sai, Jim, come andrà a finire questa storia.”
“E come finirà?”, chiese. “Cos'altro mi puoi fare? Eh? Cos'altro?”
“Oh smettila con questi discorsi”, rispose Julie. Stava fissando i cespugli muoversi veloci e cercava di immaginarsi un finale diverso. “Lo sai benissimo come finirà. È finita, Jim.”
“Lo so.”
Jim rispose in tutta franchezza. È vero, lo sapeva benissimo. E più volte, quella mattina, si era chiesto come avesse fatto a complicarsi la vita in quel modo. Aveva cercato di risalire la corrente degli eventi, di riprendere quel filo che da tempo, inavvertitamente, aveva perso.
"Non te l'ho chiesto io di accompagnarmi. Come al solito, hai voluto fare di testa tua."
“È che non mi ci abituo, Julie”, disse. “È difficile. Per te non lo è?”
Certo che lo era. “No”, mentì. “Non è né facile né difficile. E' semplicemente giusto.”
“Giusto? È questo quello che pensi?”, chiese lui.
“Sì. È giusto. Doveva andare così.”
E invece no. Proprio non doveva. Julie stava soffrendo, forse più di Jim. Si era aspettata troppo da uno come lui; si era immaginata una vita diversa, una storia con un finale diverso. Ma i finali non sono mai scritti prima della fine della storia.
“Dovresti proprio fermarti, Jim. Non puoi evitare l'inevitabile.”
“No, è vero. Ma lo posso posticipare.”
“Non servirà a niente. È solo una perdita di tempo. Dai, fermati”, insistette lei.
Li superò una fuoriserie nera che, a tutta velocità, inghiottì in un colpo solo altre due vetture e scomparve davanti ad un lungo camion.
Ci fu un lungo silenzio, rotto solamente dal monotono rumore del motore dell'auto. La strada ora proseguiva leggermente in salita. Sempre dritta. A Jim non piacevano le strade dritte, le trovava monotone e terribilmente noiose. Tuttavia in quella parte del paese era assai raro trovare strade che non fossero lunghi rettilinei, il cui asfalto era abbondantemente coperto da un sottile strato di sabbia. Ce la portava il vento caldo soffiante da ovest. Era così in tutte le stagioni, anche in inverno. L'unica differenza era la temperatura, che d'inverno era notevolmente più bassa che durante il resto dell'anno.
Erano partiti la mattina presto da Phoenix, dove Jim gestiva un piccolo negozio di elettrodomestici assieme al padre. Stava accompagnando Julie dai suoi genitori: non pensava che l'avrebbe rivista ancora, dopo quel giorno. La famiglia di Julie abitava a Henderson, un sobborgo poco a sud di Las Vegas. Erano circa trecento miglia e ci avrebbero impiegato quasi tutta la giornata. Dovevano percorrere la Highway US-93 per un centinaio di miglia, poi imboccare l'Interstate 40 nei pressi di Kingman e riprendere la US-93 che li avrebbe condotti fino a Las Vegas.
Da poco avevano lasciato Kingman dove si erano fermati per un veloce pranzo ad una stazione di servizio dell'I-40. Per tutto il viaggio Jim e Julie non si erano parlati, fino a quel momento.
“Perché ti comporti così?”, chiese Julie.
“Non mi lasci alternativa.”
“Se non fosse stato per te, non saremo dovuti arrivare a questo.”
“Oh, ma davvero?!”, esclamò Jim alzando le mani in aria. “Quindi adesso sarebbe colpa mia?!”
Sì e lo sai benissimo, disse Jim tra sé.
“Ascolta, Jim, ti parlerò con tutta franchezza. Sai cosa penso? Penso che in fin dei conti abbiamo passato dei bei momenti, i più belli di tutta la mia vita. E non lo dico per farti un piacere, lo dico davvero.”
Jim ascoltava senza dire una parola.
“Ci ho riflettuto a lungo in questi giorni”, riprese lei. “E sono arrivata ad una conclusione: noi non ci amavamo. Stavamo bene insieme, certo, ma non era amore quello tra noi. E se...”
“Parla per te”, la interruppe Jim. “Io ti amavo. Io...”
“Smettila”, irruppe Julie. “Non è vero. E' una cosa che ti dici da sempre ma alla fine non è vera. L'amore è un'altra cosa. Ora lo so.”
