lunedì 30 aprile 2007

Fatti

Siccome è da una settimana che non scrivo su questo splendido blog, la gran parte di voi si sarà sicuramente chiesto cosa io abbia combinato in questi giorni. Ebbene, li riassumo nel seguente elenco.
- Martedì: sono rimasto a casa a studiare. Tormento interiore per scegliere l'argomento della tesina per il corso Fisica della Gravitazione. Sono andato a Martellago per la canonica ora e mezza di ripetizioni ai bocciasse di seconda superiore. Ho tenuto una breve lezione sulle equazioni di primo grado e ho focalizzato l'attenzione sul simbolo "=".
- Mercoledì: era festa, una bella giornata. Il Sole mi ha schiarito le idee: il titolo della mia tesina sarà "Transizioni di fase cosmologiche e inflazione". Quindi ho cominciato con la stesura del manoscritto. Arrivato a pagina 6, mi chiama Gio e mi invita a prendere uno spritz in Piazza. Purtroppo il bar che avevamo scelto era chiuso e siamo andati al solito. Ho raggiunto i miei in pizzeria da mio zio e ho mangiato una pizza con la porchetta.
- Giovedì: sono andato a lezione e sono arrivato in ritardo. Chicco ha detto 140 "essentially" in un'ora e venti. Con Ema e Sushi siamo andati in mensa e poi in aula informatica, poi abbiamo ordinato un paio di libri da Amazon.com, poi ho continuato la mia tesina, e alle sette e mezza ho preso il treno e sono tornato a casa.
- Venerdì: sono rimasto a casa per la stesura del manoscritto. Al pomeriggio sono andato ad allenare i bambini a minibasket ed è venuto Stefano che ha fatto lezione da solo, così io sono andato fin là per niente. La sera, svaccata, non avevo voglia di far nulla e mi sono guardato un film.
- Sabato: la mattina ho continuato la tesina, e il pomeriggio siamo andati a giocare in trasferta a Favaro Veneto. Abbiamo perso miserabilmente. Sushi mi invita a Padova, dice di sentire Uzzio per dettagli, Uzzio non ne sa nulla, lo dico a Sushi, lui dice "pacco al 98%", io rispondo "sì, pacco completo".
- Domenica: la mattina porto in soffitta qualche scattolone, continuo la tesina. Idem per il pomeriggio. Alle cinque Gio mi chiama: "andiamo al cine sta sera?". "Fatta", rispondo. Alle nove e mezza sono da lui e alle dieci siamo seduti in sala 4 per l'imperdibile Epic Movie. Stronzata. Ore mezzanotte e un quarto arrivo a casa e vado a letto.
- Oggi: mi sono svegliato alle nove e alle nove e mezza mi sono messo al PC per la solita tesina. Me la sto sognando anche di notte, a momenti. Sono arrivato a pagina venti e mi manca il capitolo sull'inflazione. Spero di finirla entro questa settimana. E intanto aspetto che Ema scriva quel post sull'Equivalenza.

