Un altro esperimento digitale portato a termine con successo.
venerdì 30 maggio 2008
Color cut-out
Un altro esperimento digitale portato a termine con successo.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 21:45 12 commenti
Etichette: esperimenti digitali, fotografia, fotoritocco, photoshop
giovedì 29 maggio 2008
29 maggio
Scritto e prodotto da Deezzle alle 21:18 0 commenti
mercoledì 28 maggio 2008
NEW SHIT!!!
Scritto e prodotto da Deezzle alle 11:56 0 commenti
lunedì 26 maggio 2008
Sfortuna
Unfortunately, most human relationships are not covariant in time (and most certainly not invariant).
Scritto e prodotto da Deezzle alle 12:25 8 commenti
mercoledì 21 maggio 2008
Proprio un bel libro
Scritto e prodotto da Deezzle alle 18:15 18 commenti
Etichette: chiralità, fearful symmetry, fisica teorica, simmetria
martedì 20 maggio 2008
Untitled
Sta notte ti ho sognata. Eri bellissima, come non ti avevo mai vista prima. Ho aperto gli occhi e c'era solo il buio della mia stanza, il silenzio della mia vita.
Allora ti ho pensata. Ho realizzato, tutto quanto, d'improvviso. Il quadro era completo.
Così, deluso, ho richiuso gli occhi.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 14:27 7 commenti
lunedì 19 maggio 2008
Solo adesso capisco
La fotografia è altro, è arte, appunto. E all'arte non serve una scena speciale, un posto nuovo e sconosciuto; certo, a volte aiuta andare in un posto nuovo: si possono trovare punti di vista diversi, che gli abitanti del luogo magari non ci hanno neanche mai pensato o hanno fatto finta di non vedere. Questo meccanismo è difficile se applicato ai posti conosciuti, perché con l'andare del tempo siamo abituati a vedere quella chiesa, ad esempio, come un semplice edificio adibito a preghiera. E invece scommetto che se lo stesso luogo lo vedesse un estraneo – magari un fotografo – cambieremmo idea all'istante vedendo le sue foto. Non so se mi sono spiegato, ma secondo me è così.
Comunque, dicevo, più approfondisco e più scopro quanto lavoro ci sta dietro per un buono scatto. Ci sono un sacco di cose da valutare attentamente, la prima delle quali è la composizione, ovvero ciò che entrerà nella foto. Mio nonno mi diceva “la fotografia è quella che vedi nel mirino”. Niente di più vero: la foto finale non è quello che vediamo noi ma è quello che vede la fotocamera – sia che si parli di digitale, sia di pellicola. Un esempio? Le foto sono bidimensionali, mentre il mondo è tridimensionale. Quindi, soprattutto in fotografie di paesaggi, si deve trovare un qualche modo per far vedere questa cosa, per dare risalto alle tre dimensioni. E per far questo si deve giocare con lo spazio, con il tempo, con la luce. Ed è solo una delle altre mille cose da tenere a mente.
La conseguenza de “la fotografia è quella che vedi nel mirino” è il fatto che il fotografo deve trasmettere a chi guarda le sensazioni che l'hanno portato a scattare, a ritrarre, quel momento, quell'oggetto. Se ciò non accade non si può parlare di fotografia, io credo. Quindi comporre una foto non significa semplicemente inquadrare un oggetto o una scena e scattare; significa trovare il modo perché quell'oggetto o quella scena trasmetta qualcosa a chi la osserva. Alla luce di questo, è ovvio che il 99% dei miei scatti è, come dico, un insieme di scatti. Le mie foto non trasmettono niente, nessuna sensazione, perché quando le ho scattate non pensavo a questo, ma avevo una concezione diversa della fotografia. I miei scatti sono solamente un congelamento di istanti che, seppur interessanti, non dicono niente.
Oltre alla composizione bisogna anche fare in modo che l'emozione venga trasmessa in modo corretto. Ad esempio, se voglio immortalare un tramonto con un bel gioco di luci sulle nuvole, è ovvio che la foto risultante deve essere esposta correttamente, cioè non troppo chiara altrimenti i toni alti vengono bruciati, né troppo scura. Ho parlato di esposizione, ma potevo anche parlare di profondità di campo, di messa a fuoco e così via. Insomma, dietro un'emozione ci stanno tantissimi dettagli tecnici, parametri e impostazioni da controllare e aggiustare di volta in volta, a seconda delle condizioni di luce del luogo prescelto per lo scatto.
