Allora, ragazzi, per ammazzare il tempo (e il mio inaspettato nonché dolorosissimo mal di schiena) ho fatto un giro per i vostri Shinystat, soffermandomi un po' nella sezione "Chiavi di ricerca". Diavolo, ci sono di quelle robe stra-mega-super-divertenti (le ho cerchiate di rosso e di verde). Partiamo dal mio.
Prima pagina:
Seconda pagina:
Terza pagina:
E adesso Filippo - prima pagina:
Seconda:
Terza:
Quarta:
E ora Sushi (della serie "Pochi ma buoni"):
Lascio a voi ogni commento anche se, a mio avviso, la migliore è quella nella terza pagina di Fili: non me ne frega + niente di quello che pensano di me, ma anche la passerò l'esame? non è da buttar via.
PS: da te, Gio, non ci sono - purtroppo - ricerche bizzarre.
venerdì 28 settembre 2007
Mi sento fortunato
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mercoledì 26 settembre 2007
Dre and Pac
Quindi nel 2001, anno del meritato diploma, decido che il rap mi piace proprio ed esce l'album dei D12, Devil's Night, lanciato con il singolo Purple Pills, seguito da Fight Music. Più tardi quell'estate come per miracolo trovo il cd di Dr. Dre, 2001, imbucato in una cesta in un centro commerciale a prezzo ridotto. Lo compro e finalmente realizzo il mio sogno. Arriviamo ai tempi dell'università dove, un nostra carissimo ex-compagno di nome Alberto ha la mia stessa passione e mi presta una quantità di cd, tra i quali:
- Eminem - The Slim Shady LP (io non ce l'avevo);
- 2Pac - Greatest Hits;
- Tutti quelli di Nas;
- Ja Rule - Venni Vetti Vecci;
- Dr. Dre - The Chronic,
Di quell'album sono da ascoltare (e da vedere): Fuck Wit Dre Day, Nuthin' But A "G" Thang, Deeez Nuuuts e Let Me Ride e, naturalmente, tutte le altre.
L'altro album, ovvero il greatest hits di 2Pac contiene, ovviamente, tutte le migliori canzoni in versione originale del grande Makaweli. Di tutte queste vi faccio vedere qui e subito quelle più belle (e sono anche le uniche di cui ci sia il video originale) partendo dal primo singolo pubblicato da Pac, ovvero Brenda's Got A Baby.
Piaciuta? Bene, adesso pappatevi Keep Ya Head Up.
Questa invece è Dear Mama.
Ain't Mad At Cha.
How Do You Want It.
E infine Changes. Nota: questo video, come quello di Dear Mama, sono stati girati dopo la morte di Pac. Ma sono brani autentici, scritti prima di fare quella fine.
Respect.
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domenica 23 settembre 2007
Altra serata, altro svacco
Ebbene, tutto comincia quando Gio mi chiama alle nove per chiedermi se facciamo qualcosa. In realtà dovevamo andare a cena fuori, ma Gio non è riuscito a liberarsi dal lavoro e così abbiamo optato per la classica serata alla cazzo. Dicevo, Gio mi chiama alle 21; io sento Jack: è dalla Lisa (cioè a duecento metri da casa mia) e ci sta per uscire. Gli dico di venire da me sulle 21.45, perché Gio ha detto che arriva a Mestre col bus sulle 22. Ovviamente Jack arriva alle 21.55, con quei canonici 10 minuti di ritardo. Comunque ci mettiamo in macchina e verso le 22.10 siamo di fronte all'ospedale Umberto I e, dopo poco, ci raggiunge Gio. Una volta in macchina, percorriamo via Circonvallazione e all'incrocio con via Piave ci piomba addosso con tutta la sua potenza la solita domanda: ma dove andiamo? Jack dice di girare a sinistra, Gio dice a destra e io vado dritto. Così mi viene in mente che da quelle parti abita un nostro ex-professore del liceo, così passiamo per di là ma, ovviamente, non c'è nessuno. Quindi siamo in via Trento e di nuovo il dubbio: destra o sinistra. Gio dice di andare per la stazione, ovvero a sinistra, e gli do ascolto. Tuttavia non sappiamo ancora cosa fare. Gio ripropone un posto che ormai è diventato un must ovvero l'aeroporto. A me viene in mente che, diavolo, attaccato all'aeroporto c'è il casinò Ca' Noghera. Fatta: andiamo al casinò. L'idea è di entrare con pochi soldi (portandosi ovviamente solo quelli) e fare qualche puntata da qualche parte: magari ci risolviamo la serata, non si sa mai. Quindi via sulla Triestina in direzione Ca' Noghera. Durante il tragitto si parla di robe varie che non destano particolare interesse, quand'ecco che un'auto sulla carreggiata opposta mi fa i fari. Ci sarà la polizia, penso. E infatti ci ferma una bella pattuglia della Finanza.