lunedì 23 aprile 2007

Principio di Equivalenza Generalizzato

Avevo accennato, alcuni post fa, che vi avrei parlato del principio di equivalenza formulato con la simmetria di gauge. Come prima cosa è bene ricordare cosa intendiamo quando si parla di simmetria di gauge. Questo è un concetto molto importante, grazie al quale si possono formulare le teorie di campo in maniera semplice ed elegante. In natura esistono due grandi tipi di trasformazioni: quelle globali e quelle locali. Per trasformazione globale (anche se più avanti parlerò di invarianza per trasformazione) intendiamo una trasformazione di coordinate tale per cui il suo effetto si riperquote in tutti i punti dello spazio. Per trasformazione locale invece intendo una trasformazione che coinvolge una stretta cerchia di punti, lasciando gli altri invariati. Da queste definizione è chiaro che una teoria che sia invariante rispetto a trasformazioni globali, necessariamente non lo per trasformazioni locali. Tuttavia, introducendo nuovi campi di forza che interagiscono con le particelle originarie in un certo modo - e che trasformano anche in un certo modo sotto trasformazioni locali -, è possibile risptabilire una sorta di invarianza locale. Detto questo, vediamo cosa significa invarianza di gauge. Una trasformazione di gauge è tale per cui le equazioni che descrivono il campo (un qualsiasi campo) rimangono le stesse, a patto di introdurre un nuovo campo scalare. L'invarianza di gauge non è altro che un caso particolare di invarianza locale. Come esempio posso citare l'elettromagnetismo: esprimendo le equazioni di Maxwell servendoci del quadri-potenziale vettore, allora una opportuna trasformazione di tale quadri-vettore lascia inalterate tali equazioni, a patto di inserire nella trasformazione la derivata di un campo scalare. Questo si traduce in quella che si chiama invarianza di fase: le equazioni di Maxwell, sottoposte ad una trasformazione di gauge, rimangono le stesse a meno di una costante, la fase appunto. E' interessante il fatto che l'invarianza di gauge implica la conservazione della carica elettrica. Questo è un punto molto delicato e la sua dimostrazione è affatto semplice; mi limito quindi a dare il risultato. Un altro fatto interessante è che l'equazione d'onda di Schroedinger non è gauge-ivariante. La funzione d'onda cambia in una trasformazione di gauge; tuttavia l'equazione d'onda mantiene la stessa forma, con l'unica differenza che ora la funzione d'onda è quella trasformata. Questa proprietà si esprime dicendo che l'equazione d'onda è gauge-covariante. Non mi addentrerò nei dettagli, rimandando piuttosto a testi specifici.
Quello che mi premeva dire, comunque, era l'analogi tra il princpio di equivalenza e l'invarianza di gauge. Essendo quest'ultima un'invarianza locale, appare chiaro il fatto che esista un legame tra il principio di equivalenza - che si basa proprio sulle trasformazioni locali - e le teorie di gauge. In particolare è stata formulata una teoria di gauge della gravitazione, secondo cui i campi di interazione sono quelli gravitazionali. Di questo non ne parlerò, ma mi soffermo piuttosto sulla prima considerazione.
Non entrando nei dettagli vi dico che è possibile ottenere l'equazione del moto di una particella di massa (inerziale) m_i in uno spaziotempo curvo usando esclusivamente il principio di invarianza di gauge. D'altra parte, le equazioni del campo di Einstein contengono la massa gravitazionale (contenuta nel tensore energia-impulso). L'equivalenza tra le due masse implica che il campo gravitazionale sia descrivibile per mezzo dell'invarianza di gauge. Più precisamente, si può dimostrare il seguente enunciato:
E' sempre possibile effettuare una trasformazione di gauge locale in modo tale che, localmente (ovvero in ogni punto), il campo di gauge si annulla.
Tale enunciato prende il nome di principio di equivalenza generalizzato. Ci sto ancora riflettendo, quindi non vi so dare una valida spiegazione. Soprattutto per il fatto che l'analogia si basa sul principio che governa il Modello Standard che, come sappiamo, è sensibilmente diverso dalla Relatività Generale.
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Metterò, d'ora in avanti, anche una bibliografia minima da cui prendo spunto per questi post illuminanti.
- Aitchinson, I. J. R., Hey, A. J. G., Gauge Theories In Particle Physics (Graduate Student Series In Physics)
- Lyre, H., A Generalized Equivalence Principle, International Journal of Modern Physics (arXiv:gr-qc/0004054v2)
- Toussaint, M., Gauge Theory Of Gravity, Diploma Thesis (qui)