Jim controllò lo specchietto retrovisore per assicurarsi che non ci fosse nessuno dietro di loro. Mise entrambe le mani sul volante e premette a fondo il pedale del freno. La macchina si arrestò in un attimo nello stridere assordante dei pneumatici sull'asfalto.
Silenzio.
Li superò un camion. Poi un altro, e un altro ancora.
“Scendi. Ora”, disse Jim in tono risoluto guardando la strada. “Prendi la tua roba e scendi.”
“Cosa?”
“Hai capito. Scendi.”
Senza dire una parola, Julie prese le sue due valigie e la borsetta e, con le lacrime agli occhi, aprì lo sportello cigolante.
"E così è finita, eh?", chiese Julie. Ma non era una domanda per Jim. "E così sia. Addio Jim."
Jim non rispose e continuò a fissare la strada. Aspettò che Julie chiudesse lo sportello, poi ingranò la prima e partì facendo stridere le ruote. Fece una pericolosa inversione a “U” e sparì in una nuvola di polvere rossa.
Julie guardò il cartello stradale davanti a sé: Las Vegas 95 miglia.
5 commenti:
L'amore è un'altra cosa, dice lei. Mah, non lo so. Non credo che si possa dire se due si amavano dopo la fine della storia. Dopo intervengono tante cose che cambiano la visione della storia nel suo complesso, compresi i sentimenti. Certo, tutto si ridimensiona, e probabilmente la verità (onesta, dura, indigesta) viene a galla; ma questo non puoi saperlo, prima. E il fatto che dopo non ti sembri più amore non vuol dire che prima non lo fosse stato davvero. Forse sì, forse no: bisogna vedere caso per caso.
Spero di non averti confuso troppo le idee! ;)
Bè e invece lui capirà di aver fatto un grosso - e dico GROSSO - errore e così andrà a las vegas ad aspettarla e quando lei arriverà lui sarà lì e non si lasceranno mai più perche credetemi l'Amore trionfa. Sempre.
Dipende da cosa si intende per "amore": un sentimento personale o un insieme di esperienze ed emozioni che dipendono dall'altra persona?
C'è da rifeltterci.
Anonimo, non credo che lui andrà a Las Vegas per aspettarla. Al massimo andrà a Las Vegas e la aspetterà senza farsi vedere, perché vuole vedere dove è finito l'amore di lei per lui. Poi, se ne andrà in qualche squallido motel di periferia a passare la notte. Sarà ubriaco, molto probabilmente. E, altrettanto probabilmente, vomiterà.
Sì ma non è che adesso tutti quando hanno un problema si mettono a bere perchè non sanno come risolverlo, no?
E allora si rimbocchi le maniche il guidatore là, e si dia da fare per riconquistare o la morosa o la vita che ha rischiato di buttare, senza soste patetiche a piangersi addosso!
I problemi sono fatti per essere risolti o, meglio, si possono risolvere benissimo se solo si vuole, perdincibacco! :)
E se c'è sofferenza significa forse che l'Amore non è finito...
Però spesso lo si soffoca in nome di uno stupido orgoglio che impedisce di lasciarsi andare e vivere senza paura!
Siamo un po' dei bambini viziati abituati ad avere tutto e subito senza lottare, specialmente per quanto concerna la sfera sentimentale :)
Se chi crediamo di amare sembra mettere a repentaglio la nostra "libertà", il nostro modo di vivere scappiamo A GAMBE LEVATE e diciamo basta-non-mi-interessa, pensando che troveremo ben qualcuno (prima o poi) che non ci romperà le scatole più di tanto.
O no?
Ma Jim può farcela!
Anonimo, sono molto d'accordo. Certo, si può discutere sulle priorità, perché ognuno ha le sue: per qualcuno può essere più importante la libertà che un legame sentimentale; salvo poi trovare l'anima gemella e accettare di buon grado la perdita di libertà che deriva da quell'unione (lo dico non in senso negativo, ma come dato di fatto: stringere legami significa, per definizione, limitare la propria libertà). Ad ogni modo le tue sono sante parole.
In letteratura però (e il racconto di Dee è letteratura) le storie sono più interessanti quando il protagonista non ha questo tipo di saggezza; oppure quando ti viene raccontata l'acquisizione di quella saggezza, tramite ovviamente gli sbagli. Che in genere più esagerati sono e più sono interessanti da leggere (penso a Delitto e castigo...).
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