«Buona sera»
«Buona sera, patente e libretto prego»
Io faccio per dargli tutto il necessario quando l'agente, rivolgendosi a Gio, Jack e la Lisa dice:
«Voi avete qualche particolare esenzione che non portate la cintura di sicurezza?»
Ahi, qua sono cazzi..., penso. Gio risponde che se l'è appena slacciata quando io ho fermato la macchina. L'agente sembra crederci. Ma Jack e la Lisa non sanno dove arrampicarsi e farfugliano qualche parola incomprensibile.
«Non sapete che è obbligatorio mettere la cintura anche dietro?»
Loro due ancora farfugliano qualcosa e l'agente prende le mie carte e se ne va a fare il solito controllo. Io comunico ai partecipanti che se mi danno la multa, io non voglio saperne niente. Dopo qualche minuto l'agente ritorna e mi riconsegna le carte:
«Tutto a posto. Comunque è obbligatoria la cintura, anche dietro.»
Jack e la Lisa se la allacciano, chiedono umilmente scusa, io rimetto in ordine le carte e ripartiamo felici verso il casinò. La Lisa insiste in discorsi assurdi che non vale la pena ricordare (come ad esempio: ma perché ha fatto storie con la cintura? Scommetto che in nessuna di queste macchine ce l'hanno allacciata quelli dietro. Inutile spiegarle che 1) è obbligatoria quindi devono farti la multa se non ce l'hai (nel nostro caso per fortuna l'agente è stato MOLTO gentile) e 2) sono proprio i passeggeri seduti dietro a fare la fine peggiore se non hanno la cintura allacciata.) e finalmente arriviamo al casinò. Parcheggio in strada perché, ci scommetto, il parcheggio del casinò è a pagamento e ci precipitiamo con passo deciso all'interno dello stabile. Ad accoglierci è una bella Audi R8 e alcune guardie giurate. Scopriamo che l'ingresso costa 10 euro: in più ti devi portare qualche soldo per giocare, ovviamente. Io penso che, una volta nella vita, posso anche spendere 20 euro. E non è mica detto che li perdi tutti: magari non ne perdi affatto o, nel migliore dei casi, vinci anche qualcosa. Gio si trova d'accordo ma, come al solito, la Lisa fa storie e, al solito anche questo, Jack ci va dietro. Quindi, morale della favola, abbiamo rischiato un ritiro della patente per niente. Ma sono le 23 suonate e la domanda scatta ancora: dove andiamo? Nel mentre riflettiamo ripercorrendo la strada che ci riporta alla macchina, a Gio gli salta il matto e scavalca un piccolo fosso andando nel campo di pannocchie adiacente portandone via una. In macchina comincia a fare ipotesi astruse sull'origine delle pannocchie, del perché sono fatte a quel modo, perché hanno proprio quel numero di chicchi, eccetera. Nel frattempo siamo arrivati, nuovamente, al Warner di Marcon. Propongo alla Lisa di decidere, visto che è lei che fa storie: così, se decide lei, almeno sta buona. Dopo qualche giro a vuoto del Valecenter decide di andare a Mogliano al Big House e noi ringraziamo della celere scelta. Qualche minuto dopo siamo seduti ad un tavolo e chiacchieriamo di argomenti poco interessanti quali: lavoro versus università, ambizioni, soldi, i soldi non fanno la felicità, i sogni son desideri, bidibibodibibù, eccetera. Verso l'una e mezza pensiamo di prendere la strada per il ritorno e qualche decimo di secondo dopo siamo sotto casa della Lisa. Jack ha lasciato la macchina vicino a casa mia, ma non dalla Lisa, quindi, finalmente soli, siamo liberi di girovagare ancora. Mostro ai Soci dove ho scattato queste (1, 2) foto e ritorniamo alla macchina di Jack. Al che, lui estrae una macchina fotografica e iniziamo a farci foto stupide: sono le 2 passate e noi scattiamo con il flash a tutto spiano. Ottimo direi. Stiamo lì a parlare per quasi un'oretta di argomenti vari ma comincia a venir su freddo e le palpebre iniziano a calarsi misteriosamente da sole, merito forse del fatto che non c'è una luce nel raggio qualche centinaio di metri. Quindi verso le tre meno qualcosa ci lasciamo e io me ne torno a casa, dove vi arrivo 17 secondi dopo.
In foto: con i Soci e la pannocchia di Gio alle 2.30 di notte.