domenica 22 aprile 2007

Festa e oggi

Insomma, ieri siamo andati a questa festa. Una bella festa, dopo tutto. L'arrivo è stato un po' rocambolesco, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare sani e salvi. Inoltre siamo ritornati anche sani e salvi. Non dico chi c'era e chi non c'era, altrimenti dopo vengono fuori storie e a me le storie non piacciono. Cioè, non che non mi piacciano le storie in generale, diciamo che non mi piacciono quelle storie, non so se ci siamo capiti. Comunque, la festa non era poi così male: un sacco di gente, belle ragazze, ragazze grezze, ragazze grezze che volevano fare le fighe, ragazze fighe che facevano le grezze e tanti maschi, come al solito. La musica, come al solito anch'essa, alternava canzoni orecchiabili con spazzatura del tipo 50 Special dei Lunapop (e pensare che anni fa' (molti anni fa') sono anche andato a vedere un loro concerto a Udine (solamente perché un mio amico conosceva delle amiche eccetera)), ma si poteva anche resistere. Da bere è stato un po' un problema perché inizialmente c'era solo birra ma la spina non funzionava. Poi si sono dati una svegliata ed è arrivata anche l'altra roba. Tuttavia i cocktail erano da femminucce, per cui niente paura: niente balla. Alle femminucce però andava di lusso. Non ho visto ragazze ubriache, ma ce n'erano di molto allegre e spensierate. Per entrare mi hanno fatto un timbro rosso sul dorso della mano. Non mi è ancora andato via del tutto. Alle tre siamo usciti da questa festa e alle quattro ero a casa. Avevo fame e ho mangiato una merendina di una marca scadente che mi ha fatto bruciore di stomaco e ho visto l'alba aggrappato al cesso, senza alcun risultato per altro. Mi sono svegliato a mezzogiorno e mezzo di nuovo in gara. Ma in TV c'era la gara delle 250 (due e mezzo) e l'ho guardata in pigiama mangiando grissini e prosciutto. Alle due hanno fatto quella delle MotoGp e, come sanno tutti, Vale è arrivato decimo. Sono salito in camera e ho studiato un pochettino. Tra una cosa e l'altra si sono fatte le otto e abbiamo mangiato. Dopo cena ho tentato di guardare la prima parte di questo film (che mi pare di aver visto in TV tempo fa'), ma dopo quaranta minuti ho lasciato stare. E così sono venuto qua a scrivere questo post. Adesso, se vi può interessare, vado a nanna.

venerdì 20 aprile 2007

Imparare o giocare

Oggi ho imparato che è meglio non fare il grafico di quello che si è imparato. Cioè, non l'ho proprio imparato: me l'ha detto Sushi in un commento al post precedente. Saggia cosa, questa. Detto questo, adesso mi rimetterò a giochicchiare con Need. Certo, potrei vedere quella cosa sulla rinormalizzazione, oppure sul principio di equivalenza e le simmetrie di gauge, ma penso che farò una partitina a quel gioco. Anche perché sta sera non si esce, quindi non mi resta altro da fare che quello che ho appena detto. Ovviamente non giocherò tantissimo quindi più tardi non è da escludere che faccia una delle cose sopra elencate.

Potrei...

Un giorno dovrò raccontarvi della mensa Pio X e di tutti i personaggi che la popolano. Non adesso, perché fra una ventina di minuti devo scappare a casa per l'allenamento di minibasket dei miei bambini. Oppure dovrei raccontarvi degli allenamenti di minibasket. O delle partite di campionato. Oppure delle ripetizioni che faccio a dei ragazzi di prima e seconda liceo. Certe volte tirano fuori discorsi davvero assurdi, robe che non stanno né in cielo né in terra. Oppure potrei raccontarvi delle lezioni di Chicco che se uno non sa cosa fare durante un'ora e mezza della sua vita può benissimo seguire una delle sue lezioni. Hai così due vantaggi, oltre a quello di passarti un'ora e mezza a gratis: impari qualcosa di nuovo sui processi ad alta energia - se riesci a capire ciò che dice - e allo stesso tempo ti diverti abbastanza sentendo quella miriade di frasi sconnesse l'una dall'altra e quando sono connesse sono essenzialmente prive di senso. Insomma, potrei raccontarvi un sacco di cose, purtroppo però non ho tempo.
Pensavo a questa cosa prima, in mensa: sarebbe interessante se ogni sera o quasi scrivessi cosa ho imparato durante il giorno. Bisognerebbe fare poi un grafico con in ascissa i giorni della settimana e in ordinata il numero di cose imparate. Chissà come si distribuiscono: verrebbe da pensare che ci sia un picco durante i giorni infrasettimanali, essendoci le lezioni all'università. Tuttavia, se il weekend è significativo, secondo me è possibile pareggiare il conto se non superarlo addirittura.
Benissimo, adesso devo proprio andare ma ci risentiamo questa sera con l'angolo de "Oggi ho imparato...".
Ciao gente.

