Quindi questa sera, prima di mettermi a studiare, vi dirò alcune cose. Sempre se mi volete stare a sentire, chiaramente. Dunque, da cosa partiamo? Ah sì, con questo: pochi giorni fa sul NY Times è uscito un articolo di Paul Davies nel quale affronta l'annoso problema della natura delle leggi fisiche. E' un po' il vecchio quesito che vi ponevo alcuni anni fa: cosa è nato prima, le leggi che descrivono la Natura? Oppure è nata prima la Natura, e le leggi le abbiamo costruite noi perché le cose le vediamo in una certa maniera? In effetti rispondere a queste domande non è affatto facile. Davies dice che la migliore spiegazione è “le leggi fisiche sono quelle che sono in quanto sono”, ovvero una sorta di non-spiegazione. Beh, c'è da riflettere. Inoltre porta alla luce un problema che anche io mi ero posto tempo fa: ma se ad esempio cambiamo di universo, continuano a valere le stesse leggi che descrivono quello nostro? Anche questa è una domanda non banale che richiede una risposta ragionata.
Ebbene, varie notti insonni mi hanno fatto credere che in questo universo le cose funzionano in un certo modo perché siamo noi che le vediamo così. Le leggi fisiche sono quelle che sono perché, comunque siano andate le cose, è il genere umano che le ha derivate. So che mi sto spingendo ben oltre quello che dovrebbe essere, ma provate a pensarci un momento. Immaginate di poter cambiare universo: chi vi dice, ad esempio, che anche lì la forza di gravità sia attrattiva? Non potrebbe forse avere qualche altra strana proprietà di cui noi non ne siamo a conoscenza? Io dico che è un po' come il Principio di Indeterminazione in meccanica quantistica: l'operazione di misura influenza la misura stessa. Cioè, prendiamo sempre la gravità: noi diciamo che è una forza attrattiva perché vediamo che c'è qualcosa che tiene unite le galassie, le stelle, eccetera. Ma potrebbe benissimo non essere così da altre parti; io dico quindi che le leggi fisiche che applichiamo sono una conseguenza del fatto che noi le abbiamo sviluppate a partire da quanto noi abbiamo osservato. Lo so, non mi sono spiegato per niente bene, però spero che si sia capita la mia linea di pensiero generale.
E secondo questa mia linea, io credo che se esistessero altri universi oltre al nostro, potrebbe – dico potrebbe – darsi che le leggi che valgono qui, lì non abbiano senso. E' certo che mi piacerebbe da matti conoscere qualcuno di un altro universo: diavolo che figata sarebbe.
Tuttavia ammetto che il fatto stesso dell'esistenza di un altro universo mette profondamente in crisi il concetto di Natura che noi di solito usiamo.
Bene, dette queste cavolate, me ne torno a studiacchiare le nostre leggi fisiche. Perché agli esami vogliono saperle, e se ne fregano se in altri universi questo non vale. Qui vale, eccome.
Ebbene, varie notti insonni mi hanno fatto credere che in questo universo le cose funzionano in un certo modo perché siamo noi che le vediamo così. Le leggi fisiche sono quelle che sono perché, comunque siano andate le cose, è il genere umano che le ha derivate. So che mi sto spingendo ben oltre quello che dovrebbe essere, ma provate a pensarci un momento. Immaginate di poter cambiare universo: chi vi dice, ad esempio, che anche lì la forza di gravità sia attrattiva? Non potrebbe forse avere qualche altra strana proprietà di cui noi non ne siamo a conoscenza? Io dico che è un po' come il Principio di Indeterminazione in meccanica quantistica: l'operazione di misura influenza la misura stessa. Cioè, prendiamo sempre la gravità: noi diciamo che è una forza attrattiva perché vediamo che c'è qualcosa che tiene unite le galassie, le stelle, eccetera. Ma potrebbe benissimo non essere così da altre parti; io dico quindi che le leggi fisiche che applichiamo sono una conseguenza del fatto che noi le abbiamo sviluppate a partire da quanto noi abbiamo osservato. Lo so, non mi sono spiegato per niente bene, però spero che si sia capita la mia linea di pensiero generale.