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venerdì 21 settembre 2007
Andar per campi
Ma come funziona un campo? Prendiamo ad esempio il campo elettrico. Supponete di avere a disposizione uno stanzone completamente vuoto; non c'è neppure l'aria: è proprio vuoto. Adesso supponete di avere una pinzetta quantistica e di riuscire a isolare un minuscolo elettrone e di metterlo al centro della stanza; abbiamo quindi uno stanzone vuoto con un bell'elettrone al suo interno. L'elettrone, essendo l'unica particella presente, non interagisce con niente e se ne sta lì bello tranquillo (se non considerate gli effetti quantistici che vedremo più avanti) dove l'avete messo. Provate adesso a inserire un altro elettrone e posizionatelo nelle vicinanze del primo: diavolo, vedrete i due elettroni schizzare via in direzioni opposte. Come ben sapete, essi si respingono. Ma cosa è successo realmente? Beh, il primo elettrone, quello che se ne stava beato e pacifico, crea un campo elettrico attorno a se: la sua carica è come se fosse distribuita nello spazio circostante con una legge inversamente proporzionale alla distanza dall'elettrone. Per questo vi ho detto di porre il secondo elettrone nelle vicinanze del primo: se lo mettevate dall'altro lato della stanza, non avrebbe avuto nessun effetto, o comunque qualcosa di davvero trascurabile. Ma quando il secondo elettrone si avvicina al primo, risente del suo campo elettrico. Ma anche il secondo elettrone ha un suo campo elettrico, giusto? Quindi, quando i due campi interagiscono, almeno classicamente, ciascun elettrone risente del campo dell'altro e l'effetto complessivo è quello della repulsione. E così avviene anche per due protoni e, in generale, per due cariche dello stesso segno. Due cariche di segno opposto, invece, si attraggono. Questo è il funzionamento, a grandi linee, di un campo elettrico classico. Vedremo la prossima volta qual'è la differenza fondamentale tra l'elettrodinamica classica e quella quantistica ed estenderemo questo metodo ad altri campi di forza quantistici.
Nella figura: interazione elettrica classica tra due cariche dello stesso segno. Le cariche sono le palline rosse, ovviamente, mentre le linee gialle si chiamano linee di campo e sono in ogni punto tangenti al campo elettrico.
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giovedì 20 settembre 2007
When I started this gangsta shit!
And this the motherfuckin thanks I get?
It's funny how time fly
I'm just havin fun, just watchin it fly by (the watcher)
Dr. Dre - The Watcher
Ottimo, vedo che vi prende bene la storia del rap dal mio punto di vista. Quindi ecco un altro post.
Purtroppo, la prima volta che sentii parlare di 2Pac fu nel 1999. Tuttavia non mi era nuovo questo nome e infatti scoprii cosa successe tre anni prima. Comunque, anche appreso questo, non sentivo la particolare necessità nell'ascolto dell'hip hop. Fate voi che fino al 2000, l'unico album rap che ho comprato è stato quello di Will Smith, Willennium. In effetti in quell'album, che a molti farà ridere, ci sono dei featuring con Lil' Kim (amica stretta di Biggie), con Eve (amica stretta di Dr. Dre), DJ Jazzy Jeff (colui che interpretava Jazz nella serie televisiva Il Principe di Bel-Air), Biz Markie (altra leggenda dell'hip hop) e altri personaggi di rilevo. E anche Willy non è male, visto che ha cominciato a fare musica ben prima di fare TV (ecco, vedetevi il video di Summertime) ed era conosciuto nell'ambiente col nome di The Fresh Prince (e da qui il nome alla serie TV). Comunque, non volevo parlare di Willy. Nel 1999, intanto, un altro personaggio di rilievo fece la sua entrata in scena con un album che destò scandalo: parlo di Eminem e del suo The Slim Shady LP. Lanciato con il singolo My Name Is, desta subito le ansie della gente con la splendida Guilty Conscience arricchita della collaborazione con l'amico/produttore Dr. Dre. Continua lo sbigottimento dei media quando esce il singolo Role Model, ma soprattutto quando fa la comparsa su MTV il video di Just Don't Give A Fuck. Mai, prima di Eminem, nessuno si sarebbe sognato di dire cose simili: certo, il rap, per sua natura, è una musica selvaggia e diretta. Ma si parlava sempre di ghetti, di polizia, di potere, di apartheid e cose così. Em è stato il primo a portare al grande pubblico le sofferenze (e le paranoie) di gente disadattata come lui. Nessuno si sarebbe mai sognato di cominciare una canzone con "Ciao, mi presento, sono Marshall Mathers e sono un alcolizzato". Comunque, guardatevi il video di I Don't Give A Fuck.
Quindi, dicevo, nel 1999 è uscito quest'album. Ma non ci ho dato importanza e ho comprato Californication degli RHCP. Comunque, finalmente arriviamo all'anno della svolta.