A pranzo

Ecco, lo sapevo. Era mezzogiorno e venti quando avevamo deciso di andare a mangiare. Poi, mentre stavamo facendo i bagagli, è arrivato lui e così siamo ancora qua dopo un'ora. Vi chiederete: lui chi è? Io non lo conosco molto bene, ma so che ho molta fame. Quindi sbrigati Ema, smettila di parlare con lui e andiamo a mangiare, te ne prego. Altrimenti mi vedo costretto a togliere la tua splendida citazione. E poi adesso è arrivata anche la Silvia e così si metterà a rompere per andare a mangiare. Oh, è arrivata anche la Sabrina. Che bello! Però adesso andiamo eh?

mercoledì 18 aprile 2007

Sulla Rinormalizzazione

Stavo per ripondere ai commenti dello scorso post, quando mi sono accorto che il contenuto del commento avrebbe potuto costituire un valido post. Filippo chiede come è possibile che le equazioni di Einstein non siano lineari mentre lo sono quelle di Maxwell e in genere, aggiungo io, quelle che descrivono il Modello Standard. La risposta a questa domanda credo che sia racchiusa in quella che si chiama la "rinormalizzazione" di una teoria. Mi spiego meglio. Le tre forze fondamentali possono essere unite in un unico quadro, come ben sapete voi tutti. Esse sono caratterizzate da costanti di accoppiamento che sono adimensionali. Sappiamo benissimo che \alpha_elettrica = 1/137, e così pure per \alpha_Weak e \alpha_Strong (ovviamente con diversi valori, anche se a dire il vero \alpha_W = 4 \alpha_el, per cui si parla di teoria elettrodebole). Questa adimensionalità non vale però nel caso della costante G. Per convincersene basta seguire questo semplice ragionamento. La legge di gravitazione di Newton, valida, lo ricordo, per masse puntiformi, è del tutto simile alla legge di Coulomb per l'elettrostatica. Si potrebbe interpretare come il limite non-relativistico dell'interazione di scambio (di tipo Yukawa), in cui il quanto di scambio (il cosiddetto gravitone) sia una particella priva di massa, come il fotone. Tuttavia il fatto che nella relazione di Newton appaiano le masse delle particelle pone serie difficoltà. Il perché è presto spiegato. Nel caso elettromagnetico, la teoria delle perturbazioni (che come tutti sanno descrive le interazioni tra particelle) può essere sviluppata in serie (sviluppo di Dyson) e il parametro che vi compare è il numero adimensionale \alpha_el (che chiamerò, d'ora in avanti, semplicemente \alpha). Esso è legato alla costante di accoppiamento e dalla solita \alpha = e^2/4[pigreco] = 1/137, in unità naturali. Con l'apparizione delle masse nell'equazione di Newton V(r) = -GmM/r, la costante G non è più adimensionale, anche nelle unità naturali. E' facile vedere che le dimensioni di G sono [energia] x [lunghezza] x [massa]^(-2). Poiché hc ha dimensioni di [energia] x [lunghezza], si trova che G/hc ha dimensioni di un inverso della massa al quadrato.
Cosa succede se tentiamo di sviluppare una teoria delle perturbazioni (seguendo ad esempio la strada di Feynman) per descrivere le interazioni tra i gravitoni? Sicuramente saprete che le multiple interazioni di scambio quantistiche sono date da integrali sul momento delle particelle virtuali scambiate (quello che prima chiamavo sviluppo di Dyson). Ora, mentre i momenti delle particelle che subiscono l'interazioni sono costretti a seguire i vincoli posti dai valori di laboratorio (ad esempio mi viene in mente l'energia iniziale delle particelle che collidono), nessun vincolo può essere applicato alle particelle virtuali. In merito a questa cosa vi ricordo, miei cari amici lettori, che il momento di un fotone virtuale, ad esempio, è fissato dalla conservazione del momento delle particelle interagenti, solo se viene scambiata una sola particella. Altrimenti bisogna applicare lo sviluppo di Dyson (ricordare ad esempio la teoria ABC svolta con il Pacca). Ne viene che gli integrali divergono quando i momenti delle particelle di scambio tendono all'infinito. Tuttavia, per quanto riguarda il Modello Standard, è possibile trovare un modo affinché i contributi allo sviluppo di Dyson restino finiti e calcolabili. Tale metodo è la cosiddetta rinormalizzazione. La gravitazione, ovviamente, non è rinormalizzabile. C'è infatti un interessante teorema sulla rinormalizzazione che dice che se la costante di accoppiamento ha dimensioni di una potenza inversa della massa, allora la teoria non è rinormalizzabile. Per quanto detto prima, la gravità fa parte di questa categoria di teorie.
Fatte queste premesse, appare chiaro, a mio avviso, che non è possibile formulare una teoria quantistica della gravità con le regole di quantizzazione conosciute. Esse portano ad infiniti nella teoria, e tutti sappiamo benissimo che gli infiniti sono delle brutte bestie. A questo proposito sono state formulate molte teorie che si propongono di risolvere il problema.
Qui troverete una lista di tali teorie. Io credo in particolar modo alla LQG. Comunque, vista la lunghezza di questo post, mi fermo qui, ma sono sempre disponibile per ulteriori chiarimenti e precisazioni.

