martedì 17 giugno 2008

Considerazioni

Forse sarò io che mi sbaglio, o forse ci attribuisco poca importanza, ma non mi sembra che conoscere l'esatto valore (in Ångstrom) del picco di energia della planckiana sia una questione di vita o di morte. Ritengo inoltre superfluo sottolineare che i numeri, in se, hanno poco significato per uno come me, abituato a ragionare nel modo più semplice possibile. Come rispondo se mi chiedono il valore del suddetto picco? Beh, tirando in ballo la legge di Wien, ovviamente; la quale afferma che il massimo della lunghezza d'onda moltiplicato per la temperatura del corpo nero è uguale ad una costante. So benissimo che così non ho risposto alla domanda, però ho fatto un discorso del tutto generale che dimostra che la domanda è perfettamente inutile: datemi una temperatura e il valore della costante e vi calcolo la lunghezza d'onda corrispondente. Non vedo perché dovrei tenermi a memoria questo numero se poi me lo posso ricavare con la fisica, o meglio, andarlo a vedere da qualche parte.
Trovo infatti perfettamente inutile il DOVER tenere per forza a mente dei numeri che, fondamentalmente, non servono a niente. Se dovessi scegliere, cercherei di ricordarmi i valori delle costanti fondamentali, almeno quelle servono. Evidentemente queste cose non sono condivise nell'ambiente degli astronomi. Infatti, a mio avviso, questi personaggi stanno tentando di riportare l'attenzione verso i fatti sperimentali e le osservazioni piuttosto che concentrarsi su altre cose. Mi spiego meglio.
Tutti sanno che da qualche anno a questa parte la maggior parte della gente predilige studi teorici per quanto riguarda l'astrofisica; e questo lo si vede dalla diminuzione continua di iscrizioni al corso di laurea di Astronomia di Padova. Molti, infatti, scelgono un percorso più generale, più teorico, optando per l'iscrizione a Fisica che offre indubbiamente molte prospettive in più. Allora, secondo me, allarmati di questa cosa, i "vecchi" astronomi, quelli, per intenderci, che usano ancora personalmente i telescopi e utilizzano metodi alquanto approssimativi per la determinazione delle grandezze di interesse astrofisico, quelli che pubblicano un articolo perché hanno determinato la quantità di elio, ad esempio, in una certa nebulosa planetaria dall'altra parte della Galassia, oppure coloro che si danno tante arie perché hanno determinato con cura l'età dell'ennesimo ammasso globulare, ebbene, questi qui, cercano di rivendicare il loro "potere" rievocando i bei tempi di qualche centinaio di anni fa in cui "se uno studente non sapeva il picco della SED del Sole l'allora direttore del Dipartimento gli avrebbe scagliato contro un tavolo". 
Trovo dunque questo atteggiamento alquanto offensivo nei confronti di chi, ahimè, non ritiene di dover impararsi a memoria migliaia di numeri - come ad esempio inutili valori di distanze di oggetti celesti sconosciuti, esatti valori di magnitudine di qualche stella o galassia, e cose del genere - perché preferisce concentrarsi di più su problemi e temi che si basano più sull'uso della fisica e del ragionamento.
Credo infine che perché ci sia collaborazione tra le due parti, ci debba essere prima di tutto un rispetto reciproco, e non solo in una direzione. Equilibrio, anzitutto. Difatti ritengo che se in Italia l'astronomia non decolla (o, per certi versi, precipita), ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. L'oppressione degli osservativi nei confronti dei teorici sta cominciando ad essere piuttosto imbarazzante e non stupisce, quindi, che i migliori cervelli se ne scappano all'estero, dove godono almeno di rispetto e considerazione.
Concludo dicendo che, a mio avviso, se solo questo equilibrio ci fosse, allora dalle teorie dei teorici e dalle osservazioni degli osservativi, potrebbero nascere grandi cose e grandi scoperte. Sarebbe il trionfo della Scienza.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Non credo di essere stato così d'accordo con te come in questo caso. Ottimo post, ottima argomentazione.

Milu↨♦►io ha detto...

ieri il panzone è venuto nell'ufficio del direttore dell'osservatorio dove c'ero anche io, tutto incazzato perchè la gente non studia, minacciandomi che il prossimo dottorato sarà ben peggiore di quello dell'anno scorso. ho dedotto che potevi averlo fatto incazzare te. ma molto più probabilmente qualcuno gli aveva rubato la crostatina.

Filippo il mulo ha detto...

Un po' di parte, ma davvero un bel discorso. Non capisco perché dare tanta importanza a questi dettagli. L'astronomia osservativa sta diventando sempre più una cosa fine a se stessa, più imparentata con l'ingegneria che con la fisica.
Senza contare che sono loro ad aver preparato noi, quindi se noi siamo un branco di inetti un po' di colpa ce l'avranno anche loro, no? Se la mentalità che regna in un Ateneo è così arretrata e baronistica non ci si deve stupire se il risultato sono studenti impreparati, che fuggono magari verso altri Atenei sicuramente migliori.
Certo che però, per ragionamento, ci potevi arrivare che se il Sole è giallo-bianco il picco starà all'incirca sui 500 nm... :)

Deezzle ha detto...

Hai ragione Filippo, ma è una questione di principio.

:(|)

sushi john ha detto...

penso che il problema sia insito nel fatto che il dipartimento sia di "astronomia" e non di "astrofisica".

probabilmente l'errore madornale è stato quello di non notare questa sottile differenza fin da principio.

Filippo il mulo ha detto...

Una volta tanto ha ragione anche Sushi. Mi sa che questo weekend pioverà di brutto.

Deezzle ha detto...

A manego.

Milu↨♦►io ha detto...

se vi ricordate guiotto ci disse che all'epoca c'era una discussione sulla proposta di chiamare la nostra laurea in astrofisica e non in astronomia.

Anonimo ha detto...

Mah, il nome non fà sicuramente il contenuto. Chiaramente noi siamo ben lontani dalla classica astronomia osservativa come un ''non addetto ai labvori'' potrebbe intendere. However, non penso ci sia la necessità di cambiare il nome. Alla fin fine siamo astronomi nel senso della materia prima, ovvero l'astronomia. Dopo, come suddivisione può esserci astrofisica o cosmologia. Ma cambiare in astrofisica non so che senso possa avere...

Giulio ha detto...

il parere di uno del tutto estraneo: vi invito a leggere il mito di theut: http://bfp.sp.unipi.it/dida/oscrit/theuth.htm. In ogni caso non sono d'acordo con ciò che dice platone, è stupido imparera a memoria cose che non ti servono, quando userai un certo valore con la dovuta frequenza, allora si te lo ricorderai facilmente.
Ma se questa è la reazione dei vecchi non ci potete fare nulla, a parte fare loro presente che esistono libri e formule in cui son trascritti i valori... ma non credo la prenderanno bene...
come ultima possibilità c'è rivoluazionare la facoltà... in quel caso chiamatemi io ci sto a prescindere