Come dicono i fotografi, “fotografare significa disegnare con la luce”: niente di più vero, ancora una volta. La luce è la nostra migliore amica e il nostro compito è guidarla dove noi vogliamo, come noi vogliamo.
In questo, il digitale offre possibilità molto più ampie della pellicola, soprattutto ai meno esperti. A pellicola, una volta scattato, non si può più tornare indietro: hai un solo scatto buono, non si sgarra. Al massimo ne hai 36, ma non di più. Poi, le regolazioni dei colori, contrasto, nitidezza, sensibilità eccetera sono vincolati alla pellicola in uso. Non puoi usare per uno scatto una pellicola, per un altro un'altra pellicola (lo puoi fare se hai diverse macchine a disposizione).
Con il digitale hai più margine di errore, sia in fase di scatto sia nella post-produzione. In fase di scatto puoi rivedere subito la foto e, se fa schifo, la butti e ricomponi; puoi inoltre regolare le impostazioni della fotocamera in modo preciso per ogni condizione di luce, senza dover cambiare macchina. Un enorme risparmio di tempo (e di soldi, visti anche i costi dei rullini e il loro sviluppo). Poi, in post-produzione, uno scatto mal riuscito è facilmente recuperabile con i moderni software di editing fotografico.
Insomma, ho soltanto scoperto la punta di un iceberg e sto apprestando ad sommergermi ed andare più a fondo. Mi scuso per questa mia fase monotematica che mi porta a parlare prevalentemente di questi argomenti e, pensandoci, forse è meglio che io apra un blog solo per questo genere di cose. Spero che il prossimo post sia per voi fonte di divertimento – se non lo è stato abbastanza questo famoso video.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 21:26 1 commenti
Etichette: monotematico fotografia hobby arte composizione foto
sabato 17 maggio 2008
Sperimentando...
Comunque, fortunatamente, sono riuscito a sperimentare qualcosa in questi giorni – parliamo di fotografia, ovviamente – e vado ad esporvi i risultati. Partiamo con la richiesta di qualche tempo fa di Sushi, che voleva una dimostrazione del fatto che il filtro polarizzatore elimina i riflessi “di te che fai la foto ad un vetro”. Ebbene, testando a fondo il filtro ho verificato che questo non succede, o meglio, non li elimina completamente. In particolare quando si fanno foto in controluce oppure con il sole alle spalle i riflessi non vengono eliminati. Solamente fotografando con il sole all'altezza delle spalle si ha il massimo effetto del filtro. Comunque, ritornando al discorso dei riflessi, vi faccio vedere queste foto (pessime, lo so, ma è tanto per capire l'effetto del filtro) scattate senza il sole.
La prima l'ho scattata senza filtro e si nota, infatti, il riflesso del copriletto:
L'altro test riguardava i riflessi sull'acqua, ma non ho foto molto interessanti da mostrarvi: vi basta sapere che effettivamente con il filtro non si vedono riflessi.
L'ultima cosa che ho sperimentato è relativa all'uso dello zoom ottico dell'obiettivo. In pratica, ponendo un tempo di posa non troppo corto (io ho usato ad esempio 1/40) è possibile ottenere degli effetti abbastanza carini semplicemente ruotando lo zoom dell'obiettivo, effetti come quello della fotografia sottostante:
Saluti.
UPDATE: in tema di sperimentazioni, beccatevi sto video.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 16:39 6 commenti
martedì 13 maggio 2008
Principio di gauge in QCD
Detto questo, adesso devo riportare la vostra delicata memoria sulle trasformazioni di gauge. So che sono cose che ho scritto un sacco di tempo fa, però servono molto. In particolare serve il principio di gauge che è una sorta di principio di equivalenza (e anche qui dovreste ricordare il mio post sul principio di equivalenza generalizzato). Tale principio sostiene che è praticamente impossibile distinguere lo stato di una particella descritto come interazione di essa con un campo e lo stesso stato descritto come moto libero della particella con un cambiamento locale nella fase della sua funzione d'onda. So che a prima vista può sembrare arabo, soprattutto agli amici non-fisici, ma se ci pensate bene non lo è. Ora, non sto a spiegare questo fatto, che lo si trova ovunque in letteratura, piuttosto al suo legame con la QCD.