martedì 17 aprile 2007

Precisazione

Volevo fare alcune precisazioni a proposito dell'approssimazione di masse puntiformi descritta qui. Tutto è emerso studiando l'approccio newtoniano per la derivazione delle equazioni di Friedmann. C'è un teorema, di Birkhoff, che asserisce che un campo gravitazionale a simmetria sferica nello spazio vuoto è statico e sempre descrivibile con la metrica di Schwarzschild, ovvero la metrica generata nello spazio vuoto da una massa puntiforme. Questa proprietà è molto simile al risultato ottenuto da Newton: esso si basa sull'applicazione del teorema di Gauss al campo gravitazionale. Nella versione newtoniana il campo gravitazionale all'esterno di un corpo a simmetria sferica è lo stesso del campo che avrebbe il corpo se tutta la sua massa fosse concentrata nel centro. Chiedo a questo punto l'aiuto di Ema per risolvere la questione: il campo gravitazionale dunque non dipende dalla densità di un corpo, ammessa la sua distribuzione perfettamente simmetrica e omogenea?

lunedì 16 aprile 2007

Engineers...

Sto giusto facendomi una cultura leggendo questo bel testo, quand'ecco che, nel passaggio da unità di misura SI alle unità naturali, arrivo a questa frase:
«It is perfectly okay for slow-moving creatures like engineers to be content with the SI units: m, s, kg.»
Non me ne vogliano gli ingegneri.

Clap Clap

Signori fate un applauso a Sushi: ha praticamente finito gli esami.