Anno 2000, ancora un nuovo album di Eminem. Cominciano a passare il singolo verso metà giugno e me ne innamoro: si intitola, lo ricorderete, The Real Slim Shady. Prodotto da Dr. Dre, come gran parte del disco, il pezzo subito scatena polveroni perché parla di Britney Spears, di Christina Aguilera e gente così. Ma il flow di Em è ineguagliabile e dopo aver ascoltato non so quante volte il singolo, compro il cd, The Marshall Mathers LP. Diavolo, canzoni come Stan (quel beat con il loop della canzone Thank You di Dido mi mandava in delirio, soprattutto il basso) [la tipa nel video è proprio Dido], The Way I Am (come complessità delle rime e dei testi non ha eguali), I'm Back (bellissimo beat) [non esiste il video ma ascoltatela lo stesso, almeno per il beat], Marshall Mathers (cupa da spavento) [come sopra], Under The Influence (con la collaborazione dei D12, cattivissima) [stessa cosa], Criminal (si commenta da sola) [versione corra live. Il tipo dietro con la maglia blu è Proof, morto l'anno scorso anche lui.] e la mia preferita, Bitch Please II, con le partecipazioni di Dr. Dre, Snoop Dogg, Xzibit e Nate Dogg. I più grandi. [Nel video mancano Snoop e Nate, ma è dal vivo, enjoy it]
Questo, quindi, è stato un po' il disco che mi ha fatto prendere il via con il rap. Durante l'estate vado per la prima volta a Parigi e lì il rap è particolarmente sentito: il reparto ad esso dedicato è circa dieci volte quello dei nostri negozi. Vengo a sapere che nel 1999 era anche uscito un album di Dr. Dre, il suo secondo album da solista. Si intitola 2001: ci sono featuring di Em, Xzibit, Nate Dogg, Snoop Dogg, Defari, Devin-The-Dude, Mary J. Blige, Kurupt e chi più ne ha più ne metta. Non lo compro, non ho abbastanza soldi. Poi, tornato in Italia non riesco a trovarlo ma "compro da internet, ve lo ricordate il mitico Napster?, alcune canzoni tra cui Forgot About Dre con Eminem e Still D.R.E.. E vi faccio vedere proprio questa. Ce ne sarebbero tante altre. Adesse che ci penso c'è tutto l'album da ascoltare con il volume al massimo. I subwoofer vi ringrazieranno. Vi lascio con questa splendida canzone e dal suo altrettanto splendido video: donne, macchine, hip hop, sole, mare. It'z tha West Coast, it'z Calishizzle!
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martedì 18 settembre 2007
Bang your head
E’ un microfono, un mc, un 1200, un Mpc, un Fat cap, man!
Bang ya head!!!
Le mie Nike, i miei Baggy, le mie tag, i vinili per la jam, man!
Bang ya head!!!
Un’altra canna, un altro cognac,un rappuso nel tuo cypha con la fotta,man!
Bang ya head!!!
Un nuovo banger nelle cuffie di un B-boy, è l’hiphop man, l’hip hop man, l’hip hop man!»
Bassi Maestro
Dopo gli Articolo 31 segue un periodo di riflessione, nel senso che compro varia robaccia, tra cui la colonna sonora di "Men In Black", un cd di Shola Ama (bello) e altre cose che non c'entrano con l'hip hop. Ma questo a causa della mancanza di fondi, ovvero, poche lire a disposizione (il denaro entrava nelle mie tasche se prendevo bei voti. Ma siccome non ne prendevo...). Tuttavia ricordo che il 1997 è stato un anno molto intenso: la morte di Notorious BIG a marzo provocò una serie di celebrazioni in tutto il mondo che condannavano le cosiddette rap wars, visto che a settembre 1996 un altro pilastro dell'hip hop morì a causa di diversi colpi di pistola: 2Pac. Comunque, si partiva con "I'll Be Missing You" di Puff Daddy con le partecipazioni della ex-moglie di BIG, Faith Evans, e di Sting. Da qui si passava a "Turn It Up" di Busta Rhymes (link nella sidebar), "Ghetto Supastar" di Pras (uno dei Fugees) con i featuring di Mya e ODB (morto anch'esso da un paio d'anni). Di quegli anni è anche l'album di Nas, "It Was Written", dove è contenuta la canzone "If I Ruled The World" con il featuring di Lauryn Hill (quella dei Fugees). Prima di farvela ascoltare, alcune parole su questo brano: si era in gita a Feltre, in prima superiore, nel maggio del '97 e un tizio di un'altra classe aveva quest'album. Noi maschi, così come le ragazze, eravamo tutti in uno stanzone e questo album suonava nottetempo. Ecco .
perché mi piace tuttora. Ma eccovela.
PS: la vera canzone comincia dopo un minuto circa.
Comunque, nel 1997 è uscito anche un grande album di Mariah Carey, Honey. Da questo vi faccio sentire la canzoncina che dà il titolo al cd, nella versione remix con i featuring di The Lox (Jadakiss e Styles P) e Mase. Da notare che questo brano è prodotto da Puff Daddy che si intravede nel video. Due parole su Puffy: molti oggi lo considerano un inetto, uno che è solo capace di far festa, spendere soldi di qua e di là, storie con donne e storie di vario genere. Ma dovete sapere che è stato lui a lanciare Biggie (a.k.a. Notorious BIG) e averne prodotto la maggior parte delle canzoni. Inoltre Sean "Puffy" Combs è un grande show-business-man e, a mio avviso, scrive e produce della roba valida. Forse non lo è l'ultimo album, Press Play, ma sicuramente fino al The Saga Continues ha fatto la storia del rap. E per provarvelo guardatevi il video di Biggie, Juicy, nella sidebar. Occhio a giudicare.