E secondo questa mia linea, io credo che se esistessero altri universi oltre al nostro, potrebbe – dico potrebbe – darsi che le leggi che valgono qui, lì non abbiano senso. E' certo che mi piacerebbe da matti conoscere qualcuno di un altro universo: diavolo che figata sarebbe.
Tuttavia ammetto che il fatto stesso dell'esistenza di un altro universo mette profondamente in crisi il concetto di Natura che noi di solito usiamo.
Bene, dette queste cavolate, me ne torno a studiacchiare le nostre leggi fisiche. Perché agli esami vogliono saperle, e se ne fregano se in altri universi questo non vale. Qui vale, eccome.
15 commenti:
Caro Marco, tu sposi un po' la teoria che RObert Pirsig espone nel suo libro più famoso: ovvero che le leggi fisiche esistono solo perché noi le abbiamo inventate. La natura si comporta in un certo modo, e noi stiamo lì a cavarci le formule. Le formule non esistono, sono solo nostri schemi mentali che ci servono per capire come va il mondo. Ma il mondo non va a formule. O almeno mi sembra di avere capito che tu la pensi più o meno così. Ma forse mi sto sbagliando. Anzi, è probabile. Caspio se è probabile.
Filippo, quel libro non l'ho letto, ma a quanto pare devo farlo al più presto. Comunque, in parte ci hai azzeccato. Dico "in parte", perché il mio discorso non si riferiva esclusivamente alle "formule", ma piuttosto al funzionamento delle cose, anche se rileggendo quanto ho scritto non è effettivamente chiaro di cosa stia parlando. Sono d'accordo che il mondo non va a formule e anche che esse sono i nostri schemi mentali - diavolo, le formule ci semplificano un casino la vita. Io dico che la natura si potrebbe comportare anche in maniera diversa a quella a noi conosciuta. E noi non possiamo accorgercene perché ci siamo dentro. E' un po' come il problema della varianza cosmica, in un certo senso. Certamente, per quanto riguarda la natura che conosciamo e vediamo le cose funzionano esattamente (o quasi) come le abbiamo descritte. Ma, secondo te (e secondo voi tutti), se ci fossero altri universi, la natura si comporterebbe allo stesso modo?
PS. A proposito di varianza cosmica: dovevo fare l'esame di Chicco un'ora e quarantacinque fa...
PS2. Quarantacinque minuti, ovviamente.
Io credo che le leggi che governano l'Universo sono scritte nel linguaggio della matematica e noi riusciamo a comprenderle solo qualora le diamo un senso fisico. Il nostro Universo è fatto cosi, e ognuno può avere le sue credenze sul perchè sia fatto in questo modo. Se fosse diverso, la matematica semplicemente descriverebbe qualcosa di diverso, ma il linguaggio è sempre quello e il senso fisico si adatterebbe. Sinceramente non credo al multiverso, per cui non mi pongo troppo il problema di come possano essere le leggi della natura in altri universi, ma credo che il nostro è così perchè così doveva essere, e se fosse stato diverso, il senso fisico delle leggi della natura si sarebbe adattato alla logica matematica e quindi alla lingua della matematica che l'Universo parla.
Ema, tu sposi un po' la teoria che Galileo Galilei espone nel suo libro più famoso: ovvero che Dio usa il linguaggio della matematica. Io personalmente ci ho i miei dubbi: penso che il linguaggio della matematica sia quello che permette a noi di capire che caspio ha fatto Dio, ma non quello di Dio tuot court. Questo pensiero sorge da una domanda piuttosto retorica: Come potremmo pensare di comprendere il linguaggio di Dio?
Dee, ora ho capito meglio cosa intendevi. In effetti penso che non sia affatto da escludere che in altri universi le cose possano andare in modo totalmente differente. Non dico che ci credo, ma dico che è probabile.
Tra l'altro, il libro di Pirsig (che io consiglio sempre di leggere a tutti) è Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta. Molto stimolante ed istruttivo.