domenica 15 aprile 2007

Sul Principio di Equivalenza - II

E' giunto il momento di continuare il discorso cominciato qui a proposito del Principio di Equivalenza. Avevo detto che con il mio amico Ema siamo arrivati ad una conclusione piuttosto interessante, sviluppatasi da considerazioni teoriche e del tutto generali. Spiego brevemente di cosa si tratta.
Considerate innanzitutto un corpo, diciamo una sfera omogenea di un certo raggio e una certa massa. Essa crea attorno a sè, come abbiamo visto, un campo gravitazionale (GF), più o meno intenso a seconda del valore della propria massa. Supponiamo di mettere questa sfera in un luogo dello spazio in cui non siano presenti altri corpi, o per meglio dire, supponiamo che non sia soggetta ad alcun tipo di interazione (tranne ovviamente con il suo GF). Prendiamo adesso un'altra sfera, sempre omogenea, della stessa massa di quella precedente ma con raggio (e quindi densità) molto più piccolo. Collochiamola ad una distanza sufficiente affinché essa non interagisca con l'altra sfera. Quello che mi chiedo io è: il GF della seconda sfera è più o meno intenso? Qui, a mio avviso, sorgono alcuni problemi. Vi spiego cosa intendo. A rigor di logica la risposta è sì, il GF della sfera 2 è più intenso di quello della sfera 1. Facciamo però un passo indietro. Ho detto, nel post sopracitato, che l'intensità di un GF la possiamo misurare introducendo quella che si chiama massa di prova: a seconda di come questa viene attratta dal corpo che crea il campo essa risentirà di una forza (sempre attrattiva) diversa, che dipende dall'inverso (al quadrato) della sua distanza. Distanza, ecco il punto. Distanza da dove? Dal centro della sfera? Dalla sua superficie? La legge di Newton è valida in approssimazione di massa puntiforme. Possiamo assumere anche in questo caso tale approssimazione? Abbiamo a che fare con sfere perfettamente omogenee, lontane da qualsiasi altro corpo da non risentire di nessuna forza. Si potrebbe quindi assumere che esse siano masse puntiformi. Ma, essendo puntiformi, non ci dovrebbe essere differenza nelle intensità dei GF, in quanto la distribuzione di massa non li influenza. Sotto questo punto di vista è lecito supporre che i due GF abbiano la stessa intensità. Tuttavia se non ammettiamo l'approssimazione puntiforme, ma andiamo a vedere come la massa sia distribuita in un certo volume, allora in quel caso l'intensità dei due GF è diversa. Poniamoci in questo caso e cerchiamo di misurare l'intensità dei due GF: come possiamo fare? Ricordo che le sfere, infinitamente lontane tra di loro, non interagiscono con niente. Allora, io mi chiedo, qual è la grandezza che posso misurare direttamente? Il campo? La massa? Io rispondo: la massa. Quindi, in assenza di altri corpi, l'unica cosa di cui ha senso parlare è la massa. Una massa gravitazionale, ovviamente. Il campo è una conseguenza della presenza della massa in un determinato punto dello spazio. Pensandola relativisticamente, una massa incurva lo spazio (e il tempo, ma qui non ne parlerò). Questa curvatura è il campo gravitazionale. In assenza di masse cosa possiamo dire? Ha ancora senso parlare di spazio? So bene che queste sono domande che rischiano di diventare equivoche e di sconfinare in territori in cui la fisica ha ben pochi appigli. Resta comunque il dubbio, se ci pensate. Comunque, lasciando stare queste speculazioni e ritornando al nostro discorso, imponiamoci ora di voler misurare l'intensità del GF. A questo proposito dobbiamo per forza di cose introdurre una massa di prova unitaria. In base alla forza che essa risente è possibile raggiungere il nostro scopo. In tal caso, quindi, in base alla definizione data nel post precedente, è plausibile parlare di massa inerziale. Tuttavia una qualsiasi massa, seppur piccola, crea un proprio GF. In tal caso abbiamo l'interazione mutua dei due campi. Certo è che la massa della sfera che crea il campo che vogliamo misurare è molto più grande della massa di prova. Nondimeno la massa di prova attrae la sfera, in virtu del suo GF. Abbiamo quindi di fronte una specie di "principio di indeterminazione" per le masse: in assenza di massa l'unica quantità misurabile è la massa gravitazionale, ma esiste anche il GF, che non sappiamo però misurare. Per farlo ci occorre una massa di prova che introduce un altro GF: anche questo esercita una forza sulla massa precedente e possiamo parlare di massa inerziale. Ma cos'è questa massa inerziale? Possiamo avere massa inerziale quando siamo in presenza di una qualche forza:l'entità che si oppone al moto è detta massa inerziale. In questo caso noi abbiamo una forza, quella gravitazionale. Questa però non si oppone al moto: un GF è tanto più intenso quanto più grande è il valore della massa che crea il campo. Cosa dire dunque? Che le masse inerziale e gravitazionali sono uguali? Ma sono uguali davvero o è un caso del sistema di riferimento di cui facciamo uso? Inoltre, ha davvero senso parlare di massa inerziale? Cercherò, prossimamente, di dare una spiegazione del perché, secondo noi, la massa inerziale non esiste o meglio, non esistono sistemi inerziali.