Beh, adesso ascoltatevi e godetevi la bella Mariah.
La prossima volta parleremo di Pac e di Biggie, di P. Diddy, di Snoop Dogg, di Dr. Dre, di Eminem e di come questa gente ha cambiato l'hip hop. Mostri, davvero.
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lunedì 17 settembre 2007
Il mio primo album
Il primo video che vi propongo è quello che mi ha fatto avvicinare al mondo dei 4/4, ovvero la splendida "Ready or not" dei Fugees. Due parole su questo brano: correva l'anno 1996 ed ero in campeggio a Cortina d'Ampezzo, quanto un amico - per altro più piccolo di me - entra nella mia tenda e dice "Oh, metti su questo", e mi mette nelle mani un cd con le facce di tre tipi e una scritta "Fugees - The Score". "Metti la 3", dice. Non ne ho potuto farne più a meno. Beh, adesso ascoltatela e alzate il volume: ne vale davvero la pena.
Visto che ci siete, ascoltate anche "FU-GEE-LA" e "Killing Me Softly". Diavolo, di quell'album ce ne sono di canzoni da ascoltare! Oltre a quelle appena citate ci sono: "How Many Mics", "The Score", "No woman no cry", "Manifest/Outro". Quanti ricordi. Bello. Niente da dire. A me l'hanno regalato quell'album: il mio primo vero album hip hop! E' un cimelio e consumato fino all'osso. Ma ogni volta che lo riascolto, diavolo, mi viene la pelle d'oca.
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domenica 16 settembre 2007
Questione di probabilità
Ma vediamo come Feynman rivoluzionò la QM dando vita alle teorie quantistiche di campo. Prendete il macchinario di prima e supponete di tappare un buco. Necessariamente gli elettroni passeranno tutti nell’altro; così avviene anche se tappate l’altro buco. Tuttavia, quando li apriamo entrambi, succede che l’elettrone che passa da una fenditura influenza quello che passa nell’altra: le due onde interferiscono tra loro e dove l’interferenza è positiva abbiamo un massimo nell’onda di probabilità (e quindi possiamo “localizzare” l’elettrone), altrimenti c’è un minimo e non troviamo nessun elettrone (in altre parole, la probabilità di trovarlo in quel punto è trascurabile). E questa è una cosa abbastanza strana, di per sé, figuriamoci cosa succederebbe se qualcuno dicesse che l’elettrone, prima di arrivare sul rivelatore, percorre tutte le traiettorie possibili simultaneamente per poi scegliere quella che più gli piace. Sì, avete capito bene: tutti i percorsi possibili. Feynman quindi assegna ad ogni traiettoria una probabilità (chiamata ampiezza di probabilità), e la probabilità che un elettrone arrivi in un punto preciso del rivelatore è data dalla somma su tutti i cammini possibili per arrivarci. In gergo questa somma si dice integrale di Feynman. Ma come conciliare questo fatto con la nostra esperienza, ovvero per gli oggetti macroscopici? Ebbene, anche per questo c’è una spiegazione: mentre per l’elettrone le probabilità di percorrere una traiettoria diversa da quella rettilinea sono sì piccole ma diverse, comunque, da zero, nel caso degli oggetti macroscopici le ampiezze di probabilità assegnate a ciascuna traiettoria fanno sì che si elidano tra di loro lasciando quella più probabile. Capiamo quindi che i due approcci, quello delle funzioni d’onda da una parte e la formulazione di Feynman dall’altra, sono perfettamente equivalenti dal punto di vista quantitativo, ma sono essenzialmente due modi diversi per capire come stanno le cose: in certe situazioni una o l’altra possono essere determinanti. E la formulazione di Feynman è determinante per la QFT, che cominceremo a vederla già dal prossimo post.
Intanto ecco un breve riassunto di quanto abbiamo detto fin qui sulla QM.
- La QM dice che sia la materia sia la luce sono costituite da unità discrete dette quanti. I quanti di luce sono i fotoni.
- A ciascuna particella è associata un’onda; il quadrato della funzione d’onda rappresenta la probabilità di trovare la particella in un certo punto dello spazio.
- Non si può determinare con precisione la traiettoria della particella dal punto di partenza a quello di destinazione: dobbiamo tenere conto di tutti i possibili cammini e sommarne le relative ampiezze di probabilità.
- Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci proibisce di sapere con precisione sia la velocità della particella sia la sua posizione. Inevitabilmente il processo di misurazione influenza una o l’altra grandezza.