Il discorso qui si fa tortuoso ma spero comunque che si riesca a capire almeno l'idea di fondo. Partiamo con il caso più semplice delle interazioni tra fermioni e luce, descritte dalla QED. Le trasformazioni di gauge della QED obbediscono alla simmetria U(1), cioè l'equazione d'onda di una particella libera rimane la stessa se ruotata di una certa fase. Abbiamo quindi un solo parametro libero, ovvero la fase della funzione d'onda della particella che può variare in modo da mantenere invariata la forma dell'equazione d'onda (è quello che si diceva a proposito della covarianza dell'equazione di Schrödinger). Le trasformazioni U(1) sono abeliane, nel senso che non c'è differenza rispetto all'ordine in cui opero le rotazioni (ricordo infatti che un cambiamento di fase matematicamente si traduce nell'introduzione di un termine esponenziale nella funzione d'onda, dove l'esponente, a parte qualche fattore moltiplicativo, è la fase). L'invarianza, o meglio covarianza, della QED rispetto a queste trasformazioni è espressa dalla derivata covariante, che contiene implicitamente la simmetria U(1) dei campi di gauge dei fotoni.
Per le interazioni forti le cose si complicano, in quanto i colori sono tre. Mentre prima avevamo un solo parametro libero su cui poter operare, adesso ne abbiamo tre. La conseguenza è che le rotazioni in questo spazio tridimensionale, detto interno, non sono più indifferenti all'ordine in cui le si effettua, ma dipendono fortemente da questo. Si parla cioè di trasformazioni non-abeliane. Analogamente a quanto si fa in QED, anche in QCD si sfrutta il principio di gauge e si introduce una nuova derivata covariante, la quale, adesso, deve rispettare la simmetria giusta, non più la semplice U(1). Tale simmetria è la famosa SU(3) che entra nella derivata di gauge tramite i generatori del gruppo. Se si fanno i calcoli, la proprietà di non-commutatività di queste matrici (che non c'era nella QED perché il gruppo U(1) è commutativo) fa sì che compaia un termine aggiuntivo nella trasformazione dei campi di gauge che, ora, non è più uno solo – quello elettromagnetico, cioè il fotone – ma sono otto, corrispondenti cioè al numero dei generatori indipendenti del SU(3).
Questo termine aggiuntivo è composto da campi di gauge, i gluoni, e quindi descrive fisicamente le auto-interazioni dei gluoni, possibili sono in QCD e dovute alla non-commutatività del gruppo dei colori.
Tale auto interazione è la presunta causa della proprietà di libertà asintotica dei quark. Questa proprietà, caratteristica ancora una volta soltanto delle interazioni forti, stabilisce che la costante di accoppiamento forte è inversamente proporzionale al quadri-impulso scambiato tra due quark, cioè in pratica alla loro energia. Una costante che non è affatto costante, insomma. E poiché minore è la costante minore è l'accoppiamento, se ne deduce che l'accoppiamento-zero avviene asitoticamente per energie infinite, da qui il termine libertà asintotica. Ora, il motivo di questa asintoticità può essere ricercato nelle auto-interazioni continue dei gluoni che, di fatto, impediscono lo scambio di quark liberi. Tuttavia non è così semplice risolvere questo problema e un modo per farlo è costituito da una variante della QCD 'classica', detta “QCD su reticolo” (in inglese lattice QCD): in poche parole il campo viene quantizzato assumendo che lo spazio sia diviso in griglie, i reticoli, e su questo si costruiscono i campi di gauge dei gluoni. Dicono che questo modo di trattare le cose fornisce la spiegazione cercata per la libertà asintotica dei quark. Ovviamente questi non sono argomenti alla mia portata, quindi davvero non se so di più.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 11:23 8 commenti
Etichette: fisica teorica, gluoni, libertà asintotica, QCD, QED, QFT, simmetria, SU(3)
domenica 11 maggio 2008
10.5.2
Ecco perché ho deciso di passare a Mac OS X 10.5.2, in arte Leopard.
sabato 10 maggio 2008
Updates
Inoltre da qualche giorno è uscita anche la nuova versione di Messenger per Mac, aggiornato alla versione 7.0. Le novità rispetto alla precedente versione sono pressoché inesistenti, eccezion fatta per la possibilità di modificare i nicknames dei contatti, un’icona abbastanza bruttina e altre cose di poco conto. Manca ancora l’implementazione della video/audio chat.
Anche il Gimp è stato aggiornato alla versione 2.4.5, ma anche qui le migliorie sono da attribuire alla correzione di alcuni bug della versione precedente.
