domenica 3 giugno 2007

Una serata a zonzo


Ormai, miei cari lettori, vi ho abituati ai racconti delle nostre serate-svacco in giro per l'entroterra veneziano. Questo è quanto successo sabato, ovvero ieri.

Ieri mi chiama Gio alle sette e mezza e senza neanche dirmi "ciao" mi fa:
- Ohi, dove andiamo sta sera?
- Non so - rispondo. - Tu cosa pensavi di fare?
- Non so. Hai sentito Jack? - chiede.
- No.
Poi la conversazione prosegue e alla fine ci diamo appuntamento sulle otto e quaranta circa sotto casa sua. Il cielo è grigio ma decidiamo lo stesso di fare un salto al Giacomuzzi, in Piazza. Ormai è il classico ritrovo del sabato. Arriviamo al bar sulle nove e con nostra eccessiva disperazione è chiuso. Guardiamo l'orario: 15.00 - 23.00. Ma come? Vabbè, ormai che siamo qua, facciamoci un giro, tanto per ingannare il tempo. Jack aveva detto che andava a mangiare fuori con la Lisa, ma non sappiamo bene dove. Vaghiamo un po' per il centro di Mestre, così, senza meta: attraversiamo la Piazza, ci buttiamo in Calle Legrenzi, attraversiamo via Carducci e giù per via Querini. Svoltiamo in via Cappuccina, su per via Brenta Vecchia, di nuovo in Piazza e ci dirigiamo al solito parcheggio dell'Ospedale dove ci aspetta la macchina. Qui la classica domanda: dove andiamo? Stiamo una ventina di minuti a scervellarci sulla nuova destinazione del sabato sera. Poi Gio se ne viene fuori con un paio di proposte, una delle quali è:
- E se andassimo all'aeroporto?
- Cosa? - chiedo, non convinto di aver capito bene.
- Ma sì, dai, all'aeroporto! - mi risponde, come se fosse la cosa più normale del mondo. - Andiamo là, chiacchieriamo un po' con la gente in partenza... cosa dici: ci facciamo un giro all'aeroporto?
La proposta è alquanto strana e ci penso su dieci secondi, al termine dei quali dico:
- Fatta: destinazione aeroporto Marco Polo.

Così prendiamo la macchina e via in tangenziale per l'aeroporto. Arriviamo, parcheggio e nella strada per la stazione degli aeromobili Gio vede una fila di carrelli per le valigie.
- Manco uomini se prendiamo un carrello - dice.
Non posso che essere d'accordo. In tal modo prandiamo questo carrello, io ci salgo sopra a mo' di galoppo con Gio che spinge e via.
L'aeroporto di Tessera è fatto così: al piano terra ci sono gli arrivi mentre al primo piano le partenze. Sebbene siano le dieci di sabato sera, c'è un discreto via vai di gente agli arrivi. Siccome siamo qui con il carrello, penso che sia opportuno fare un cartello con il nome di nessuno in particolare: Gio decide di scrivere Ms. Chirac. Appena alza sto foglio, la gente che esce dal ritiro bagagli lo guarda malissimo. Gio addirittura pensa bene di sventolare il foglio davanti ad una signora che, inorridita, se ne va dall'altra parte. Dopo una breve chiaccherata con un vecchio a proposito dei ritardi dei voli - diavolo, l'aereo da Madrid è atterrato già mezzora fa e ancora non si vedono i passeggeri - decidiamo di salire al primo piano per monitorare la situazione alle partenze. Ovviamente con il carrello alla mano. L'ascensore ci porta a destinazione e quando la porta si apre c'è il vuoto: luci bassissime, silenzio di tomba. Non c'è nessuno, a parte quelli delle pulizie che stanno spazzando la sala. Il tabellone delle partenze mostra che ci sono due voli che stanno per decollare, ma nessun passeggero è presente ai check-in. Vista la desolazione, torniamo giù agli arrivi - chissà che non sia arrivato sto volo - e siamo felici nel vedere tutta questa gente che va e viene. Notiamo che poco più in là c'è il bar e ne approfittiamo per gustarci un buon succo alla pera. Devo ammettere che era da tanto che non prendevo un succo alla pera e mi devo ricredere perché è straordinario. Dopo un po' arrivano le hostess e un paio di capitani di un qualche volo e ordinano una quantità di spritz al Campari. A due tavoli di distanza da noi è seduta una famigliola composta da madre, padre e figlia. La figlia non è male, fisicamente, e sta mangiando un gelato in un modo alquanto ambiguo. Qua ci scatta il video. E così è. Terminato il gelato, si alzano e scompaiono dalla nostra vista e io dico a Gio che, essendo ormai le unidici, sarebbe meglio avviarci verso la macchina. Infatti il via vai sta diminuendo e non atterreranno più aerei almeno fino a domani mattina, quindi decidiamo di sgombrare. Depositiamo il carrello all'interno dell'aeroporto, saliamo in macchina, e ovviamente la solita domanda la fa da padrona: dove andiamo?
Sono le undici e qualcosa e noi siamo in un parcheggio dell'aeroporto. Dico che a dieci minuti da qui c'è il Warner Village di Marcon e poniamo in lui tutte le nostre speranze della serata.
In men che non si dica siamo là. C'è un considerevole numero di persone, almeno stando alla quantità di macchine parcheggiate. Ci facciamo un giro per la sala giochi e Gio ripropone una sfida al Trivial Pursuit. Non posso che essere d'accordo. Nel videogioco di fianco a noi ci sono alcune ragazze carine che, per questo, ci fanno cannare la maggior parte delle risposte. Dopo quattro partite ci alziamo e ci dirigiamo vero il bar dove ordiniamo un succo alla mela, per Gio, e un prosecco, per me. Ce lo beviamo seduti di fronte alla pista da bowling dove sta giocando una coppia di fidanzatini. Penso che la ragazza assomigli vagamente ad una nostra ex-compagna di classe, ma evidentemente non ha le stesse caratteristiche fisiche che l'avevano resa celebre all'epoca, non so se mi spiego. Comunque, tra una limonata e l'altra, anche loro finiscono la partita e se ne vanno. E' mezzanotte e mezza e decidiamo di fare rotta verso casa: Gio si è alzato presto per andare a lavorare e la stessa sorte gli tocca domani, mentre io sono un po' provato da una giornata di studio. Tuttavia quel prosecco del Warner mi ha fatto un bruciore di stomaco maledetto e penso che devo mangiare qualcosa. Trovo quello che fa per me nel "Merda", uno di quei paninari che fanno panini tutta la notte. Prendo un kebab e il tizio mi chiede:

- Lo vuoi piccante?
- Sì, certo. Piccante, ovvio - rispondo. Accidenti a lui: il kebab più piccante che abbia mai mangiato.
Accompagno Gio a casa ma proprio sotto casa sua arriva una SMS di Jack che recita più o meno: "Si fa qualcosa o ognuno per conto suo?". Sono le una di notte e gli diciamo: "siamo da Gio, vieni qua". In realtà non siamo da Gio, ma proprio dietro casa sua. In pratica sulla strada di fronte ad un distributore automatico di sigarette e uno di preservativi. Dopo una decina di minuti arriva anche Jack e il trio si riunisce. Parliamo di cose varie, di tipe, di blog, di serate-svacco, di quello che abbiamo fatto io e Gio quella sera, ogni tanto arriva una puttana che scende da una macchina per chiederci se abbiamo da cambiare un euro perché deve comprare le sigarette e andiamo avanti così fino alle due. I discorsi cominciano a farsi confusi e il traffico di prostitute è davvero impressionante. Pensiamo che questo mondo sia uno schifo e che bisogna fare qualcosa. Gio dice che abbiamo perso il treno ma forse abbiamo ancora il bus. Jack dice che dovremmo spaccare il mondo e invece siamo qui a parlare a due passi dalle prostitute e i loro clienti. Io concordo con entrambi e dico che dobbiamo andare a dormire.

In foto: il Campanile di San Marco fatto con non so che materiale all'entrata dell'aeroporto Marco Polo di Tessera (che in gergo è VCE).

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Siete sicuri di essere normali?

Deezzle ha detto...

Sicuramente no.

Giovanni ha detto...

Per chi crede che per dei ragazzi di 24 anni non sia del tutto normale passare una serata in un aeroporto o starsene a parlare fino alle due di mattina in una strada vicino a delle prostitute, o addirittura cambiare loro delle monete per prendersi le sigarette, rispondo che IN PARTE è VERO ma che:

1_L’aeroporto è uno di quei non-luoghi che sanno trasmettere delle grosse emozioni. Ricordo che da piccolo i miei mi ci portavano per vedere decollare gli aerei e io sono cresciuto così…con il sogno di poter volare anch’io un giorno. In fondo l’importante è esserci all’aeroporto, anche se non si è in partenza, perché ti dia emozioni particolari.

2_La trovata del carrello e del cartello non era poi così male, e in fondo si hanno 24 anni solo una volta nella vita...Le nostre serate non sono così stupide come sembra.. con i miei amici mi divertirei ovunque, persino in aeroporto.

PS: Un'altra vittima del succo alla pera…sarà vera tendenza quest’estate?

Deezzle ha detto...

In effetti sono ancora una volta d'accordo. Sia chiaro: non sul fatto del succo alla pera. Diciamo che almeno una volta si può fare una serata così. Anzi, bisogna farla. Manco uomini se non la fate (a chi deve ancora farla).

Filippo il mulo ha detto...

Considerazioni personali:
1. Le serate strane sono alla lunga le piu' fighe perche' poi le puoi raccontare.
2. In generale e' figa la consapevolezza di stare facendo una cosa strana e fuori dal normale.
3. E' bella pure la consapevolezza del fatto che con tutte le cose che si possono fare nella vita uno passa il tempo a fare delle troiate. In questo modo si ricalca il fatto che quando si e' amici ci si diverte dovunque, e che certe cose possono succedere solo tra amici.
4. Il succo alla pera e' decisamente buono, ma migliora di gran lunga se prima di un bicchierino di succo alla pera si beve in sciata un bicchierino di rum. Il classico rum-e-pera, insomma.

Anonimo ha detto...

Secondo me si ha 24 anni parecchie volte nella vita, almeno 365 se come unità si usa il giono.

Filippo il mulo ha detto...

366 se e' un anno bisestile. Pero' bisogna fare attenzione perche' anno sidereo e anno solare sono leggermente diversi.

Giovanni ha detto...

Appunto, se l'anno solare ha una durata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi risulta più corto di circa 20 minuti e 25 secondi rispetto all'anno sidereo...tempo prezioso per raggiungere l'aereoporto dal centro di Mestre direi...

Deezzle ha detto...

Ben detto Gio. Quei venti minuti sono estremamente indispensabili. Anche se non basterebbero neanche quando ci si mette di mezzo il traffico.

Anonimo ha detto...

Ben detto Fili. Però se uno che ha 24 anni nel 2007, non essendo il 2006 bisestile, passa 365 giorni e o-piccoli da 24-enne. Se prendo i 365 giorni e trascuro gli o-piccoli, quindi diciamo che prendo la parte intera, ci sono 365 volte da 24-enne nella vita (quadretto colorato)

JaCk ha detto...

Prossima tappa: stazione dei treni portando un trolley completamente vuoto e dialogando con le persone sui ritardi cronici di Trenitalia sbuffando per giunta

io direi... MANCO OMINI