- La QM è essenzialmente una teoria probabilistica: non sappiamo predire esattamente il verificarsi di un certo evento, ma possiamo dire solamente con quale probabilità l’evento ha la possibilità di avvenire.
- Per farci un’idea di come funziona il mondo microscopico dobbiamo abbandonare definitivamente ogni concetto classico e del senso comune e andare a considerare ogni ipotesi possibile (probabile).
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sabato 15 settembre 2007
Un Live
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giovedì 13 settembre 2007
Dannata indeterminazione!
Il secondo ingrediente della QM è stato introdotto negli anni ’30 da Werner Heisenberg il quale disse, sotto valide dimostrazioni matematiche, che non possiamo conoscere contemporaneamente la posizione di una particella, come l’elettrone, e la sua velocità. Gli esperimenti, ancora una volta, gli danno ragione. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha delle conseguenze importanti per
Nel prossimo post farò una sorta di riassunto per fissare alcuni concetti importanti che è bene ricordarsi per il proseguo della nostra, seppur effimera, trattazione.
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mercoledì 12 settembre 2007
Un giro dalle mie parti
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martedì 11 settembre 2007
lunedì 10 settembre 2007
Stranezze microscopiche
«La sola cosa che è certa è che la meccanica quantistica ci mostra senza ombra di dubbio che alcuni concetti basilari nel mondo macroscopico perdono ogni significato a livello atomico e subatomico.»
«Planck aveva compiuto un passo fondamentale. Ciò che convinse gli scienziati della bontà della sua teoria fu il fatto che questa era in straordinario accordo con i dati sperimentali. Bastava regolare un parametro della sua nuova equazione […]; si trattava del fattore di proporzionalità tra la frequenza di un’onda e il suo pacchetto minimo di energia. Planck ne calcolò il valore – oggi noto come costante di Planck – e scoprì che era minuscolo: […] implica che i pacchetti minimi d’energia sono altrettanto piccoli.»
«Planck non sapeva come giustificare la sua parcellizzazione dell’energia [ecco Filippo! NdA.]. […] Nel 1905 Einstein scoprì la chiave del mistero, e per questo fu insignito del premio Nobel nel 1921.»
«La sua idea arrivava da un’altra parte, in particolare dai suoi studi sul fenomeno noto come effetto fotoelettrico. [Quando la radiazione elettromagnetica colpisce alcuni metalli, questi emettono elettroni. NdA.] […] Studiando i dati sperimentali, Einstein ipotizzò che l’idea di Planck dei “pacchetti” fosse applicabile anche alla luce. Secondo la sua teoria, un raggio luminoso deve essere pensato come un fascio di particelle […]. Un elettrone fugge dalla superficie metallica se viene colpito da un fotone abbastanza carico di energia. […] La frequenza della luce, cioè il suo colore, determina la velocità degli elettroni emessi, mentre l’intensità luminosa ne regola il numero.»
«La luce ha proprietà sia corpuscolari sia ondulatorie. Nel mondo microscopico dobbiamo abbandonare il buon senso, che ci dice che un oggetto è un’onda oppure una particella, e contemplare la possibilità che sia entrambe le cose.»
«Nel 1923 un giovane francese di nobili origini, Louis de Broglie, gettò nella mischia quantistica una nuova idea […]. De Broglie ipotizzò che la dualità onda-particella non si dovesse applicare solo alla luce, ma anche alla materia. Il ragionamento era più o meno questo: la relatività ristretta aveva collegato la massa all’energia con la formula E = mc^2, mentre Planck ed Einstein avevano messo in relazione l’energia con la frequenza delle onde; combinando le due cose, si può pensare che anche la massa abbia una “incarnazione” ondulatoria. […] Così come la luce è un fenomeno ondulatorio che può essere descritto in modo ugualmente valido da una teoria particellare, un elettrone che è comunemente inteso come un particella potrebbe avere specularmente una descrizione altrettanto valida in termini di onde.»
«[Studiando i risultati dell’esperimento di Davisson e Germer, siamo portati a concludere che] ogni elettrone ha in sé una caratteristica ondulatoria, insieme con la consueta descrizione particellare.»
«Qui ci siamo concentrati sugli elettroni, ma esperimenti analoghi mostrano che tutta la materia si comporta a questo modo. […] Poiché la costante [di Planck] è minuscola, lo sono anche le lunghezze d’onda risultanti, se viste alla scala della nostra esperienza quotidiana; ecco perché la dualità si mostra solo con complesse investigazione del mondo microscopico.»
«Ma di cosa sono fatte queste onde? Erwin Schrödinger avanzò l’ipotesi che le onde fossero elettroni “spalmati”. […] Nel 1926 Max Born propose un’idea molto più raffinata di quella di Schrödinger […]. Ecco cosa dice: l’onda di un elettrone deve essere interpretata in termini probabilistici. La probabilità di trovare un elettrone in un certo posto dipende dall’ampiezza dell’onda associata.»