Nel mentre

In televisione danno la gara di F1. Massa è partito in pole position, ed è ancora primo. Raikonnen invece è partito terzo, l'hanno superato, e adesso è di nuovo terzo. Questo gran premio è abbastanza monotono. Non monotòno, come le funzioni. Monòtono, nel senso di noioso. Cosa fare dunque? Ma certo! Ecco la grande idea: scrivere qualche cosa in questo mio nuovo blog!
Approfitto per fare un poca di pubblicità: il caro amico Filippo, finalmente, ha deciso di aprire un nuovo blog, ovviamente qui, su Blogger. Dico che ultimamente Google sta facendo affari con noialtri. Che dire? Bentornato Filippo, ovviamente.
Altra cosa: qualcuno, tipo Sushi, mi saprebbe dire come mettere in fondo alla pagina le statistiche di ShinyStat? Così, tanto per abbellire queste pagine web che la Rete mi mette a disposizione.
Avete notato la foto qui in destra? E' il ponte di Brooklyn. Ma cosa ci fa un tipico elemento east side in un blog chiamato The Real West? In effetti, non lo so. Ma mi piaceva la foto. Questo è indice del fatto che in testa io ho un po' di confusione.
Bene, vado a vedermi la fine del gran premio.

Studiando le PPT

Dunque, sto studiando i princìpi dell'ottica adattiva sulle PPT mostrateci a lezione. Ci sono alcune parti che proprio non capisco, nel senso che non riesco a capire il senso del discorso. Quindi guardo sui miei appunti per cercare di comprendere, in via del tutto generale per ora, il funzionamento di tali astrusi meccanismi. Ovviamente negli appunti c'è tutto tranne quello che mi serve. E' sempre così: quando si cerca una cosa si trova tutt'altro che quello che si va cercando. Ci sono profonde considerazioni che possono esser fatte su questo argomento. Tuttavia questa non è la sede né il momento adatto. Forse un giorno le scriverò. Per adesso mi limito a constatare il fatto che studiare sulle PPT è particolarmente fastidioso.

sabato 14 aprile 2007

Un nuovo blog: perché?

Eccoci qua, come ho detto poco fa a SushiJohn, c'era bisogno di un blog nuovo per me. E' arrivato il momento di fare dell'ordine in testa, e anche un po' in camera. Quindi eccoci qua, di nuovo a scrivere stronzate del più e del meno. C'è da dire che gli altri due blog li metterò in quarantena, quindi non sprecatevi neanche a vederli, state qui che vi conviene. Oddio, se proprio avete voglia di farvi due risate allora quello è il posto giusto, altrimenti no. I link ve li metto lo stesso, solo per i primi giorni che magari avete nostalgia dei vecchi tempi. Poi però i link verrano sostituiti da altri link e forse anche quelli nuovi verranno sostituiti. Insomma, una sostituzione dopo l'altra. E' così che va la vita: si tratta di sostituire il nuovo al vecchio, altrimenti non si va avanti. Ecco il perché della scelta di aprire un nuovo blog: dopo essermi fatto le ossa per quasi due anni su Libero, chiudo quel capitolo e ne apro uno nuovo. Perché non tengo solo quello dello zio Bill, vi chiederete? Beh, ci ho pensato su molto e sono giunto alla conclusione che è una copia di quello di Libero. E poi non ha l'opzione del paragrafo giustificato che io amo molto, oltre al fatto che per poter commentare qualcosa bisogna essere iscritti a MSN. Bene, spero che qui vi troverete bene e sia di vostro gradimento. Sono sempre io, Deezzle, e questa è Calishizzle.