sabato 8 settembre 2007

Ma davvero è così?

In quanto segue farò una riflessione che non riguarda le mie idee politiche. Tutto parte da giovedì, quando Gio mi ordina di accompagnarlo a vedere il film “Sicko” di Michael Moore. Ora, la mia idea di cinema (inteso come edificio) si basa sul fatto che un film visto al cinema deve suscitare emozioni più forti di quando si vede un film alla TV. So che non sarete d’accordo, ma, cosa volete, io la penso così. Quindi io non sarei mai andato a vedere quel film di mia spontanea volontà, né nessun altro film che non contenga un esagerato uso di effetti speciali. Ma Gio mi ha tanto stressato la vita che alla fine, da buon amico, l’ho accompagnato. Siccome è un film-documentario, privo di trama, dico di che cosa parla per poi fare alcune riflessioni. Segue quindi la descrizione del film senza pareri di carattere politico: riferisco ciò che riferisce il film (che tuttavia rappresenta spiccatamente una parte politica, la solita).
Dunque, negli anni ’70 è stata fatta una riforma per la sanità negli USA: in pratica sono state istituite le compagnie assicurative sanitarie che permettono, a chi ne è cliente, di farsi curare senza spendere un dollaro. Sì, perché lì, a differenza nostra, non ci sono ospedali e strutture pubbliche (come le USL o USSL o ASL o come si chiamano) ma solo ospedali e cliniche private. Se non si è assicurati presso una di quelle compagnie, si rischia di pagare migliaia di dollari per far curare anche il più stupido dei mali. Sempre stando a ciò che dice Moore, questo sistema presenta delle grosse magagne: in primis il fatto che le compagnie assicurative fanno di tutto per abbassare i costi e aumentare i profitti, negando le cure anche a chi è assicurato. Eh sì, perché se fortunatamente riuscite a venire assicurati, non è detto che all’insorgere di una malattia possiate venire anche curati. (Apro qui una parentesi dicendo che – riporto sempre i dati forniti da Moore e lascerò a dopo i commenti – per poter essere assicurati, tra le altre cose, bisogna dimostrare di non aver avuto in passato malattie che possano compromettere la vostra salute. Oltre a malanni quali diabete, malattie contagiose eccetera, c’è una lista incredibilmente lunga di malattie pre-esistenti. Sembra che se a 5 anni ti è venuto un raffreddore, allora adesso non puoi venire assicurato.) Insomma, queste compagnie vanno a cercare il pelo nell’uovo nella vostra “storia clinica” e cercano di inchiappetarvi dove possibile. Moore sostiene che per questi motivi sono morte molte persone. Questo è quanto. Alcune riflessioni.
  • Partendo dal fatto che non conosco i numeri e le statistiche e che probabilmente Moore ha gonfiato per mettere in rilievo queste problematiche, mi chiedo (sempre se è vero quello che Moore afferma) come la gente possa sopportare di vivere in questa maniera. Con l’idea che se ti ammali non sai né se guarisci e, peggio, neanche se puoi venire curato.
  • Mi sembra strano, inoltre, che dopo trent’anni queste cose vengano fuori solo adesso. O meglio, mi chiedo come mai la gente non è scappata da qualche altra parte, viste le condizioni in cui, pare, deve vivere.
  • Prendo un momentino le distanze da quanto espone Moore. Non per pareri politici, ma per un dato di fatto puro e semplice. Nel film ti vogliono far credere che, sotto il punto di vista sanitario, la vita negli USA è pessima. Posso anche crederci. Ma mi pare strano che tutta la popolazione statunitense soffra di questi (reali?) problemi. Nel film Moore si concentra su una decina di casi e dice che quando ha chiesto al popolo americano chi avesse riscontrato problemi con l’assistenza sanitaria, gli hanno risposto in trenta mila persone. Certo, è un bel numero in sé: ma non dobbiamo dimenticarci che negli USA ci abitano circa trecento milioni di persone. Capite bene che è solo lo 0.01% della popolazione. E l’altro 99.99%?
  • Ma se disgraziatamente negli USA è così per davvero, mi viene da affermare senza nessuna ombra di dubbio che qui in Italia siamo in paradiso (nonostante ci vogliano un paio di mesi per farsi delle radiografie, almeno non si pagano centinaia di migliaia di euro).
Che ne pensate?