«La particella non è “spalmata” qua e là, ma esistono molti posti dove essa si potrebbe trovare con probabilità non nulla.»
«Pochi mesi dopo de Broglie, Schrödinger fece un passo decisivo in questa direzione trovando l’equazione che governa la forma e il comportamento delle onde di probabilità, o funzioni d’onda, come furono battezzate. […] L’universo della QM è sempre governato ad rigorosi formalismi matematici, che però ci possono dire solo la probabilità con cui un evento futuro potrà accadere, non quale sarà il futuro.»
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domenica 9 settembre 2007
La nascita della QM
Dunque, per spiegarvi ben bene
Anzi, farò così: vi porrò delle domande che forse vi siete fatti ma che non avete saputo dargli una risposta. Innanzitutto, la più ovvia: che cos’è la luce? Provate a pensarci: cosa mai potrà essere? Quando accendete la lampada del vostro salotto, vi siete mai chiesti come mai prima era scuro e adesso è chiaro? Certo, la risposta è: diavolo, è chiaro: ho acceso la luce! Sì, ma perché la luce fa luce e non fa, ad esempio, ancora più scuro? Perché non colora tutto, ad esempio, di rosso? E, visto che ci siamo, che cosa sono i colori? Sono tutte domande legittime, se non conoscete
Durante il XVIII secolo un certo Isaac Newton mise in evidenza la natura particellare della luce indagando i fenomeni di riflessione e rifrazione (la riflessione della luce e la sua rifrazione sono i tipici comportamenti delle particelle durante urti elastici e anelastici). Verso la seconda metà dell’800, con la scoperta dell’elettricità, si cominciarono ad effettuare degli esperimenti con luce artificiale per verificarne la vera natura. In particolare, un tipo chiamato Young dimostrò che, sotto certe condizioni, la luce si comportava come un’onda esibendo le ben conosciute figure di diffrazione e interferenza. Quindi, in alcuni casi la luce si dimostrava essere un’onda e altre volte, invece, sembrava essere costituita da particelle. E questo, per via dei risultati a cui tali esperimenti conducevano, è stato causa di un dibattito piuttosto accanito tra chi sosteneva che la luce fosse onde o particelle; si parlò pertanto di dualità onda-particella. Ma, come da sempre accade in Fisica, arrivò qualcuno che tagliò la testa al toro, dimostrando una volta per tutte che la luce è particelle: questo tizio risponde al nome di Max Planck. Quello che costui ha fatto è stato quello di prendere le equazioni che fino ad allora governavano la luce (quelle di Maxwell) e le altre onde elettromagnetiche (tipo i raggi X e gamma, gli ultravioletti e gli infrarossi, le microonde e le onde radio) e “modificarle” per rendere conto della loro natura particellare. Quello che è venuto fuori è la nota legge di corpo nero: la luce emessa dalle lampadine è approssimativamente descritta da questa legge fondamentale. In pratica, vi chiederete, cosa ha cambiato Planck? Ebbene, lui ha avanzato la geniale proposta che la luce viene trasmessa in pacchetti ben definiti: la luce emessa dalla vostra lampadina non è bianca e basta. Essa è bianca perché è la sovrapposizione di tanti di questi pacchetti, ognuno caratterizzato da un colore diverso. Ecco quindi che possiamo rispondere alla domanda “che cosa sono i colori?”. L’idea è estremamente semplice: se disponeste di uno strumento adatto (detto spettrografo) vi accorgereste che la luce della lampada è composta da tantissimi colori: c’è il rosso, il giallo, il verde, il blu e così via. Ogni colore fa parte di un ben preciso pacchetto, caratterizzato da alcune proprietà che lo distinguono dall’altro. Se pensate ad un’onda, parliamo della sua lunghezza d’onda. Se pensiamo ad una particella, parliamo della sua energia. Vedetela come volete, basta che abbiate capito il concetto: a seconda dell’energia di questi pacchetti, abbiamo un colore piuttosto che un altro. Pertanto, l’energia trasportata dalla luce è costituita da quantità discrete, dette appunto quanti di energia. In particolare, siccome ci sono anche altri tipi di quanti, come vedremo, quelli che portano luce si chiamano fotoni. Capite quindi la rivoluzione di Planck: questo qui ha spezzato le fondamenta della Fisica fino ad allora conosciuta dicendo che, almeno nel caso della luce, l’energia è quantizzata. Nasce in questo contesto
Non so se quanto ho detto qui lo sapevate già, amici non-fisici, ma, vi prego, ditemi se dico banalità che già conoscete: vi (mi) evitereste un sacco di post noiosi e potremmo, finalmente, occuparci della QFT.
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Etichette: amici non-fisici, domande non-banali, luce (non l'Istituro), QFT, QM
sabato 8 settembre 2007
Ma davvero è così?
