giovedì 13 dicembre 2007

Quindi?

Come ben sapete, miei cari ed affezionati lettori, in questo periodo sto preparando una tesina per l'esame di Astrofisica di Stelle e Pianeti il cui titolo non promette nulla di buono, ovvero “Righe proibite in oggetti astrofisici”. Si tratta, chiaramente, di un titolo provvisorio in quanto, come al solito, mi ritrovo ad avere le idee un poco confuse. Inoltre sto leggendo a tempo perso un po' di robe di biologia per un esame alquanto inutile (almeno per chi, come me, ha scelto il percorso “extragalattico”) che è Astrobiologia.
Ora, capirete bene la mia gioia quando, oggi pomeriggio verso le tre, ho beccato un articolo del 1933 intitolato “Forbidden emission lines in astrophysical sources”. Poi ho anche scoperto che c'è qualche astronomo (uh, che brutta parola!) furbo: in particolare dei tizi giapponesi usano le righe proibite dell'ossigeno per misurare l'abbondanza di acqua nella coda delle comete quando queste passano a meno di 2 AU dal Sole. Vorreste sapere come fanno eh? Beh, la cosa è molto semplice. Tutti sanno che uno dei meccanismi che producono le righe proibite in un atomo o molecola è la diseccitazione collisionale da livelli metastabili, ovvero livelli energetici che hanno una vita media piuttosto corta, anche se non dovrebbero nemmeno essere popolati. Quindi, se si osserva una riga in emissione corrispondente alla transizione da un livello metastabile, si sa che essa è una riga proibita. C'è quindi da chiedersi che cosa produca il livello metastabile. Ebbene, nel caso di comete vicine al Sole il meccanismo è la fotodissociazione delle molecole d'acqua. Ci sarebbero anche altre molecole, quali la CO e la CO_2, ma il loro contributo diventa notevole solo per distanze maggiori di circa 2.5 AU. Ecco spiegato dunque il mistero: analizzando il rapporto tra le righe proibite dell'ossigeno prodotte dall'acqua e quelle prodotte dalle altre molecole, si dà una stima dell'abbondanza d'acqua (perlopiù sotto forma di ghiaccio, sia ovvio) nelle comete.
Io l'ho trovata una cosa molto furba questa, anche se strettamente fine a se stessa. Mi spiego. Questi giapponesi hanno misurato quanta acqua c'è in una cometa. Bene, bravi. Ben fatto. Quindi? La loro misura è stata una cosa fine a se stessa. Un po' come altra gente che va a fare spettri di stelle variabili, piuttosto che di altri oggetti. Bene, bravi, bel lavoro. Ma quindi? Cosa se ne può concludere?
Vi faccio un altro esempio. Tra gli altri, oggi ho letto un articolo intitolato “The Bizzare Spectral Variability of Central Stars of Planetary Nebulae”. In poche parole ci sono questi tizi, americani stavolta, che hanno preso gli spettri di quattro stelle centrali di quattro nebulose planetarie e ne hanno analizzato le caratteristiche, per vedere se c'è qualche variazione temporale delle righe in emissione. In questo articolo si dice che le quattro stelle non sembrano avere caratteristiche comuni, e i meccanismi di variabilità di questo tipo di stelle variano di stella in stella. Le conclusioni infatti iniziano con la frase: “We have no conclusive results as to the binary status of these 4 central stars”. Quindi?
Ecco la mia domanda: quindi?

5 commenti:

Milu↨♦►io ha detto...

beh se un giorno scopriremo qualcusa di interessante sulla formazione delle galassie o sull'origine dell'universo....cosa pensi che ci dirà la gente?
cosa pensi che ci diremo noi?
cioè qualsiasi cosa in astronomia/astrofisica penso sia fine a se stessa, qualsiasi cosa si dica in contrario credo lasci il tempo che trova, cioè non hanno alcun tipo di utilità pratica le robe che facciamo.
voglio dire, è la pura verità.
(quei giapponesi, hanno fatto una roba ancora meno utile eh sia ben chiaro).

Deezzle ha detto...

Probabilmente hai ragione. Ma solo in parte. Reputo infatti che una scoperta in cosmologia apra più porte di una scoperta osservativa. Quello che dici tu lo pensa gran parte della gente e credo che sia anche per questo che la ricerca scientifica è stata quasi sempre sottovalutata rispetto ad altri settori.

Anonimo ha detto...

Non credo che sapere come abbia avuto origine l'Universo sia propriamente definibile come fine a se stessa. Lo studio della cosmologia, come dice il buon Weinberg, alza il livello dell'uomo poco più sopra a quello di una farsa. Pienamente d'accordo con lui.

Giovanni ha detto...

Carla?

Filippo il mulo ha detto...

Il volgare approccio osservativo. Osservare solo per il gusto di farlo. Caspio, anche sapere come ha avuto origine l'universo non ha utilità pratica, ma caspio, per quelle cose vale la frase di Weinberg.