Ema, io non darei alla matematica il potere assoluto che le dai tu. Semplicemente, ti sei mai chiesto perché 1 + 1 = 2? Diavolo, è ovvio che faccia due! Sì, ma perché? Perché deve fare 2 e non 4 o 5 o \pi? Ecco, io questo in un certo senso mi chiedo. Vi faccio un altro esempio: avete presente il film Matrix? Bene, se effettivamente le cose andassero così, noi saremmo vincolati alle leggi scritte e mostrateci dal programma. Può anche darsi che nel mondo "reale" (quelli che io chiamo "multiversi") le cose non stiano così, come infatti ci fa capire il film. Ecco, secondo me è questo. Però è ovvio che non ci credo neanche tanto, altrimenti non mi sarei messo a fare scienza. È chiaro infatti che non avrebbe senso fare scienza se si crede veramente in questa cosa.
Diavolo, quel libro ce l'ho sempre avuto davanti agli occhi e ho sempre pensato che non fosse così importante. Mi sa che passerò le prossime ore a scartabellare sullo scaffale del salotto per trovarlo.
uhm, è mio modesto parere che la fisica sia una nostra rappresentazione della natura, che magari non sarà formata dai neutroni ma è un modo in cui noi la rappresentiamo ed è un modo corretto!!! (per quanto possibile)
d'altronde anche la lingua non ha alcun significato, ma noi gli leghiamo dei concetti e i nostri discorsi ci permettono di rappresentare correttamente i nostri pensieri.
Che in un altro universo la realtà sia diversa è possibile e probabile, perchè sono cambiate le condizioni di base, come l'italiano non è uguale al francese, sono due cose svillupatesi diversamente!!
e ci tengo a precisarlo, la matematica è solo uno sporco strumento, che serve a formalizzare, null'altro
Su quest'ultimo punto, Giulio, non sarà sicuramente d'accordo il buon Sushi. Vero Sushi?
oltre che a rompere le balle, ma questo mi sembrava sottointeso
Rispondo per primo a Giulio che forse non si è reso conto dell'insulto che ha fatto (non preoccuparti, non credo che sia offeso qualcuno). Caro Giulio, la matematica è ciò che ti permette di scrivere al computer, di mangiare, di studiare, di usare una macchina, un treno, una bici, un libro e svariate altre cose che io definirei TUTTO. Essa è il linguaggio che la natura parla, la fisica è il senso che essa è, e non che noi le diamo. Noi comprendiamo e accettiamo la matematica solo qualora diamo un senso fisico alla trattazione. Quando una persona fa questo, è uno scienziato. La fisica peraltro è una scienza esatta, non un nostro elaborato. Credi sul serio di poter sapere ciò che sai, se la scienza non avesse fatto uso della matematica?
Beh Mykdee, sai come la penso per cui non posso che risottolineare il fatto che la matematica sia il mezzo più potente con cui uno scienziato possa lavorare. Questa può essere una risposta anche per Filippo.
Beh, diciamo che la discussione sta degenerando, nel senso che è venuta fuori la matematica anche se non è esattamente questo il punto. Comunque, per quanto riguarda la matematica, io dico che essa è una scienza indipendente dalla fisica, come già discutevamo abbondantemente tempo addietro. Ed è un aiuto formidabile per noi fisici (?!) usare la matematica per spiegare i fenomeni fisici. Per tanto, Giulio e BH, non la ridurrei solo ad uno strumento: il fatto che sia uno strumento molto comodo ed affidabile è, se volete, una coincidenza. Coincidenza piuttosto stretta, peraltro.
Beh, Mykdee, io non la riduco solo ad uno mero strumento. Ho un enorme rispetto per essa.
Uhm... si rientra nei soliti interessanti discorsi. La matematica è ben più di uno strumento, ma a noi fisici può bastare di considerarla in quanto strumento e basta. In questo capisco sia le affermazioni di Ema che quelle di Giulio, standone però abbastanza in mezzo.
Ema, hai scritto che la fisica è una scienza esatta. Credo dovresti pensarci un attimino a questa cosa. La matematica è esatta, la fisica non mi sembra poi così esatta (considerata nel suo complesso).
Chiaro che la fisica è una scienza esatta. Sul discorso fatto finora, ad ogni modo credo che metterò un post sul mio blog. Questo è un discorso molto importante.
Bravo Ema. Metti il post, va.
Comunque concordo con Filippo: la fisica non è tutta esatta.
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