Dunque, negli anni ’70 è stata fatta una riforma per la sanità negli USA: in pratica sono state istituite le compagnie assicurative sanitarie che permettono, a chi ne è cliente, di farsi curare senza spendere un dollaro. Sì, perché lì, a differenza nostra, non ci sono ospedali e strutture pubbliche (come le USL o USSL o ASL o come si chiamano) ma solo ospedali e cliniche private. Se non si è assicurati presso una di quelle compagnie, si rischia di pagare migliaia di dollari per far curare anche il più stupido dei mali. Sempre stando a ciò che dice Moore, questo sistema presenta delle grosse magagne: in primis il fatto che le compagnie assicurative fanno di tutto per abbassare i costi e aumentare i profitti, negando le cure anche a chi è assicurato. Eh sì, perché se fortunatamente riuscite a venire assicurati, non è detto che all’insorgere di una malattia possiate venire anche curati. (Apro qui una parentesi dicendo che – riporto sempre i dati forniti da Moore e lascerò a dopo i commenti – per poter essere assicurati, tra le altre cose, bisogna dimostrare di non aver avuto in passato malattie che possano compromettere la vostra salute. Oltre a malanni quali diabete, malattie contagiose eccetera, c’è una lista incredibilmente lunga di malattie pre-esistenti. Sembra che se a 5 anni ti è venuto un raffreddore, allora adesso non puoi venire assicurato.) Insomma, queste compagnie vanno a cercare il pelo nell’uovo nella vostra “storia clinica” e cercano di inchiappetarvi dove possibile. Moore sostiene che per questi motivi sono morte molte persone. Questo è quanto. Alcune riflessioni.
- Partendo dal fatto che non conosco i numeri e le statistiche e che probabilmente Moore ha gonfiato per mettere in rilievo queste problematiche, mi chiedo (sempre se è vero quello che Moore afferma) come la gente possa sopportare di vivere in questa maniera. Con l’idea che se ti ammali non sai né se guarisci e, peggio, neanche se puoi venire curato.
- Mi sembra strano, inoltre, che dopo trent’anni queste cose vengano fuori solo adesso. O meglio, mi chiedo come mai la gente non è scappata da qualche altra parte, viste le condizioni in cui, pare, deve vivere.
- Prendo un momentino le distanze da quanto espone Moore. Non per pareri politici, ma per un dato di fatto puro e semplice. Nel film ti vogliono far credere che, sotto il punto di vista sanitario, la vita negli USA è pessima. Posso anche crederci. Ma mi pare strano che tutta la popolazione statunitense soffra di questi (reali?) problemi. Nel film Moore si concentra su una decina di casi e dice che quando ha chiesto al popolo americano chi avesse riscontrato problemi con l’assistenza sanitaria, gli hanno risposto in trenta mila persone. Certo, è un bel numero in sé: ma non dobbiamo dimenticarci che negli USA ci abitano circa trecento milioni di persone. Capite bene che è solo lo 0.01% della popolazione. E l’altro 99.99%?
- Ma se disgraziatamente negli USA è così per davvero, mi viene da affermare senza nessuna ombra di dubbio che qui in Italia siamo in paradiso (nonostante ci vogliano un paio di mesi per farsi delle radiografie, almeno non si pagano centinaia di migliaia di euro).
NB: sottolineo ancora una volta che non voglio creare polemiche di carattere politico. Diavolo, così come io ho il diritto di farmi curare, anche gli altri ce l’hanno, indipendentemente se sono di destra, centro, sinistra o quant’altro. Spero che siate d’accordo con me su questo punto.
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mercoledì 5 settembre 2007
Alcune info
- Ho creato un nuovo account su Flickr.com che mi permette di inserire le foto che voglio e non è dello zio Bill. Purtroppo, però, non si possono creare più di tre set (tre gruppi di foto insomma) con l'account gratuito. Quindi, cosa mi consigliate di fare? Tengo quello dello zio Bill oppure vi arrangiate e vi guardate il tutto su quello nuovo? Ad ogni modo vi lascio l'indirizzo web per vederle. Questo. Ho utilizzato i 3 set a disposizione per le foto di Barcellona, Spagna e NYC. Ce ne sono anche altre, quelle della sezione "Amici & Co." del blog di MSN. Ditemi cosa preferite.
- Ho finito di studiare il libro di Struttura ma scommetto quello che volete che il prof. ha fatto almeno altri 4 argomenti. Si accettano scommesse su quali siano. Lui torna a Padova dopo il 10/09, quindi fino a quella data sono "disoccupato". Ecco perché mi diletto con le foto.
- Fra poco accompagno mio fratello ad un allenamento di basket in un paese che non so dove si trova. 'Mo guardo su Google Earth.
- C'era un'altra cosa che volevo dire ma me la sono scordata. Beh, a risentirci.
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martedì 4 settembre 2007
Una birra
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Etichette: un tipico post senza senso alcuno
domenica 2 settembre 2007
Uno contro uno
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