Preso dalla foga degli aggiornamenti, ho installato anche le nuove versioni dei programmi di post produzione fotografica della Canon, compresi nella confezione della 350D. In particolare si tratta di Image Browser e Digita Photo Professional, quest’ultimo molto efficace per modificare le immagini RAW. Anche PhotoShop è in grado di farlo, ovviamente, ma il programmino Canon RAW Image Task è particolarmente funzionale e veloce.
Ho inoltre fatto una bella pulizia di tutta la robaccia che avevo installata che non serviva a niente, tipo i programmi che installi perché a prima vista ti sembrano una figata della serie “ma come ho fatto a stare senza finora?” e poi ti accorgi che li hai usati solo una volta e forse neanche quella. Quindi via nel cestino un sacco di applicazioni “doppie”, tipo Skim per leggere i PDF - personalmente mi trovo meglio con il classico Adobe Reader aggiornato anch’esso all’ultima versione, cioè alla 8.1.2.
Ah, last but not least, quelli di Gmail hanno aggiornato anche la versione italiana alla 2.0, così adesso funziona tutto anche su Safari, mentre prima mi vedevo costretto ad usare la versione inglese o Firefox. Tuttavia a me piace di più Safari, anche perché adesso è uscita la versione 3.1 che è molto veloce, un vero passo in avanti rispetto a Firefox che sarà anche compatibile con tutti i siti web ma è molto lento sia all’avvio sia durante la navigazione.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 11:37 6 commenti
Etichette: aggiornamenti, iWork, Mac, neooffice, Office, programmi che non usi ma occupano spazio per niente, update
giovedì 8 maggio 2008
Il cinque di giugno
Scritto e prodotto da Deezzle alle 21:40 3 commenti
mercoledì 7 maggio 2008
Scritto e prodotto da Deezzle alle 19:47 1 commenti
domenica 4 maggio 2008
Prove col filtro
La luce, il cui nome alternativo è "onda elettromagnetica", presenta un grado di libertà detto polarizzazione. Le onde elettromagnetiche sono praticamente formate da due componenti: una elettrica e l'altra magnetica, come si può facilmente indovinare dal nome, e tra di loro formano un angolo di 90 gradi. Queste componenti oscillano e, man mano che l'onda si propaga, formano ciascuna di esse un piano su cui in ogni istante è possibile individuare separatamente il vettore campo elettrico e il vettore campo magnetico, come si vede in questa figura. Questo piano, nel caso del campo elettrico, è detto piano di polarizzazione. Il caso in figura è il più semplice possibile, in quanto il vettore del campo elettrico oscilla sempre in un piano. Può però accadere che l'oscillazione del vettore campo elettrico non resti confinata in un piano ma, ad esempio, assume valori diversi in punti diversi. Può quindi avvenire che il vettore campo elettrico, mentre oscilla, descriva figure geometriche quali cerchi, ellissi e altre cose del genere. Se forma un cerchio, si parla di polarizzazione circolare.
La luce Solare non ha una polarizzazione predefinita, e quindi il piano di polarizzazione può cambiare continuamente, variando di punto in punto a seconda delle condizioni (ad esempio, a seconda che la luce si propaghi in aria, acqua, vetro eccetera; insomma, a seconda del mezzo). Ne risulta che molte volte nelle foto sono presenti riflessi, i colori non sono bene saturi ma sono "sfumati", eccetera.
Il filtro polarizzatore cosa fa? In pratica esso è costituito da una serie di "lamelle" microscopiche che fungono da fenditure: esse lasciano passare solo un tipo di luce, a seconda del piano di polarizzazione. Ne consegue che esistono vari tipi di filtri, a seconda della polarizzazione.
Io ho preso il polarizzatore circolare ed è costituito da due lenti: su una c'è il filtro vero e proprio ed è possibile ruotarla, l'altra è un comune vetro. Ruotando il filtro cambia il piano di polarizzazione e cambia, di conseguenza, la quantità di luce che entra.
Quindi veniamo alle mie prove di ieri. Per l'occorrenza mi sono recato sulle belle alture vicino a Montebelluna, a una decina di chilometri circa da Valdobbiadene. In particolare nella località denominata Mercato Vecchio. Ecco due esempi della differenza tra foto con o senza filtro.
Un bilancio? Sicuramente un valido acquisto. Adesso non mi resta che sperimentare con vari angoli del piano di polarizzazione.
Scritto e prodotto da Deezzle alle 16:38 4 commenti
sabato 3 maggio 2008
Night photowalk
Scritto e prodotto da Deezzle alle 12:20 0 commenti
Premiazioni
Scritto e prodotto da Deezzle alle 11:52 1 commenti