NB: sottolineo ancora una volta che non voglio creare polemiche di carattere politico. Diavolo, così come io ho il diritto di farmi curare, anche gli altri ce l’hanno, indipendentemente se sono di destra, centro, sinistra o quant’altro. Spero che siate d’accordo con me su questo punto.

6 commenti:

sushi john ha detto...

- posto che sì Moore ha sicuramente pompato la cosa, la situazione è comunque infame, anche se fosse solo lo 0.01% della popolazione.
- è difficile assumere dei comportamenti etici quando ci sono di mezzo guadagni massicci.
- fra qualche decina di anni si dirà: "ma come mai in Italia la gente restava nelle città dove c'erano migliaia di veicoli che bruciavano combustibli fossili che sono altamente cancerogeni? ma erano scemi?". è solo questione di abitudine. se la situazione è la norma allora uno nn ci fa poi tanto caso.
- peccato nel documentario nn parla dell'Italia, così era possibile un confronto x vedere se Moore esagerava per esempio quando descriveva la Francia.
- il primo che prova a privatizzare la sanità lo impaliamo.

Giovanni ha detto...

Carissimo amico,
piuttosto che mettere in dubbio le percentuali presentate dal regista, il cui documentario ha riscosso molto successo al livello internazionale, cercherei di concentrarmi sulle dinamiche del sistema sanitario americano.
Nel film Moore afferma che su 300 milioni di americani sono solo 50 quelli sprovvisti di un’assicurazione sanitaria, purtroppo a nessuno importa veramente di queste persone in quanto costituiscono il gradino più basso della società.
Purtroppo da quel poco che so, il sistema sanitario non è stato cambiato negli ultimi trent’anni perché ormai è stata approvata una legge dal governo federale che praticamente dà pieno potere di monopolio ed ingerenza alle lobby delle assicurazioni, e quindi sono in gioco gli interessi di quest’ultime che ormai sono diventati anche gli interessi del governo. È un po’ come il cane che si morde la coda.
È assurdo che se ti ammali e hai bisogno di un’operazione sia l’assicurazione a decidere cosa coprire o cosa invece devi pagare di tasche tue, perché è ovvio che i medici dipendenti di questa cerchino di far risparmiare al massimo le spese. Ciò è comprensibile se si trattasse di normale marketing, ma qui è in gioco la vita di molte persone. È chiaro che non a tutti capitano le magagne che ci racconta Moore nel film, ma il regista cerca soltanto di raccontarci i casi estremi per aiutarci a capire le falle del sistema. Personalmente credo che non conti molto la percentuale di persone che vengono curate e a cui vada tutto bene. Marco, ritengo invece che se si trattasse di un buon sistema, esso non dovrebbe permettere neanche a una sola persona, delle 250 milioni assicurate, che gli vengano negate le cure necessarie per sopravvivere.
Non credo che il principio di fondo del sistema americano sia sbagliato, è una scelta per carità, ma allora bisogna chiedersi perché non funziona come dovrebbe funzionare? Come mai il governo federale, grazie a delle leggi ad hoc, ha dato così tanto potere alle lobby del farmaco? Perché fin dall’inizio del dibattito negli anni ’70 l’associazione di medici americani ha remato contro l’istituzione di un sistema sanitario pubblico? Forse perché ricordava troppo un meccanismo legato al socialismo, grande bestia degli Stati Uniti. Le ideologie nate in ex Unione Sovietica non dovevano mai penetrare nel paese più liberale del mondo. Seguendo su questa idea (sistema sanitario pubblico = diffusione di dinamiche legate al socialismo), gli Stati Uniti si trovano oggi, 2007, ad essere l’unico paese in Occidente che dispone ancora unicamente di un sistema sanitario privato.
Una critica personale al film ce l’ho. Quando Moore parla della sanità a Cuba la dipinge come un paradiso, non è così, soprattutto a causa dell’embargo. Addirittura ci mette un dottore di bella presenza e con una voce pacata e gentile. È vero che i farmaci nell’Isola costano poco rispetto agli Stati Uniti, ma la sanità locale non lo riterrei migliore a quello degli States.
Per concludere, mi sento di dire che i politici americani hanno completamente travisato il senso di solidarietà così tanto caro a noi europei a seguito della seconda guerra mondiale. Fu proprio questo forte senso di solidarietà ad aver dato vita ai sistemi sanitaria pubblici in Europa.

