domenica 7 settembre 2008

Changes #3

Basta così, pensò Ed affacciato alla finestra. Il vetro era appannato e questo faceva sembrare che una fitta nebbia regnasse incontrastata tra i palazzi della città. Fuori pioveva e faceva molto freddo, mentre in casa la stufa accesa mandava vampate di calore a intervalli irregolari in tutte le stanze. Per questo il vetro si era appannato.
Ed se ne stava lì, in piedi davanti alla finestra, in attesa di qualcosa. Nemmeno lui sapeva cosa, però aspettava. Si era svegliato così quella mattina, con in testa questa idea, una tremenda convinzione che sarebbe accaduto qualcosa, forse giustificata dal fatto che non ne poteva più della vita che stava conducendo. Non aveva un lavoro fisso, ma aveva trovato un impiego a tempo perso presso una ditta di trasporti. Funzionava così: se avevano del lavoro da sbrigare lo chiamavano e lo pagavano alla fine del servizio. Non guadagnava molto, anzi, prendeva davvero poco. Ma questo, aggiunto ad altri lavoretti che svolgeva qua e là come tuttofare, gli permetteva di vivere discretamente, pagando regolarmente l'affitto e le bollette e togliersi pure qualche sfizio.
Ed era single. Non che le ragazze non lo volessero, anzi, se lo desiderava poteva avere la fila alla porta di casa. No, era single per sua scelta. Riteneva che un legame fisso avrebbe portato ad una fossilizzazione del suo essere, ad una sorta di perdita di identità. Almeno si era convinto così negli ultimi anni. Era un bel ragazzo, dai lineamenti orientali, anche se non aveva il minimo legame con i paesi asiatici. Aveva i capelli castano scuro e occhi verdi che potevano cambiare in azzurri o grigi a seconda di come la luce si rifletteva sull'iride. Questo fatto affascinava moltissimo le ragazze che erano costrette a fargli il filo. Lui non si dava da fare con loro: semplicemente restava immobile a fissarle e, quando incontrava i loro sguardi, erano loro che si avvicinavano e iniziavano la conversazione. Per questo motivo Ed suscitava invidia – e molto spesso anche l'ira – degli altri ragazzi nel locale, costretti come quasi tutti a rincorrere le loro coetanee. A Ed non dispiaceva questo fatto e quindi non aveva problemi a trovare una compagna con cui uscire. C'era stato un periodo, alcuni anni prima, in cui usciva ogni fine settimana con una ragazza diversa ed ogni serata finiva immancabilmente nella camera da letto del suo appartamento sulla decima strada ovest.
Viveva nel Greenwich Village, a Manhattan. Tutto sommato era un quartiere che gli piaceva: era abitato prevalentemente da giovani, la maggior parte dei quali proveniva dalla New York University. Era un quartiere a misura di giovane: ogni sera i locali facevano a gara per accaparrarsi i gruppi di ragazzi, e lo facevano offrendo loro spettacoli di vario genere, dal concerto jazz al cabaret, dallo spettacolo di magia a tornei di giochi da tavolo. Insomma, ogni sera c'era un buon motivo per uscire. Il punto di ritrovo era, come da tradizione, la piazza di Washington Square: sotto l'Arco si ritrovavano così ogni sera centinaia di ragazzi che, dopo una certa ora, sparivano nei club del quartiere.
Ed amava quel posto. Quella mattina, però, si era svegliato con la sensazione che nonostante tutto la vita gli stesse stretta. Sentiva il bisogno di un cambiamento. Sentiva che gli mancava qualcosa, come se quella in cui stava non fosse casa sua. Mentre faceva colazione si meravigliò di questi pensieri e cercò di scacciarli via guardando il notiziario della mattina. A New York succedevano sempre le solite cose: i soliti rapinatori, ladri, stupratori, qualche omicidio nei quartieri periferici e le solite conventions dei politici che promettevano i miracoli più disparati pur di guadagnarsi il voto di ogni cittadino. Le solite cose.
Spense il televisore e quasi inconsciamente andò alla finestra. E così se ne stava lì da quasi due ore, senza che accadesse niente.
“Basta così”, disse a voce alta. Voleva staccarsi dalla finestra e fare qualcosa. Ma non riusciva a farlo. E se magari succede proprio quando non guardo?, continuava a dirsi. Quindi restava in piedi, cercando di scorgere qualcosa oltre il vetro e la pioggia. Era domenica e c'era poca gente in giro. Tutti se ne stavano a casa a dormire, dopo la lunga notte del sabato sera. Di tanto in tanto passava qualche persona che portava a spasso il cane che, sotto il peso dell'acqua sul pelo, avanzava a fatica e sembrava maledire ad ogni passo il padrone, asciutto e tranquillo sotto il suo ombrello. C'era anche qualcuno che urlava, ma erano urla abituali, come ce n'erano tante tra i palazzoni del Village. Probabilmente qualche litigata tra moglie e marito, o tra mamma e figlio o tra ubriachi della notte prima.
Per tutta la mattina non accadde niente. Ed sentiva la fame farsi sempre più importante e decise che poteva fare una piccola pausa per cucinarsi qualcosa. Una piccola pausa per mangiare gli sarebbe stata concessa. E invece ogni volta che tentava di voltarsi c'era come una molla che lo faceva ritornare alla posizione iniziale, cioè davanti alla finestra. Ed cominciava ad innervosirsi e l'agitazione saliva se pensava che non c'era nessuno che lo costringesse a stare là, ma era se stesso. Stava lottando con se stesso, per una cosa stupida come quella. Non riusciva a concepire una cosa simile. Non gli era mai capitata prima e ora stava cercando di capirne l'origine. Ma non trovava niente, nessun motivo apparente. Solo quella sensazione che lo opprimeva da quando si era svegliato.
Allora accadde qualcosa: un fulmine si abbatté improvvisamente sul palo della luce proprio davanti alla finestra. Di scatto e senza pensarci Ed si voltò e si riparò la faccia con le mani. Proprio in quel momento, fuori dalla sua visuale, due uomini stavano litigando. Uno di loro estrasse una pistola dalla tasca posteriore dei pantaloni. Premette il grilletto. L'altro uomo si buttò a terra e schivò il colpo.
Il proiettile sfondò agilmente il vetro e prese in pieno la nuca di Ed.

5 commenti:

sushi john ha detto...

sottotitolo: buongiorno Ed

Deezzle ha detto...

Eheheheheh... :D

Filippo il mulo ha detto...

Caspio... figo questo racconto. Questo è il miglior Changes finora.

Deezzle ha detto...

Ti ringrazio Filippo. Sono contento che ti piaccia. Il tuo parere, ormai, ha per me lo stesso valore di una autorevole recensione.

Filippo il mulo ha detto...

Caspio, grazie!
(recensione fatta da me? :D)