Filippo il mulo ha detto...

1. Che Moore abbia amplificato tutto non c'è dubbio. Ma di sicuro il problema è reale, e non è un problema da poco. (E' la stessa cosa che ha detto Sushi.)
2. Se tutto il resto del mondo ha la sanità pubblica un motivo ci sarà, no?
3. Certo, il pubblico è il dominio dei perditempo, degli sprechi e dei paraculi, una sanità privata sarebbe più efficiente: ma purtroppo il concetto di sanità cozza tremendamente con quello di privato.
4. La gente non se ne va perché è difficile andare via da casa propria a meno che non abiti in Burkina-Fasu (o come si scrive), dove sono talmente poveri che è anche difficile andarsene quindi anche da lì è difficile andarsene... :) E poi per gli americani è normale così, sai come loro siano imbevuti di idealismi. E poi immagino sia abbastanza raro per una persona media con una salute media avere grossi problemi con la sanità. L'università in Italia fa schifo, ma io che sono uno studente medio non ho grossi problemi con l'università italiana. Tutto qua.

Anonimo ha detto...

beh sinceramente privatizzare la sanità, a mio avviso eviterebbe a tanti cialtroni di impadronirsi del titolo di dottore. D'altro canto mi associo a filippo dicendo che sanità-privatizzazione cozzano un po. Ultimamente per i guai fisici (caviglia-dito) che ho avuto ho testato un po dopo molto tempo le strutture sanitarie e vi assicuro che ho trovato un'incompetenza che probabilmente non c'è neanche nei più remoti paesi del sud italia, veramente da mettersi le mani nei capelli (tant'è che dopo un mese e mezzo mi trovo ancora un dito storto e una caviglia dolorante, senza che alcuno mi abbia detto qualcosa).
Detto questo Moore ha preso la sanità e ha trovato che per lo 0.01% ci sono problemi. Penso che tale percentuale si possa trovare allo stesso modo per qualsiasi altro settore della società, dai trasporti al commercio e via dicendo..è vero che se si perde anche una sola vita in qualche modo si fallisce, ma ragazzi, credo proprio che in italia, nonostante la sanità pubblica, la percentuale di insuccessi sia molto più alta...e non parlo di casi come il mio, perchè se dovessi includere anche quelli le percentuali farebbero impallidire.
Se non ce ne andiamo via noi non vedo perchè lo debbano fare loro.
Moore ha fatto uscire queste cose adesso perchè (a mio umile avviso) bush gli sta un po sul culo, anche se li è da sempre così e anche se (penso) sto film non sia contro bush.

Anonimo ha detto...

marco ma tu hai gmail? se si mi aggiungi?

Deezzle ha detto...

In effetti anche Uzzio ha ragione: per carità, non si pagherà tanto ma la qualità dei servizi in Italia a volte è pessima. E poi non crediate, anche le nostre cliniche private hanno le loro magagne (vedi l'articolo su L'Espresso di qualche settimana fa). Insomma, un gran casino: meglio parlare d'altro.